martedì, Maggio 06, 2025 Anno XXI


Il sorteggio dei quarti di finale di Champions è apparso sinistramente somigliante ad un tabellone di un torneo di tennis. Nelle grandi competizioni tennistiche, di solito, il sistema del tabellone tende a far incontrare, nelle fasi finali, i migliori con i tennisti meno attrezzati, disegnando così una finale tra le due teste di serie più accreditate dal ranking. Nella Champions League, arrivati ai quarti, il sorteggio è (o dovrebbe essere) senza vincoli.

Per cui, le due formazioni maggiormente attrezzare per arrivare in fondo, possono magari scontrarsi fra di loro. In questa edizione dei quarti della maggiore competizione europea per club, curiosamente, le quattro squadre che fin qui han dimostrato di essere le favorite (Barcellona, Manchester City, Real Madrid e Bayer Monaco), potranno misurarsi con le quattro formazioni (Juventus, Roma, Siviglia e Liverpool) destinate, ad esser generosi, ad un ruolo di outsider. Una volta si parlava di sistema Artemio Franchi, quello delle palline infilate nel freezer che davano la possibilità a colui il quale le estraeva dall’urna, di darsi … una regolata. Chissà.
Noi romanisti, in ogni caso, abbiamo ancora aperto un contenzioso con la mano di Andri Shevchenko. Nel maggio del 2004, a San Siro, con l’ucraino in barriera, respinse una punizione del Capitano destinata al gol che avrebbe riaperto quella partita e le possibilità della Roma di vincere lo scudetto. Oggi non ha usato il minimo riguardo per i colori giallorossi, andato a pescare nell’urna, l’avversario più difficile che si potesse incrociare, il fortissimo Barcellona, probabilmente la squadra più forte del mondo, guidata dal giocatore sicuramente più forte al mondo, Leo Messi.
E allora? E allora ce la giochiamo. Andiamo in Catalogna con la speranza che la gara di ritorno possa ancora significare qualcosa, per poi provare a costruire nel nostro stadio, quel che sarebbe un capolavoro del calcio moderno. Consapevoli del fatto che non possiamo permetterci di andare lì con le gambe che tremano, così come saremmo destinati alla disfatta se, al contrario, volessimo affrontare il Barcellona come se fosse una squadra normale. Bisognerà costruire, o meglio finire di costruire, la nostra identità di squadra, una squadra che sa accelerare come aspettare, che sa aver pazienza e adattarsi all’avversario, così come imporre le proprie geometrie e i propri concetti di calcio quando è il momento di farlo.
In fondo noi romanisti, come è sempre stato, non vi chiederemo di dover spaccare il mondo ad ogni costo, non vi chiederemo di far crollare il Camp Nou sotto i colpi di maglio della nostra spocchiosa romanità. Vi chiediamo solo di arrivare al confronto con la consapevolezza di esserci preparati come meglio non si può, e poi di portarlo a termine avendo speso l’ultima stilla di sudore, provato l’ultima possibilità di emergere.
La strategia è l’arma dei grandissimi. La tattica è l’arma in più dei forti. Testa e gambe, quindi. E chi ha paura resti a casa.