venerdì, Aprile 19, 2024 Anno XXI


FIGLI DI ROMA CAPITANI E BANDIERE, QUESTO E’ IL MIO VANTO CHE MIO FIGLIO NON RIUSCIRA’ AD AVERE

E’ prerogativa dei cauti e di chi, purtroppo, ha passato gli enti, gli enta e gli anta, attendere e non essere precipitoso prima di emettere un giudizio su fatti e persone.

L’avvento della Roma “stars and stripes” fu visto con favore, speranzosi che una gestione manageriale a livello globale riuscisse a far transitare la nostra squadra nel gotha del calcio mondiale, a braccetto con Real e Chelsea, Barça e Manchester,  Paris e Bayern.

Invero, tornando con la mente al decennio scorso, mentre il magnate russo comprava il Chelsea e tutti i giocatori raccattabili sul mercato, lo statalista Real comprava ogni anno il miglior giocatore al mondo e lo affiancava agli altri e così via,  noi avevamo i primi timidi approcci alla vendita del nostro brand a sceicchi e fondi.

Apparì il nome e la faccia di un certo Di Benedetto che, se lo cercavi su google, ce trovavi un compagno di classe nostro che ci aveva l’account su facebook;  la faccia però era rassicurante, una via di mezzo tra il Sor Remo, pizzicarolo di Largo Spartaco, e il venditore di porchetta subito dopo il ponte a sinistra ad Ariccia. Vabbè oh, questo è uno che gestisce i fondi….. nostri, infatti se accreditò un bel milioncino l’anno quale corrispettivo per il gravoso onere di presiedere l’As Roma, se fece pure ‘na passeggiata a Testaccio, poi tornò a “bruccolino” e non avemmo più sue notizie, se non che aveva passato la mano a Giamesiello Pallotta. Un altro Wasp…

Nel mentre non poteva mancare lo sceicco, che arrivò alla stazione Termini da Perugia con il treno, mentre quello del Paris S. Germain si comprava un albergo al centro della ville lumiere (visto che, di tanto in tanto, sarebbe stato a Parigi), e già c’era una certa euforia: arriva lo sceicco interessato alla Roma… sì, col treno? e pija la metro? Eccentrico sto sceicco…. E vabbè. Poi, poraccio, è pure morto e de sceicco forse ci aveva solo il turbante, ma tant’è, era il primo tintinnio del campanello d’allarme sui faraoni interessati alla Roma.

Investimenti su giocatori internazionali, vogliamo fare lo stadio, vogliamo far diventare la Roma la regina del calcio mondiale, cazzo…  tutto ok, adesso sì, come se i politici ce dicono “vogliamo che non ci siano più terremoti”, chi dissente?  Comunque arriva Sabatini quale DS, che di giocatori validi e meno ne porta, porta un progetto: quello di una Roma giovane con un allenatore dalle idee innovative, con l’IPAD in mano a spiegare la tattica del futuro e con Totti e Borriello che rappresentano il passato e possono stare in tribuna contro lo Slovan, la prima partita, il biglietto da visita, ci penseranno Caprari , Verre e Viviani, questo è il futuro. E Siamo fuori con una figura che definire barbina è poco.

E senza sciorinare fatti e date funeste, condite da qualche gioia di cui in bacheca non resterà traccia, arriviamo ai giorni nostri. Sono passati sette anni, quelli canonici che passano dalla data del matrimonio a quella dei divorzio, come da statistiche.

Tante promesse e un unico incontrovertibile fatto: sono qui per fare business, fregandosene del valore affettivo che riveste il calcio da noi, vendendo qualunque giocatore a fronte di un’offerta interessante, senza la minima progettualità tecnica e di sviluppo… business is business, in America le squadre di baseball, basket, football cambiano città e nome, i Lakers stavano a Minneapolis prima di vincere a Los Angeles e ne potremmo citare decine e decine.

E’ urticante per noi veder andare via giocatori giovani e lanciati dalla Roma, giocatori dal peso rilevante sia nello spogliatoio che in campo, noi che abbiamo sempre fatto dell’attaccamento alla maglia e delle origini cittadine un trofeo da esibire dello stesso valore di coppe e scudetti.

Così a caso… Attilio Ferraris, Amedeo Amadei, Guido Masetti, Giacomo Losi, Sergio Santarini, fino ad Agostino, di Bruno ce n’è uno, Sebino, il Principe, Rizzitelli, il Capitano, DDR. Gente con la Roma nel cuore dalla nascita alla morte, che per la Roma ha vissuto e combattuto. Quello che voleva fare Kevin Strootman e che, magari, avrebbero ambito a fare, che so,  Marquinhos e Lamela, se avessero avuto il tempo di innamorarsi perdutamente di questa maglia e della nostra gente.

Questa Roma 2.0 non ci piace, che vinca o perda, non ci rappresenta, non ci emoziona, non ci fa riempire lo stadio, non ci rende orgogliosi di nulla. La Roma 2.0 può solo vincere, perché di legami non ne crea. E non lo fa. Sette anni di nulla.

Manca lo stadio, ci dicono. Anche al Napoli, ma non per questo smantellano tutto.

E cominciamo ad augurarci che questo stadio in questa fase non veda la luce, in modo da permettere a Giamesiello di volgere le sue brame di business, che so, per una squadra di hockey del Canada o di baseball del Wyoming da portare ad alti livelli, trasferendola in Florida.

Perché, quando non hai trofei, le medaglie che puoi mostrare sono quelle che abbiamo sempre mostrato noi: i capitani, i romani, i presidenti pervicacemente romanisti, Dino Viola e donna Flora, Franco Sensi e donna Maria…

…Donna Maria…  che ci ha lasciato venerdì  per raggiungere il suo Franco, al suo fianco sempre nella buona e nella cattiva sorte, al nostro fianco sempre, nella manifestazioni di solidarietà e nella vita quotidiana, a condividere quell’enorme passione del nostro popolo, mai premiata e sempre invidiata.

Oggi nella popolare San Lorenzo ci sarà il saluto a Maria Sensi, esempio di quel calcio che scava una caverna nel nostro cuore, ci si annida e non ne uscirà più, tu che per noi eri la persona deputata a rasserenare l’animo del presidente in primis e dei tifosi con i quali tutti i giorni della tua vita sei venuta a contatto.  A tenere ben teso quel filo unitario che era il vanto dell’AS Roma,  una città——una squadra—–un presidente—-un capitano, romanisti dalla nascita alla morte, guasconi e irridenti, membri della grande famiglia  e non freddi gestori stipendiati.

Marì  t’eri rotta pure te de ‘sto scempio e hai salutato in anticipo ai tempi canonici, Franco ci ha bisogno de te come ne ha sempre avuto, ma ce lasci più nudi, tu vai via e arriva dazn, che devi pagà come devi paga sky e devi pagà le app e devi pagà l’anima dei li mejo antenati loro, il 1984 di Orwell era di poco anticipato rispetto ai tempi, bastava chiamallo 2010.

Un abbraccio forte condito da un rispetto smisurato da persone che ti hanno conosciuto e apprezzato, grazie di essere stata tra noi e di averci insegnato che l’amore silenzioso e costante alimenta il fuoco e non lo spegne mai.

Oltre che a Marsiglia anche lassù ce stanno più romanisti che a Trigoria, sarà un bel problema per te e Flora tenere a freno  quelle lingue taglienti di Dino e Franco nelle lunghe cene che si preannunciano di qui all’eternità.