lunedì, Giugno 23, 2025 Anno XXI


Essere tifoso della Roma ha un chè di enigmatico, a tratti degno di essere considerato come caso di studio della psicoanalisi.

Ci si prepara a certi appuntamenti con lo stessa nefasta sensazione che tutto ciò che potrà andar storto, andrà inevitabilmente storto; eppure ti ci prepari lo stesso, pensando irrazionalmente che prima o poi la storia sarà scritta da una mano diversa.

Invece no.

Il solco è per noi delineato da epoche ancestrali e sembra non esserci modo alcuno per sfuggire alle due, tre tracce spazio-temporali a noi riservate.

Per gli amanti del retrò, è un po’ come ascoltare sempre lo stesso vinile, ove la variabile unica consiste semplicemente nel posizionare il braccio per risentire, fino alla noia, la stesse tracce in ordine sparso.

In questo caso è il turno delle recriminazioni dovute a sviste arbitrali clamorose, che Dzeko (forse l’unico Campione rimasto a difesa dei nostri colori assieme ad Alisson) ha giustamente sintetizzato nel post-gara, bacchettando l’arbitro per lo scarso coraggio nel non concedere due penalties apparsi solari oltre ogni ragionevole dubbio.

“Scarso coraggio”. Niente male come messaggio subliminale.

Così come si era già fatto notare presso le nostre borgate, il tabellone dei sorteggi assomigliava di più ad una specie di incastro obbligato, dove le teste di serie venivano regolarmente abbinate alle squadre, sulla carta, meno performanti.

Potevano le terne arbitrali fare eccezione? Pare di no.

Ma sarebbe fuorviante limitarsi a passeggiare allegramente sugli zebedei della terna arbitrale se tralasciassimo di ricercare dove i Nostri sono mancati nella trasferta catalana.

In tutta onestà, non ci viene di criticare chi è sceso in campo e neppure il mister, autori tutto sommato di una prova all’altezza e, probabilmente, oltre le oggettive possibilità contro una squadra che mira di sicuro ad arrivare in fondo.

Naturalmente non può mancare il ringraziamento ai tremila impavidi gladiatori che sono partiti alla volta di Barcellona con la Roma nel cuore.

Quindi nessuna colpa? Sarebbe puerile non rimarcare che la Roma è scesa stasera in campo con l’unica formazione possibile, anche e soprattutto a causa della scarsità di alternative dovute alla strategia di mercato suicida operata da Monchi e dal suo staff (ammesso che ne abbia uno).

Cosa scriverebbe un Monchi sul suo CV un domani che fosse alla ricerca di un posto di lavoro?

Forse che ha gestito in prima persona il (pre)pensionamento del Capitano e relativa strategia di comunicazione.

O forse che ha buttato letteralmente nel cesso quasi 100 milioni di euro per gli inutili acquisti di Schick, Defrel, Karsdorp (acquistato già notoriamente rotto) e Gonalons, con pagamenti che impiccano il mercato fino al 2020.

O magari la scellerata gestione della non vendita di Dzeko, che ha tenuto in ostaggio squadra, tifosi e mercato stesso per due mesi, proprio nel momento in cui Napoli e Juventus allungavano irrimediabilmente in campionato.

Come diceva un tale (Napoleone Bonaparte), che prima di farsi prendere la mano, di strategia se ne intendeva: “non ci sono cattivi reggimenti, ma solo colonnelli incapaci”.

Ecco Monchi, al posto suo un minimo di autocritica la faremmo. Così, giusto per sistemare il CV; visto che è evidente che lei e il resto della società siete qui di passaggio e senza un evidente obiettivo sportivo che prescinda dalle gettate di calcestruzzo in quel di Tordivalle.

Ripensandoci, potrebbe anche essere questa la soluzione per lei; in fondo una così innata capacità di riciclare bidoni, con tutti i problemi legati ai rifiuti che la Città di Roma e il resto d’Italia hanno, non è detto che non venga buona in futuro.