venerdì, Aprile 19, 2024 Anno XXI


da laroma24.it

L’allenatore della Roma, Luciano Spalletti, in conferenza stampa alla vigilia dell’ultima partita della stagione contro il Milan, in programma domani alle 20.45 allo stadio San Siro. Questo l’intervento INTEGRALE del tecnico giallorosso:

Luciano Spalletti“Keita: caviglia sinistra, non recupera. Vainqueur: coscia destra, non recupera. Perotti: adduttore destro, non ce la fa a recuperare. Per il resto tutti disponibili”.

Quando è arrivato a Trigoria parlò di creazione di cultura e di comportamenti. Quanto è importante l’atteggiamento della squadra nella partita di domani?
“Noi abbiamo il dovere di provarci, perché ancora non c’è la matematica per questa posizione per cui noi, e qui sta un po’ quello che è il lavoro della società e del mister, dobbiamo far mantenere quella solidità mentale anche quando le cose potrebbero evidenziare che ormai i giochi sono fatti, però, fino a che non c’è la matematica, sono convinto che i nostri calciatori faranno il loro dovere. E’ stato grandioso lavorare con loro in questo periodo perché, fin da subito, ci hanno fatto vedere che volevano fare qualcosa di diverso e sono sicuro che lo facciano fino in fondo”.

Nel girone di ritorno ha recuperato 5 punti al Napoli, 15 all’Inter e 20 alla Fiorentina. Ha perso 6 punti dalla Juventus, individuabili nello scontro diretto. Ritiene che la Roma valga più del terzo posto?
“Spargiamo questi numeri per i vostri giornali! (ride, ndr). Non li avevo mai sentiti dire. Senza ordine, ma spargiamoli. Sono numeri che questi calciatori meritano. Hanno fatto qualcosa di grandioso. E sono convinto che questa squadra abbia potenzialità importanti. Noi abbiamo lavorato nel modo giusto, sto tentando di ricordarmi la domanda (ride, ndr). Se vale più del terzo posto non lo so, bisogna essere realisti. Si arriva terzi, ma abbiamo fatto il massimo per arrivare alla massima posizione possibile, non c’è da chiedere di più. Se questa fosse la classifica anche a fine partita la dobbiamo accettare mantenendo dei pensieri corretti nei confronti di questi calciatori, perché non c’è da citare i due punti persi col Bologna per evidenziare quanto hanno fatto. C’è da citare quanti punti hanno preso a squadre come Inter, come il Sassuolo e come altre grandi squadre, come il Napoli. Sono stati bravi, grandiosi”.

Il Milan ha 20 punti di distacco dalla Roma. Perché è mancato così clamorosamente?
“A volte si sanno cose parziali anche della squadra che alleniamo e non riusciamo a fare un’analisi corretta, figuriamoci a entrare dentro un’altra realtà. È chiaro che questo è il pensiero che si fanno tutti, probabilmente determina una reazione, arrivando in fondo a questa stagione da dimenticare per loro devono riuscire ad avere il colpo di coda e prepararsi bene per quella partita e la posizione che hanno in classifica, rischiano di non entrare nelle coppe. Se non ci faremo trovare pronti, se non riusciremo a mettere in campo le qualità, un po’ per il lavoro di Brocchi, un po’ perché avranno davanti la realtà di quello che può essere la conseguenza di queste due partite, sarà una partita tosta”.

Nello scorso anno ci chiedevamo perché Uçan trovasse poco spazio, con lei non ha mai giocato. Cosa è successo?
“Salih è una persona splendida e un grande professionista. Un ragazzo pulito, si vede che lavora per arrivare al massimo. Ha tentato di farlo trovando altre persone con la stessa intenzione, che hanno voluto determinare anche questo campionato. E allora è il confronto con gli altri calciatori. Lui è sicuramente bravo, ha un futuro importante, è uno che ha qualità tecnica, che ha creatività, che ha genialità nel suo modo di stare in campo, calcia benissimo la palla, fa gol. Da un punto di vista caratteriale deve migliorare dal punto di vista della continuità. Ma ha espresso tutte le qualità per poterci stare, ma gli altri sono stati più bravi e io ho questa scomoda posizione, ho questo scomodo modo di dover scegliere e lasciar fuori qualcuno. Ho fatto questa scelta senza trovargli difetti clamorosi, lui poteva starci. Lo ringrazio per il contributo che ha dato in allenamento, lui ha fatto quello che hanno fatto tutti, ha contribuito perché il livello fosse tale che la squadra mantenesse sempre una forza, una disponibilità alla lotta di primissima qualità per portare a casa questi numeri”.

