Categorie Accademia Romanesca Scritto da Er Pasquino mercoledì, 29 Aprile alle ore 08:00
Vediamo adesso come i poeti romaneschi hanno interpretato la storia e la leggenda a proposito di questo evento. A PADRON MARCELLO Chi ha fabbricato Roma, er Vaticano, Ma volenno uno e l’antro èsse sovrano Le cortellate agnedero a le stelle, De li sfrizzoli, ognuno ebbe li sui: G.G.BELLI Un poeta moderno, Bruno Fiorentini, ha scritto una STORIA SEMISERIA DI ROMA ANTICA in sonetti: ne trascriviamo qualcuno per cambiare punto di vista. Iniziamo dagli antenati: OVVEROSII: LI MORTACCI NOSTRI La storia principiò, si come sanno Indifficile a disse er come e er quanno, Je faceva bon gioco padre Enea Ma gratta gratta, e taja, e cala, e sbroja, Bruno Fiorentini continua confermando “l’origine” dei gemelli: L’INGHIPPO Parlo d’Amulio. Un giorno che se sbrija, Dà addosso ar re leggittimo e l’umija L’antro a strillà: ma nun se mosse paja. Rea Sirvia, che ciaveva quarche voja, Vediamo come Bruno Fiorentini descrive la lite tra Romolo e Remo, a seguito della disputa tra chi avesse visto più uccelli… LA LITA -Viè sotto tu, sor Rompi, che te corco!- La spuntò Romoletto e tracciò er sorco. E al’improvviso (possin’ammazzallo!) Romolo, qui l’avevi da sentì! Passiamo ad un altro grande interprete della poesia romanesca: Giorgio Roberti. Un aratro, du’ bovi maremmani, A ‘sto punto, li giovani sovrani -Mbè, come la chiamamo?- – Je mettemo Roma o Rema? Sbrilluccica er cortello… Vediamo come Antonio Delle Piane, altro contemporaneo, riesca a intuire cosa ci potrà essere dopo quel 21 aprile: Vanno, aggiogati assieme, vacca e toro, Dar Celio pe la Velia, insino ar Foro E mentre er Campidojo e l’Aventino Mo, sò appena ‘na mucchia de capanne: |
