venerdì, Aprile 19, 2024 Anno XXI


da repubblica.it

Baldissoni attacca M5S su Tor di Valle: “Lo stadio non si tocca”
Il dg del club contro l’ipotesi di stop al progetto: “Chiederemo un risarcimento milionario”

stadio nuovo AS RomaLo stadio della Roma rimbalza da mesi tra gli argomenti di discussione dei candidati sindaco. A forza di sentirsi tirare per la giacca, alla Roma dev’essere venuta voglia di lanciare un monito. A chi, pure in campagna elettorale, s’è detto pronto a impugnare la delibera del Comune sul pubblico interesse per spostare lo stadio altrove. «Se la nuova giunta vorrà riaprire il fronte politico sul pubblico interesse si assumerà il rischio di una causa da centinaia di milioni di euro». Parola di uno degli amministratori del club, Mauro Baldissoni, dg con potere di firma, il più alto in grado tra i manager italiani del club giallorosso.

Nella lunga campagna elettorale era scappato soprattutto ai Cinquestelle e a Virginia Raggi di muovere obiezioni su quella delibera della giunta Marino di dicembre 2014, con cui concedeva il pubblico interesse del progetto stadio di proprietà a Tor di Valle.
«Abbiamo già speso oltre 60 milioni — ricorda Baldissoni — e oltre 5 anni di progettazione. Se qualcuno volesse cambiare la delibera chiederemo un risarcimento». Parole spese ricordando di voler «rimanere lontanissimi dal dibattito politico».
Eppure sono necessarie precisazioni anche verso chi come la candidata M5S aveva detto: «Stadio sì, ma non a Tor di Valle», allarmando i proponenti del progetto. «La Raggi non sa di cosa parla, l’iter politico è esaurito come forse il candidato sindaco»: una battuta ironica, quella di Baldissoni, ma non certo felicissima. Serviva, spiegano «a riportare il discorso alla fase amministrativa». E subito ammorbidita, anche se in ritardo, dal dg romanista: «Al di là degli slogan elettorali, credo che nessuno voglia rinunciare a questo progetto, non ci sono motivi politici o tecnici per farlo. I candidati hanno altre incombenze, non possono conoscerlo bene, ma incontreremo chi vincerà per presentarglielo».

In fondo, dopo aver consegnato il progetto definitvo in Comune, la Roma ha fretta: vorrebbe inaugurare il nuovo impianto già a agosto del 2019. E beneficerà da subito dei ricavi del nuovo impianto: solo una parte infatti, quelli da naming rights e ospitality, servirà a coprire il finanziamento a 20 anni. Certo però quella del 2019 è una stima ottimistica. Ma a Trigoria — insieme a Eurnova del gruppo Parnasi, altro proponente dell’opera — si aspettano che già a fine giugno la nuova giunta trasmetta gli atti in Regione per dare il via alla conferenza tecnica dei servizi. Passaggio che per la legge- stadi dovrebbe durare non oltre i 180 giorni.

I numeri del nuovo progetto: 280mila mq destinati a uffici e negozi, 4mila posti di lavoro permanenti e 4mila per gli operai del cantiere, che porteranno 500 milioni di salari. Poi i 440 milioni in opere infrastruuturali, i 62 ettari di parco pubblico, le 1.400 telecamere a circuito chiuso per la sicurezza. Già avviati contatti con varie società interessate agli uffici. Anche l’Enac s’è interessata: vorrebbe costruire, sulla terrazza delle torri del business park, un radar di avvicinamento per Fiumicino.

MATTEO PINCI


da Corriere dello Sport

Baldissoni: “Stadio? La Raggi non sa di cosa parla, l’iter politico è esaurito, come il candidato sindaco”

Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul progetto dello Stadio della Roma e sul candidato sindaco Virginia Raggi. Queste le parole del dirigente giallorosso riportate dal Corriere dello Sport:

“Se si vuole riaprire il fronte politico il Comune si deve assumere il rischio di una richiesta di risarcimento danni di centinaia di milioni. Perché siamo stati legittimati da due giunte diverse ad andare avanti. E visto che parlano tanto delle buche questi soldi possono essere utilizzati per rifare il manto stradale della nostra città. La Raggi non sa di cosa parla, l’iter politico è esaurito, come il candidato sindaco. Al di là degli slogan elettorali, chiunque sarà eletto non vorrà rinunciare al progetto. E riceverà la nostra visita nella quale forniremo tutte le spiegazioni necessarie. Non ci sono motivi politici né tecnici per rinunciare ad un progetto del genere. Siamo sicuri che non perderanno un’opportunità del genere“.

“Siamo partiti da quasi cento siti e dopo una lunga selezione ne erano rimasti tre o quattro. Uno di questi era quello di Tor di Valle. Non siamo andati al Comune dicendo vogliamo fare lo stadio lì. Per rispondere a Berdini (il possibile assessore all’Urbanistica scelto dalla Raggi, ndr) non è stata una scelta a caso del proponente. C’erano già diritti di costruzione pari a un terzo dell’area. Berdini è impreparato come si è dimostrato intervenendo in una radio. Siamo arrivati a scegliere Tor di Valle attraverso un percorso professionale. Berdini si è addormentato negli ultimi tre anni, se parla di regia cittadina. Noi siamo nel corso di un processo amministrativo. La municipalità ha espresso in sede politica la sua opinione con un voto sulla pubblica utilità. Oggi siamo in una fase successiva. Si aprirà una conferenza regionale che ha valenza tecnica. Non abbiamo valutato ancora esattamente il risarcimento“.

Queste le dichiarazioni di Giovanni Marroccoli, Operations & Managing Director di Italy-Lend Lease: “Abbiamo fatto certificare da un’azienda esterna che la documentazione prodotta rispondesse ai requisiti richiesti dal Comune. Sono 72 scatoloni, i tecnici stanno studiando il materiale. Noi prevediamo che la consegna avverrà intorno alla fine del mese. Il fatto che siamo arrivati a ridosso delle elezioni ha fatto diventare il tema dello stadio un dibattito politico, ma non dovrebbe essere così“.

Siamone Contasta, responsabile del progetto Tor di Valle per conto di Parsitalia, la società che fa capo a Luca Parnasi, il costruttore dell’impianto: “Non ci auguriamo che si arrivi al punto di una causa al Comune, ma sarebbe un’occasione persa, per un progetto sul quale sono stati già spesi tanti milioni. Non si può dire ora lo stadio fatelo da un’altra parte. Cambiare la linea politica già passata diventa una responsabilità enorme. Dalla conferenza dei servizi arriveranno richieste di integrazioni e modifiche, ma il progetto non può essere trasformato“.