domenica, Aprile 28, 2024 Anno XXI


Le soste del campionato sono una tentazione irresistibile per il lancio delle campagne di stampa più stravaganti, meglio se colorate di un tocco di populismo, ancor meglio se hanno il potere di mettere in difficoltà l’AS Roma costringendola sulla difensiva.
Stavolta è il turno di “Roma-Torino in Coppa Italia a 1 euro per tutti”, col naturale coro di consensi che è logico ne segua.
Lo stesso che si avrebbe con “aboliamo le tasse”, “eliminiamo il canone Rai” e altre amenità dal sapore propagandistico.
Io, lo dico senza mezzi termini, sono contrario e non perché abbia in tasca il biglietto vincente della lotteria della befana o abbia ricevuto un lascito da qualche zio d’America improvvisamente passato a miglior vita.
Io, come tutti, ho atteso rassegnato che dopo la mezzanotte fatidica del 31 dicembre scattassero, inesorabili, gli aumenti di tutto ciò che con l’anno nuovo è possibile aumentare: luce, gas, autostrade, latte e chi più ne ha più ne metta.
E come tutti mi sono rifatto i conti chiedendomi come farò a quadrare il bilancio familiare e sapendo che, alla fine, qualche rinuncia la dovrò pur fare, se non voglio trovarmi come la classica cicala alla fine dell’estate.
Però la Roma a 1 euro, fosse pure per una partita di Coppa Italia, non l’accetto, e ne spiego i motivi.
Il primo è che non credo affatto che una simile iniziativa riempirebbe il Tempio.
Certo qualche spettatore in più ci sarebbe, com’è logico che sia, ma non servirebbe certo a fare il pienone.
Altri sono i motivi che allontanano la gente dallo Stadio e far finta di non saperlo è ipocrita.
L’illusione di riportare con questo i bambini allo Stadio (che peraltro da tempo già non pagano) è una prima bugia, visto che quello che li allontana è altro.
E’ l’alone di pericolo che circonda le partite, costantemente blindate con spreco enorme di soldi pubblici, è l’ora serale, quando, se c’è scuola, i bambini alle 22 dovrebbero stare a nanna, è il freddo invernale e sono le mille scomodità di uno Stadio irraggiungibile ai più con i mezzi pubblici, che dopo la fine della partita diventano una chimera, e quindi dagli di benzina, aumentata pure quella, e di parcheggio abusivo.
Poi c’è l’effetto boomerang, perché è evidente che alla successiva partita di campionato il Tempio sarebbe vuoto di nuovo, della serie vado al Tempio solo quando costa 1 euro: un bel pensare, non c’è che dire.
Infine c’è la constatazione che se c’è un motivo per cui non si riesce a vincere nulla è anche per la mancanza di risorse economiche, paragonata allo sperpero di miliardi del patron interista, e un’iniziativa che toglie soldi alla Società, imponendole una perdita secca, mi trova comunque contrario.
Con 1 euro, infatti, non ci si ripaga neppure il costo del tagliando, figurarsi quello dell’affitto dell’impianto o delle pulizie o degli steward.
L’effetto è di chiedere, senza meritarselo, anzi di imporre con un sottile ricatto mediatico, un regalo da parte della Società e della Famiglia Sensi.
La mia passione vale più di 1 euro e molto di più sono disposto a pagare, nei limiti del giusto e del ragionevole, per vedere i miei colori in campo.
Perché a chiedere il biglietto ad 1 euro a quello si giunge.
A dare così poco valore ai nostri colori che sei disposto a sostenere solo se proprio, consumata l’ultima scheda telefonica, toltoti l’ultimo sfizio, t’avanza 1 euro…
Certe iniziative, quindi, le lascio a chi fa il mestatore di professione.
A chi va allo Stadio solo col biglietto o con l’accredito rigorosamente omaggio.
A chi, per sostenere certe battaglie ipocrite, chiede poco, in fondo.
Giusto 1 euro appunto.
A pensar male si potrebbe dire che basterebbe risparmiarlo quell’euro quotidiano per ritrovarsi in tasca giusti giusti i soldi del prezzo del biglietto.
E a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.

Marforio