da ilmessaggero.it
Roma troppo cara: chiesti 420 milioni. Cragnotti consulente dei tedeschi. La cordata frena, ma le trattative per la cessione proseguono
Il prezzo della Roma fa discutere. Ed è il nodo di una trattativa che, ammessa dalla Compagnia Italpetroli e dalla stessa società di calcio nei comunicati congiunti della settimana scorsa, fatica a decollare. Perché rimane ancora molto ampia la distanza tra quella che potrebbe essere la richiesta della famiglia Sensi e la cifra che la cordata svizzero-tedesca vorrebbe investire per acquistare il club giallorosso.
L’attuale proprietà pretenderebbe circa il 30/40 per cento in più di quanto Vinicio Fioranelli, il manager incaricato dai finanziatori stranieri della negoziazione, sembrerebbe disposto a spendere per avere il controllo assoluto della società. La differenza, dai rumors raccolti nelle ultime ore, sarebbe di circa 140 milioni. Anche se le cifre non saranno mai confermate, si torna ad un anno fa, quando a Soros furono chiesti 420 milioni di euro. E’ lo stesso prezzo che sarebbe stato fatto, informalmente, a Fioranelli qualche settimana fa. In quell’occasione era stata data la disponibilità solo per fare entrare un socio di minoranza. Ma la cordata svizzero-tedesca ha sempre pensato a prendere tutta la Roma e proprio per questo si è trovata di fronte a questa supervalutazione.
Si lavora ancora, ma l’interesse dei possibili acquirenti sta un po’ scemando. Ma questo è il gioco delle parti che appartiene a certi affari. Tant’è vero che prima del weekend e dopo il colloquio di Rosella Sensi con Paolo Fiorentino che, per conto di UniCredit, si sta occupando della questione, l’avvocato Gianroberto De Giovanni, ormai da tempo riferimento dell’attuale proprietà, avrebbe tentato di fissare un incontro per far riavvicinare gli interlocutori. Per conoscersi meglio, visto che alcuni aspetti restano poco limpidi; per vedere se è ancora c’è l’interesse di mettersi attorno a un tavolo per giocare a carte scoperte.
Il prezzo non è l’unico problema, anche se è quello che più condiziona la negoziazione. Fioranelli, appoggiandosi alla consulenza di Cragnotti, ha smontato alcune valutazioni che risultano anche nella documentazione che gli è stata messa a disposizione in queste settimane, a cominciare quello del patrimonio giocatori. Anche il centro sportivo di Trigoria interessa sino a un certo punto ai possibili acquirenti: come immobile non ha un grande valore. E alcuni ingaggi pluriennali dell’organico giallorosso fanno riflettere chi deve comunque rifondare la squadra.
In più c’è la questione stadio. Per la cordata straniera, se non c’è ancora l’area e se il terreno è da acquistare, è inutile far pesare la possibile costruzione del nuovo impianto nella trattativa.
Il gruppo di Fioranelli, utilizzando a Roma più di un ufficio tecnico (non c’è, dunque, solo lo studio Irti a occuparsi delle verifiche), sta studiando bene la documentazione. Anche se tra i possibili investitori (e tra i loro consulenti) sta lievitando un po’ di scetticismo, la negoziazione non è ferma.
C’è chi pensa che Fioranelli, accompagnato nella capitale dal figlio Kevin, stia prendendo tempo, per contare sull’appoggio di Unicredit (domani a Roma è prevista l’assemblea della Banca). Che sta ricevendo informazioni, anche direttamente da Rosella Sensi, sull’imprenditore romano della cordata (rappresentato in uno degli incontri da Massimo Pica, consigliere di una Onlus). Se avrà tutte le garanzie, Unicredit potrebbe incidere, più che un anno fa, sull’esito della negoziazione.
Ugo Trani
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