venerdì, Aprile 26, 2024 Anno XXI


L’irrituale anticipo del Venerdi a S.Siro, partiva tra suggestioni passate, quelle in cui FT10 scherzava regolarmente le difese interiste regalando traiettorie poetiche a cucchiaio, e funesti presagi dettati dalle tante indisponibilità maturate nei giorni precedenti.

La stessa trasferta di domenica scorsa a Verona non aiutava l’ottimismo; stanti i tre punti maturati dopo 95 minuti di combattimento in una risaia che poteva lasciare più di qualche affaticamento nei nostri.

Il tutto evitando accuratamente l’impietoso confronto delle figurine che ci avrebbe fatto troppo male.

Fortunatamente Fonseca la pensava diversamente e partendo dal presupposto che quando inizia la partita si parte comunque 11 contro 11, metteva in campo la miglior formazione possibile, schierata tatticamente nel miglior modo possibile.

Si è quindi assistito ad una partita fondamentalmente noiosa, soprattutto per merito del nostro Mister, che sfidando la blasfemia, l’ha seccamente incartata a Conte, imponendogli la prima uscita stagionale senza reti tra campionato e coppe.

Gli esteti del “bel giuoco” parleranno probabilmente di catenaccio 2.0 o varie altre amenità, ma chi ha visto la partita sa bene che non è così.

La Roma di stasera è stata eroicamente votata al sacrificio, con una linea di difesa mai davvero in affanno, capace di mantenere un palleggio preciso e abile a ridurre l’Inter a tirare in porta solo a causa di due nostri disimpegni difettosi: se vi pare poco…

Un Diawara in crescita costante che annulla Brozovic e Smalling che incenerisce regolarmente Lukaku, sono state le chiavi di un pareggio strappato con le unghie a casa della capolista.

Bravo Mirante a non far rimpiangere Pau Lopez e bravo Pellegrini a sporcare regolarmente la manovra avversaria, accettando un ruolo tanto d’ombra quanto prezioso.

Ma soprattutto bravo Fonseca, capace di resuscitare una squadra che la precedente gestione Monchi aveva ridotto a semplice comparsa e che ora scende in campo senza paura e pure con quel po’ di arroganza di provare a scularla agli ultimi venti minuti buttando in campo il febbricitante Dzeko.

Avanti cosi, in culo a chi ce vole male, Pallotta compreso.