Categorie Il Redazionale Scritto da Sciamano sabato, 24 Novembre alle ore 07:53
“Come si può tenere alta l’attenzione per evitare cali di tensione? Tutti magari nell’ambiente stanno pensando al Real Madrid, io credo che invece la partita più importante tra le tre che ci aspettano sia questa. I ragazzi devono capire che è una partita da affrontare nel modo giusto”. La conferenza stampa non è di per se un elemento influente per il risultato, ma analizzando l’atteggiamento e le parole di Di Francesco prima di Udinese-Roma, si capiscono diverse cose. Freudianamente, ma pure co’ parecchio rodimento de culo, notiamo come i vari “io credo” e “i ragazzi devono capire” danno la cifra dell’astrazione totale di Di Francesco rispetto al proprio ruolo. Sembra come se il primato assoluto di colpevolezza di questa società di incapaci, stia creando un grosso equivoco attorno all’allenatore, il quale parla e agisce come se fosse avulso da qualsiasi responsabilità. Ci sembra pertanto corretto ricordare al nostro impavido condottiero una serie di elementi, nella remotissima ipotesi che voglia fare autocritica: Primo, preparazione atletica: pare che il calcio sia un gioco di corsa, o almeno così ci hanno insegnato quando eravamo ragazzini. E sembra anche che sparire regolarmente dal campo al 60’ non sia esattamente previsto. E paradossalmente sembra che questo valga indipendentemente da quanto il presidente e i suoi dirigenti siano scarsi. Secondo, leadership: sebbene più che una squadra, questo sia un gruppo di checche isteriche, è pure evidente che giocano quanno je pare a loro e più nello specifico, COME je pare a loro. Terzo, il gioco: ne abbiamo segnalato la scomparsa alle autorità competenti da circa un anno; abbiamo fiducia nel lavoro degli investigatori. Quarto, i cambi: ci siamo documentati e pare non esista alcuna norma che impone di fare i cambi a partire dal 60’. La stessa non-norma pare non obblighi a riproporre regolarmente lo stesso mappazzone dei quattro attaccanti quando si è sotto, lasciando completamente scoperto il centrocampo e rischiando di più prendere l’imbarcata che recuperare il risultato. Quinto, possesso palla: pare che completare le partite regolarmente con il 60, 65% di possesso palla e una serie infinita di calci d’angolo, non dia diritto neppure ad una punizioncina dal limite dell’area. La dura realtà. Sesto, il capitano: non abbiamo tenuto il conto, ma a occhio e croce, la Roma ha cambiato una decina di volte il capitano quest’anno, a dimostrazione di come, fuori De Rossi, non ci sia un uomo forte all’interno dello spogliatoio che si occupi di mantenere l’ordine durante le partite. Tutte le grandi squadre ce l’hanno. E infatti solo loro. Di Francesco è stato una colonna della Roma, ed è particolarmente triste vederlo omologato alla distanza che questa società ha tracciato. Finora è stato l’unico che non ha subito contestazioni ma pare che il tempo stia irrimediabilmente scadendo anche per lui. |
