giovedì, Maggio 02, 2024 Anno XXI


da romanews.eu

Rosella SensiIl Presidente della Roma Rosella Sensi, ospite del convegno ‘La casa sportiva degli italiani’, organizzato dall’Alleanza Sportiva Italiana, torna a parlare dello stadio di proprietà: «Stiamo andando avanti, è una delle cose a cui teniamo molto». Qualcuno ha avanzato la possibilità che il progetto venga sviluppato in accordo con il Coni. Rosella Sensi è stata chiara in merito: «È un progetto della As Roma». Per quanto riguarda i tempi, il Presidente romanista non si sbilancia: «Presto daremo notizie ufficiali sullo stadio di proprietà della As Roma. Lo stadio di proprietà del club è un elemento di garanzia per la sicurezza, è la casa dei tifosi che lo difenderebbero». Rosella Sensi ha proseguito assicurando che la Roma, per quanto riguarda il progetto, «Non è in ritardo. Siamo quasi pronti a portarlo al sindaco Alemanno, che ci sta supportando. Vogliamo solo avere la certezza di non sbagliare». Nessuna anticipazione per quanto riguarda l’ubicazione dell’impianto: «La Roma avrà il suo stadio per il calcio, sarà un impianto ecologico, funzionale e moderno».

Durante il convegno ha parlato anche l’onorevole Claudio Barbaro, presidente dell’A.S.I.: «Gli stadi di Roma e Lazio? L’amministrazione sta aspettando le risposte dei due club. Dico comunque che quelli individuati sono tutti terreni privati, perché il Comune di Roma ha reso noto che non esistono terreni pubblici da destinare a stadi di calcio».

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da goal.com

Luciano SpallettiMancano 9 giornate al termine del campionato e soltanto allora la Roma saprà se sarà riuscita a guadagnarsi l’accesso alla prossima Champions League, dopo una partenza col freno a mano tirato.

L’eventuale mancata qualificazione, però, conferma Spalletti, non deve essere vista come la fine di un ciclo: “Non voglio pensare che significherebbe un ridimensionamento, sarebbe la fine”, ha dichiarato l’allenatore giallorosso.

“Il livello della Roma è questo – ha continuato – La squadra è attrezzata, nel calcio si può trovare qualità pur senza spendere i milioni e Motta ne è un esempio. Comunque andrà a finire questo campionato, la Roma allestirà sempre una squadra competitiva”.

Spalletti ha poi fatto il punto sulla situazione infortuni in vista della sfida dell’Olimpico contro il Bologna: “Totti, Perrotta e Pizarro ci saranno, Taddei e Juan sono ancora da verificare. Per Aquilani dobbiamo ancora attendere un po’…”

da Il Corriere dello Sport – romanews.eu

Mario BrozziL’ex medico sociale della Roma, dott. Mario Brozzi, in un’intervista rilasciata a Il Corriere dello Sport:

“Convocato dalla società mi presentai la mattina del 16 gennaio presso gli uffici di Via Cave di Aurelio. C’erano la terzogenita Sensi, Silvia, e la Mazzoleni. Mi consegnarono una lettera dicendomi che sapevo perché ero lì ma io risposi che invece non lo sapevo. Sono stato mandato via in un minuto, venticinque anni di Roma via in un minuto. Silvia provò a dire che negli ultimi tempi mi vedevano distratto, l’ho interrotta dicendo che io ero Mario Brozzi e che non potevo essere un problema. E me ne sono andato. Negli ultimi 6 mesi mi avevano vietato di parlare, era un periodo in cui si diceva di tutto sul settore medico della Roma, in pratica mi impedivano di difendermi. Intervenni una mattina ad una Radio locale e mi hanno multato di 1900 euro.

Ci sono stati dissapori con Spalletti, come ci sono stati con Capello. Quando si lavora ci può stare che ci siano punti di vista differenti. Basta parlare e saper ascoltare, poi si chiarisce tutto. A Luciano voglio bene. Voglio essere suo amico in una vita futura, possiamo avere punti di disaccordo perché siamo uguali, intelligenti e permalosi.

