martedì, Luglio 01, 2025 Anno XXI


Lucia non riusciva a trovare una posizione decente per prendere sonno. O forse semplicemente non aveva sonno. Ormai era costretta a letto da qualche giorno e le energie che consumava non erano sufficienti a stancarla. Anche quella sera restò lì con l’orecchio teso, ma Luigi, proprio per non disturbarla, aveva messo il volume del televisore, che pure era solo nella stanza accanto, talmente basso da impedirle di cogliere il minimo suono.
E neppure Francesco, il loro piccolo di quattro anni, si era fatto vedere. Lui che soprattutto in quei giorni non perdeva occasione per saltarle nel lettone.
Guardò l’orologio: se non aveva perso la nozione del tempo la partita doveva essere finita da un pezzo. Allora perché si sentiva solo silenzio?
Per un attimo immaginò padre e figlio addormentati insieme sul divano davanti alla televisione, ma la scena non le sembrò credibile, perché difficilmente Luigi si sarebbe addormentato subito dopo la partita e Francesco quella sera era troppo eccitato per crollare.
Lucia si sentiva un po’ in colpa. Non fosse stato per lei, costretta a letto, quella sera sarebbero stati tutti assieme allo Stadio. Avevano già preso i biglietti e avevano organizzato tutto. Poi la visita del medico, il consiglio di starsene a letto per qualche giorno, e Luigi che non se l’era sentita di lasciarla da sola e di andare con Francesco.
Indecisa se alzarsi o tentare di dormire, Lucia prese tra le mani il fascio di giornali e riviste che premurosamente Luigi gli aveva messo accanto per ingannare il tempo. Scorse rapidamente i titoli, un misto informe di notizie di orrori mischiate al gossip, e subito le passò la voglia di leggere.
Non voleva pensare a quale mondo avrebbero ereditato i lupacchiotti di domani.
Voleva subito suo marito e suo figlio accanto a sé per abbracciarli e dargli la buona notte.
Nel rimettere sul comodino i giornali e le riviste una piccola busta bianca le scivolò in grembo.
Lucia la prese e istintivamente si mise a scorrere il referto medico anche se ormai lo conosceva a memoria.
Proprio in quel momento, quasi a leggerle nel pensiero, Luigi entrò nella stanza seguito d’appresso da Francesco che guardava il padre con espressione corrucciata, senza dire una parola.
Luigi guardò la moglie e riconobbe immediatamente il foglietto bianco tra le sue mani poi, con tono sin troppo pacato per le sue abitudini le disse: «siamo usciti ai rigori. Anche stavolta è andata così, peccato! Eppure i ragazzi sono stati magnifici e proprio non posso rimproverargli nulla. E poi il tifo. Ho scelto come audio, invece della solita telecronaca, il sottofondo dei cori. Emozionanti. Non si sono fermati un attimo. Davvero grandi. Doveva essere bellissimo il Tempio stasera».
Lucia lo guardò con aria rattristata sentendo aumentare il proprio senso di colpa.
Luigi però precedendo la replica della moglie, si accoccolò sul lettone accanto a lei e prese ad accarezzargli il pancione.
«Anche stasera il sogno si è infranto ai rigori, ma dobbiamo essere fiduciosi.
Avremo tre gemelli, tutti maschi, e con Francesco i lupacchiotti saranno quattro… Con tutti sti lupetti dentro casa vuoi che non esca fuori un altro Capitan Futuro?
E se non saranno in campo saranno sugli spalti a tifare con noi.
Non mi importa se sarà l’anno prossimo o tra vent’anni.
Io sta maledetta coppa con le recchie la vojo vince!!!
».
E con una sonora e contagiosa risata abbracciò assieme madre e figlio.

I see trees of green, red roses too
I see them bloom for me and you
And I think to myself, what a wonderful world
I see skies of blue and clouds of white
The bright blessed day, the dark sacred night
And I think to myself, what a wonderful world
The colours of the rainbow, so pretty in the sky
Are also on the faces of people going by
I see friends shakin’ hands, sayin’ How do you do?
They’re really saying I love you
I hear babies cryin’, I watch them grow
They’ll learn much more than I’ll ever know
And I think to myself, what a wonderful world
Yes, I think to myself, what a wonderful world