venerdì, Giugno 20, 2025 Anno XXI


Venerdì scorso c’è stato un passaggio di testimone ideale tra Vincent che lascia il calcio e tanti bambini presenti allo stadio.
Finalmente una bella festa all’Olimpico dopo un’annata avara di soddisfazioni. Il nostro amato Vincent dopo aver aspettato diversi anni ha scelto proprio una bella data, ci ha permesso di purificare l’olimpico e lasciarlo con una nostra festa piena di applausi e lacrime.
Si lacrime, di Vincent e nostre, perché per noi salutare un campione è un piacere ed un onore, ed è proprio per questo che ci riconosciamo sempre meno in questo calcio, dove le bandiere non esistono più e chi ha la fortuna di averle le fischia.
Su Vincent sono già state spese bellissime parole. Voglio solo rimarcare che quando una persona che ha raggiunto tutto nella vita professionale decide di rimanere a vivere nella nostra città e di lavorare con i bambini facendo beneficenza per noi non ha bisogno di altri commenti.
E cosa posso aggiungere se non un ricordo personale, quasi intimo, di Vincent?
Circa un anno fa lo abbiamo incontrato in aeroporto. Lui arrivava e noi partivamo in tre, destinazione Manchester, pochi mesi dopo il 7-1, consapevoli di poter bissare, ma con la Roma ancora seguita da più di mille innamorati. Quando ci ha visti con le sciarpe al collo si è fermato e da tifoso prima che campione ci è venuto incontro e con occhi lucidi ci ha detto: «siete fantastici, matti e proprio per questo fantastici. Solo voi potete tornare in quella città dopo una batosta così pesante. Se non avessi un bambino che mi aspetta verrei con voi!!!! Tenete alti i nostri colori e tifate anche per me!!!
Ripensavo a quell’episodio durante la festa, impostata su stampo romano e non alla «francese» con Asterix ed Obelix, col suo contorno circense di maschere e trampolieri, antichi romani in testuggine, insegne e comandanti in parata e coi due capitani entrati in campo sui cocchi trainati dai cavalli di diverso colore.
Quella festa che ai più sarà sembrata un po’ kitsch, era invece fatta apposta per stupire i nostri cuccioli, i nostri lupacchiotti, i tifosi di domani.
Vincent nel salutarci nel nostro Stadio ha voluto tirare fuori tutta la sua anima fanciullesca che tanto ce lo ha fatto amare e con essa il repertorio magico dei bambini, per dirci che il calcio sa essere ancora magia, sa essere ancora tenzone tra prodi cavalieri, il calcio sa ancora stupirci.
E poi in campo ci ha riportato indietro negli anni, a quella bellissima Roma della cavalcata dello scudetto e, perché no, anche alla bellissima Francia del 1998, coi suoi campioni pieni di inventiva.
In un anno di vacche magre, usando una specie di macchina del tempo, è stato capace di farci riassaporare il gusto di una Roma vittoriosa, che stavolta lo è stata di nuovo anche in campo, contro una squadra formidabile.
E noi che abbiamo guardato a tutto questo con gli occhi lucidi ci siamo detti col nostro inguaribile ottimismo, dettato da un amore oltre ogni limite, che nonostante tutto anche quest’anno speriamo nella vittoria, con qualunque Presidente, allenatore o giocatore, perché noi quando rinnoviamo le tessere non guardiamo agli acquisti, ma dentro al nostro cuore!
Adesso che la festa è finita, però, torniamo coi piedi per terra.
Ci attendono giorni di trepidazione e di incertezza sul futuro societario e siamo pronti ad accogliere una nuova proprietà, se davvero verrà, come a restare attaccati a quella attuale perché questa proprietà ci ha fatto inorgoglire e mai vergognare.
Staremo a vedere quello che accadrà, ma prima ancora di criticare quello che si farà a livello societario dovremmo guardare anche in casa nostra, al nostro modo di stare allo Stadio.
La gioia della festa non mi ha fatto dimenticare che alla presentazione delle squadre sono stati fischiati i giocatori francesi, i nostri ospiti, dimentichi che l’ospite va onorato sempre, e che, ancora peggio, è stato dissacrato il minuto di silenzio in onore delle vittime del disastro aereo.
Accanto a me un bambino di sei anni, con la maglia di Candela indossata come una seconda pelle con molto orgoglio, ha chiesto al papà il perché di tanti fischi in una festa e in quel momento ho ringraziato Dio perché il mio ha solo un anno compiuto proprio in quella giornata perché se lo avesse chiesto a me non avrei saputo dargli una risposta credibile.
Io voglio tornare bambino.
Voglio assaporare il gusto di una festa magica e scandalizzarmi per i fischi inutili senza scrollare le spalle ogni volta.
Facciamoci guidare dai nostri cuccioli.
Loro sanno cosa è l’amore per la Roma, loro sanno apprezzare la magia di una serata di festa e riconoscersi in lui, Vincent, il campione senza macchia e senza paura rimasto bambino.

Emanuele CoredeRoma