Non molto prima di andarsene, Franco Sensi mi disse che sarei stato il medico della Roma a vita. Sapeva che avevo onorato l’unico obbligo che mi aveva imposto prima di affidarmi la prima squadra, ossia rispettare le regole. L’ho fatto. La Roma è stata una delle pochissime squadre a non aver problemi con il doping. Rosella invece è stata come una sorella, mi chiamava a qualsiasi ora del giorno e della notte, rispondevo sempre presente. Ho la sua dedica per i miei 50 anni dove dice: al fratello che non ho mai avuto, con stima ed affetto. Tutto è stato ucciso da quello che è accaduto.

Io colpevole dei tanti infortuni? Ho fatto il mio lavoro al cento per cento della mia professionalità. Lavorando può capitare che qualcosa non vada come previsto. Al contrario ci sono tanti episodi che attestano la professionalità dello staff medico della Roma come il recupero di Emerson nell’estate del 2000”.

L’intervista rilasciata dal dott. Mario Brozzi ai microfoni di Radio Radio.

“Roma, quanto ti ho amata”, recitava il titolo della sua intervista a Il Corriere dello Sport. “La mia fede è sempre stata questa. Quando ero bambino ho sempre sognato di diventare un calciatore della Roma, poi è arrivato un momento della mia vita dove ho capito che non mi sarebbe stato possibile ho dovuto ripiegare sul medico. A quel punto – come dissi al mio grande presidente il giorno che mi chiamò – accettando di essere il medico della Roma coronavo un sogno. Quindi un titolo molto azzeccato”.

Perché Mario Brozzi è stato scaricato a stagione in corso? “Alla base ci sta un amore troppo forte. Senza alcuna vena polemica, ma con un malcelato sentimento di tristezza, dico che gli amori finiscono. Tra persone l’idillio può durare per sempre o solo per alcuni anni, altre volte si interrompono. Soprattutto poi quando sono amori molto forti, vissuti in maniera passionale, tipico della mia personalità, alla fine possono tramontare. Non dimentico nulla di ciò che ho vissuto in questi anni perché mi sarebbe impossibile. Non dimentico soprattutto la mia assoluta riconoscenza a chi ha mi ha consentito di essere quello che sono. Non mi riferisco né agli aspetti economici né a quelli professionali, mi riferisco all’uomo che sono oggi. Questo lo devo alle due persone che mi hanno portato nella Roma, cioè Fabio Capello e Franco Sensi, che accettò la scommessa di un medico giovane messo a presidiare la salute dei suoi calciatori. Il primo giorno che il presidente mi portò sui campi di Trigoria mi disse: ‘Mi raccomando dottore, non faccia nulla che la legge di Dio e la legge degli uomini impongono a noi. Sono Franco Sensi, non voglio vincere a tutti i costi, ma con merito’. In poche parole mi insiegnava la vittoria della medaglia d’oro e non quella di latta. Su questo spirito educativo sono andato avanti. Siamo l’unica società che è rimasta fuori da tutte le problematiche doping in questi anni, mentre molti miei colleghi ci sono dovuti incappare. Noi siamo stati gli unici di tutte le squadre di vertice che non hanno avuto questo tipo di problemi. Grazie a Giorgio Rossi, a Silio Musa e a tutti i miei collaboratori che sento costantemente, abbiamo costruito uno staff che Fabio Capello definì di riferimento europeo nella riabilitazione di ginocchio. Otto anni fa noi recuperavamo Emerson e Di Francesco in quattro mesi, quando all’epoca i tempi medi erano quasi il doppio. Sono molto soddisfatto”.

Allora dove sta il problema che l’ha fatta allontanare? “Sinceramente non lo so. Credo che alla fine nell’amore tra Desdemona e Otello si mette in mezzo Iago. Cioè nella vita esistono i falsi profeti, che magari possono disegnare una persona per quella che non è. Anche persone che ti vogliono bene possono cadere nell’errore se indotti da altri. Mi interrogo spesso su come sia stato possibile. Questi rapporti non li ho mai avuti con nessun’altra famiglia. Non comprendevo più ciò che mi accadeva intorno e ho sofferto tanto di questo distacco”.

E’ stato Spalletti a non volerti più? “No assolutamente. Con Luciano spesso ci siamo confrontati, siamo molto simili, siamo intelligenti e molto permalosi, non so se più intelligenti o permalosi. Come sempre capita a due personalità forti ci si scontra ma non è mai accaduto che ci sia stato un riflesso sul rispetto che uno aveva dell’altro, ci siamo sempre rispettati. Gli facevo capire quali erano i problemi del momento, il mio compito non era vincere le partite ma dare disposizione all’allenatore, salvaguardando la salute dell’individuo e per cercare di vincere la partita. Ero un ago stabilizzatore che poteva essere fastidioso.”

