Categorie Il Redazionale Scritto da ROMATTO lunedì, 23 Maggio alle ore 02:03
Roma è città eterna, accogliente, accomodante, puttana, sbruffona nell’affrontare la vita, stavolta ne abbiamo contezza pagandone il prezzo. La storia di questo anno di Roma è una storia normale, mediocre, senza passione, per volontà altrui ne abbiamo subito la triste evoluzione. Sabato sera a beneficio di telecamera e microfono ci si è affrettati a definire trionfale una serata di calcio organizzata nel nostro stadio, quello che un tempo era il nostro Tempio. Tutto ben organizzato, curve piene, FUMONI, gente disordinatamente tifante come sarebbe normale ed è normale ovunque, tipo nelle parallele finali di coppa nazionale nei restanti paesi europei. Chi si è assunto l’ottusa responsabilità di “suicidare” il tifoso da stadio a Roma ne trae ulteriore linfa, o meglio ne avrebbe tratto. Se non fosse che poi ci scappano i feriti, le devastazioni, si chiude un occhio e pure l’altro su percorsi e destinazioni del tifo in trasferta. Perché? Perché a noi tifosi da stadio romani è stato vietato tutto? Perché ci avete considerato indiscriminatamente dei pericolosi personaggi da reprimere ed annientare? Per la vostra umana debolezza, per la vostra disumana incapacità a discernere, per il vostro arrivismo senza compromessi. Essere e fare ordine pubblico non è semplice, non è da tutti, non da politici di quart’ordine, perché questo siete. Tutti, quelli prima e quelli dopo. Avete dipinto le curve Romane come luoghi di perdizione antidemocratici, quando voi la democrazia e la tolleranza non sapete neanche dove stia di casa, avete represso ciò che nel calcio fa la differenza ad ogni livello, LA PASSIONE, per i piccoli interessi personali di gente mediocre quale siete. Ora tentate di abbindolare parte di coloro che per pur comprensibili ragioni di cuore, ma non ti testa, esitano al miraggio di passare un altro anno fuori. Fratelli e sorelle di una vita, di una passione, di una storia che non potrà mai essere cancellata, vi preghiamo e vi esortiamo a quella che può essere una grande marcia nel deserto, ma che segnerà la differenza tra essere massa incolore e insapore ed essere padroni del nostro tempo e del nostro destino di persone. Mai cedere a costoro, mai consegnarci a chi non saprà che relegarci in un recinto, mai chinare il capo a chi non ti guarda neanche negli occhi. Sarà dura, ancora di più, sarà lacerante, ma questa nostra grande battaglia non violenta e libertaria, non sarà svenduta a nessuno. Il tempo ci restituirà ciò che è nostro, ce lo riprenderemo, senza mai costringerci a quelle forche caudine in cui vogliono infilarci. Non avremmo più faccia per guardarci tra di noi, per guardare quei figli che abbiamo accompagnato nel Tempio, nel guardare gli amici di sempre e quelli che per la Roma hanno dato tutto, fino alla vita. Più saremo fermi nelle nostre convinzioni, più il tempo sarà breve. Per sempre con la Roma nel cuore. Romatto CoredeRoma |
