venerdì, Aprile 19, 2024 Anno XXI


Con questo memorabile incipit, Paolo Conte sintetizzava lo stupore del campagnolo che si affaccia alla grande città portuale, tutta piena di quel qualcos altro che non te lo immagini finchè non lo vedi.

Con questa stessa espressione, ci si apprestava quindi a incontrare la capolista nella città delle 50 sfumature di grigio perenne e della mirabile gestione dei mezzi pubblici da parte dei professoroni milanesi nell’era COVID.

Ci si chiedeva infatti che tipo di potente corazzata avremmo incontrato, avendo costoro vinto finora tutte le partite fin qui disputate, derby minore compreso.

Ne è uscita alla fine una partita a tratti anche divertente, forse più per merito delle rispettive difese scarse che per la qualità di gioco espressa; e la mezza botta de culo per l’assenza di Donnarumma è stata probabilmente determinante. Difese che qualificano un po’ il declino del calcio italiano rispetto ai suoi anni migliori, quando per andar via ai Nela, ai Samuel, agli Aldair o ai Baresi e Maldini, dovevi investire una mezza dozzina di pestoni per tempo. Ma tant’è.

Il Milan ha avuto il merito di portare a casa due giocatori che fanno effettivemante la differenza (Leao e Ibrahimovic), mentre noi ci presentiamo in campo sempre un po’ raffazzonati, con Pedro a far luce su un tasso tecnico della squadra mediamente imbarazzante e su un sistema di gioco che vive più delle invenzioni dei singoli che di un’organizzazione solida e in grado di tenere il pallino della partita.

Mancano innesti importanti a partire dai terzini (Spinazzola ieri non ha visto un pallone e sul fondo a crossare ci saremo arrivati due volte pe sbajo) e dalla mediana. Ma il 3-3 finale appare alla fine il risultato più giusto alla conta dei punti, anche se il rigore dato al Milan grida più vendetta di quello dato a noi. Ma sono dettagli.

Non sono invece dettagli le dichiarazioni di ieri di tal Paolo Dal Pino, presidente della lega di serie A nei ritagli di tempo, e gran cazzaro di professione. Il comandante in capo si scagliava ieri contro tutto e contro tutti per spiegare a politica e paese, che il calcio è industria e quindi deve essere considerato settore essenziale alla sopravvivenza del paese durante la pandemia.

Al di là dei potenti Gloria Patri che chiunque a rischio di perdere il posto di lavoro gli avrà sicuramente dedicato, troviamo alquanto squallido e meschino tirare in ballo l’AIRC e il potenziale impatto negativo della possibile solidarietà mancata, in caso il calcio dovesse sospendere le operazioni nei prossimi mesi.

In tanti fanno beneficienza in Italia, anche noi di CdR, ma la fanno e la facciamo in silenzio, magari rinunciando a qualche capriccio inutile per aiutare gli altri. Pensare che il calcio debba andare avanti perchè diversamente la ricerca su cancro avrà un contraccolpo, ci sembra come minimo bizzarro, se non pesantemente disonesto.

Fareste più bella figura a dire semplicemente che senza soldi non respirate, perchè questo siete. E non dite che lo fate per la gente, perchè essere tifosi non vuol dire essere scemi.

Non siamo come voi. Merde.