Stagione drammatica per i molti infortuni. Ti devi rimproverare qualcosa? “Voglio far trasparire un senso di chiarezza. Oggi siamo tutti amareggiati di questo distacco che avremmo modo, tempo e maniera di chiarire. Il Lokomotiv Moska che si riforniva a Colonia, è venuto a Villa Stuart perché la Roma era accreditata di essere il centro migliore per i recuperi. Ho accettato questa intervista per lanciare un grido d’allarme sullo sport di oggi. Esiste un fenomeno che sta guadagnando il mondo giovanile, non possiamo creare una fucina di malati illusi dello sport, e questo fenomeno si chiama Open Window. Dopo una gara stressante un atleta va incontro ad un calo delle difese immunitarie. Questo calo dura intorno alle 36 ore e ne impiega altre 36 per riequilibrare l’asset immunitario dell’atleta. Queste persone sono per 72 ore al di sotto del loro sistema immunitario. Nel calcio si gioca ogni 72 ore, una persona che vive sotto le sue difese immunitarie, tipico del calcio, riceve infezioni, febbri, erpes, irritabilità tipica dello stress, ma anche con ben altro tipo di patologie. Il calcio stressante e stressato è vittima di se stesso. La classe medica deve lanciare un grido d’allarme, lo sport deve essere divertimento e non solo vittorie e successi perché sennò è stressante ed abbattendo così le difese immunitarie che riducono la performance dell’atleta, la bassa performance dell’atleta comporta sconfitte e di conseguenza lo stress. E’ un circolo vizioso. Gli indici che andiamo a vedere sono molto forti, questa è una formula uno senza box, non abbiamo sensori in senso preventivo, aspettiamo che la macchina abbia problemi per aggiustarla. Bisogna creare una banca dati che monitorizzi gli atleti, così da avere un percorso diverso, disegnando uno sport in divenire, in cui tutti andranno in campo per divertirsi. Che lo sport torni ad essere divertente”.

Se potesse tornare indietro cosa non farebbe? “Tutto ciò che ho fatto nella vita è stato fatto con l’amore massimo, meglio di così non avrei potuto fare, sono sereno e non rinnego nulla di tutto quello che ho fatto. Ho assaporato la vittoria, ho visto Roma impazzire di gioia e sono soddisfatto di tutto quello che ho fatto. Non è presunzione. Si sta andando verso il punto di non rientro ma attraverso la tecnologia si può andare avanti”.

I medici hanno stabilito delle regole. Si analizza ancora caso per caso? “Si. Io ho fatto ecografie il secondo anno di Capello, analizzando problema per problema. Ho attentamente studiato ogni paziente con Silo Musa, gli interventi che facevamo li ristudiavamo il giorno dopo e seguivamo le rotte terapeutiche senza nessuno schema, abbiamo lavorato 8 anni insieme e non abbiamo mai istituito un protocollo”.

La situazione Totti? “Totti l’ho conosciuto quando aveva 16 anni, ho condiviso le sue gioie, vissuto le sue aspettative e sono stato affianco a lui nei momenti di difficoltà e di amarezza. Ricordo il suo primo intervento alla caviglia, era sereno e pacato. E’ un ragazzo che ha tutto ciò che ho sempre amato in un uomo, il coraggio e la spregiudicatezza e tutto quello che ha un campione. Non bisogna aggredirlo o metterlo in discussione. La sua condizione fisica? Dopo il primo infortunio avevamo paura che non ce la facesse; dopo il secondo eravamo terrorizzati e ce l’ha fatta lo stesso. Il calcio si gioca la maggior parte con la testa, ce la farà a tornare”.

Si aspettava venisse richiamato Del Signore? “Sono contento per Stefano perché ha coronato un sogno, quando sono andato via io meglio lui che altre persone, gli auguro di fare bene. In bocca al lupo. Lo staff è da cambiare? Era il polo di riferimento europeo, non basterebbe rifare quello che c’era prima. Bisognerà rimetterci mano dopo una prima volta che ci si è messa, allora forse era meglio non metterci mano neanche prima”.

Una parola a Rosella Sensi? “In bocca al lupo Rosella, avrei voluto essere con lei in sala parto come succede fra fratello e sorella, ma sarà per il prossimo”.