Fonte: gazzetta.it
Pasquale Panella, ultimo paroliere di Battisti, a dieci anni dalla morte dell’artista laziale, lo ricorda con uno straordinario intervento tra musica e pallone.
Il 9 settembre di dieci anni fa moriva Lucio Battisti, uno dei massimi interpreti della musica popolare italiana. Per celebrarlo abbiamo chiesto un ricordo a Pasquale Pannella, poeta e scrittore, autore dei testi degli ultimi 5 album di Battisti, da Don Giovanni (’86) a Hegel (’94). Lo ha contattato il collega Diego Antonelli, al quale Panella ha risposto con questo straordinario intervento, assolutamente eccezionale e perfettamente in linea con le sua produzione artistica
Lo sport è lo sport non per caso
ma perché non è musica leggera.
E allora la invidierei, caro Diego,
se non fosse che io nemmeno
son musica leggera per quanto
l’abbia frequentata. Ma come?
Da agonista, quindi antagonista,
ossia da atleta militante nell’opposta
fazione. Non sono che un infiltrato
e della canzone non so nulla, ossia
che dire. Né bene né male: nulla.
Si scrive ossia si gioca e alle volte
si gioca pesante sopra campi molli.
Le canzoni (lo confesso adesso) sono
un’ottima copertura del mio genio,
calcistico se la rivelazione avviene
qui sulla Gazzetta rosa. Giuro: sono
la meravigliosa punta, Il centravanti
oscuro della A.S. Roma. Spalletti,
il mister, che mi crede un abatino,
non mi fa mai giocare. E nessuno
mai mi chiede di questo mio tormento.
A domande sulla canzone non posso,
se devo rispondere, che ricorrere
alla fede, la quale, si sa, placa
lo stomaco. Quindi che dire?
Forza Roma, è ovvio. Ed è per sempre.
Tutto il resto è gioco. Dura poco? Sì.
Poi comincia il tifo, il brivido intransigente
del tifo, bello, fazioso, iniquo.
E contro di noi non sarà mai rigore.
Le canzoni? Ma per favore…
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