da GAZZETTA dello SPORT – laroma24.it
Non è più il «bambino» del 2011, nomignolo che gli affibbiarono i compagni di nazionale. E neanche più il «diamante grezzo» che Garcia aspettava o il bad boy della rissa con Delio Rossi. No, Adem Ljajic è molto di più, tanto talento e poca sregolatezza, un giocatore in grado di incidere, ribaltare le gerarchie ed essere decisivo. Se poi sia il suo momento più bello di sempre o no non lo sa neanche lui. Di certo, con Nainggolan è il miglior giocatore della Roma di questo inizio di stagione.
Si chiude il 2014: è stato un po’ l’anno delle sue rivincite.
«Sì, soprattutto negli ultimi mesi: il ritorno in Champions League, la lotta per lo scudetto. Ho fatto 9 gol e 7-8 assist. Forse potevo fare di più, ma se ho continuità posso fare la differenza. La fiducia di Garcia? È stata importante. Quando uno non sta bene, in campo o di testa, lui ti aiuta, ti dice sempre le cose in faccia, dove cambiare. Una cosa giusta. Anche Mihajlovic è molto diretto e schietto, in Serbia siamo abituati così».
Cosa ha in più ora Ljajic rispetto a quello del Partizan, della prova al Manchester o di Firenze?
«Prima non mi allenavo al massimo, ero una testa calda e se non giocavo facevo casino. Ero un ragazzo un po’ matto. Ora so che se non dai sempre il 100% anche in allenamento, è difficile giocare. Sono cambiato in questo e i risultati si vedono».
Cosa si prova ad esser allenato da una leggenda come Alex Ferguson?
«Avevo 17 anni e non parlavo inglese, proprio come ora. Spese parole bellissime su di me, dette da lui mi resteranno dentro per sempre».
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