Domani potrebbe essere l’ultima partita della Roma di Digne e Szczesny, ci sono margini per rivederli la prossima stagione?
“Questo discorso va messo nel discorso generale, per noi è troppo importante la gara di domani per una ricerca di continuità di crescita che abbiamo fatto evidenziare in questo girone di ritorno, una ricerca costante di professionalità. Fino a dopo questa partita non vado a parlare delle situazioni del prossimo campionato, perché le loro attenzioni devono essere rivolte in questa partita. Non devo mettere turbative, attenuanti e posizioni davanti al risultato della gara. Noi oggi ragioniamo nel modo corretto e parliamo di quello che sarà domani fino a domani sera. Compreso il ritorno, perché si ritorna tutti a Roma, non si rimane fuori a Milano”.

L’anno scorso la Roma ha chiuso al secondo posto, ma l’annata non era finita col massimo dell’ottimismo, Garcia aveva detto che il gap con la Juventus era destinato a crescere. Lei si sente più ottimista?
“Io mi sento ottimista per quello che ho visto di questa squadra, non faccio confronti con nessuno. Non penso che l’anno scorso sia stato fatto un cattivo lavoro, visto il risultato finale. Dico che questa squadra ha potenzialità importanti, ha fatto vedere di averle soprattutto nella testa. È in questa direzione che continua a spingere anche oggi. I confronti si vedono nel momento in cui ci saranno, non si pianifica sulla carta, ma con il lavoro in campo di volta in volta, purtroppo gli scenari cambiano, dipende dagli avversari, i campionati non sono accostabili per forza delle squadre. Abbiamo fatto quel che dovevamo fare, per quello che ho visto questa squadra può confrontarsi con chiunque. Poi ci sono momenti e situazioni, ma possiamo confrontarci con tutti”.

Senza Perotti domani c’è una possibilità per Dzeko? È disposto ad aspettarlo?
“Non essendoci Perotti ci sono 3-4 calciatori che hanno fatto vedere il loro contributo. Si sceglie uno di questi 3-4, soprattutto perché la squadra viene fatta secondo quanto espresso nella stagione. Per l’anno prossimo abbiamo già parlato, i discorsi vengono fatti da lunedì. Se vengo convocato per una conferenza stampa martedì o mercoledì si parla dell’anno prossimo”.

Provo a farle dire qualcosa per l’anno prossimo…
“Mettetevi nella mia posizione, in allenamento si parla per 2-3 minuti e si dicono cose in proiezione di portare a casa i tre punti, si pensa solo a quello. È una cosa scorretta parlare del futuro, io non l’accetterei e per lo meno è un deviare l’attenzione della squadra e anche mia. Pensiamo solo alla vittoria di domani”.

Contro la Lazio ha inventato il 4-2-4. Al di là degli uomini, la Roma della prossima stagione riparte da lì?
“Secondo me il discorso dovrebbe essere diverso. Non so se abbiamo giocato col 4-2-4, i moduli li fanno le caratteristiche dei singoli. Io penso che la mia squadra, per quanto mi riguarda, in funzione futura, per migliorare non avrà un modulo. O meglio, dovrà sapere giocare più moduli senza accorgersene. È quello il passo in avanti che dà la società, ci sono quelle più e meno precise. Ma questa duttilità, questi giochi di posizione che non danno riferimento, che danno il concetto e la ricerca. Giocare in trequarti non significa far ricevere palla solo al trequartista oppure solo al terzino attaccando a sinistra. Non avere riferimenti, ma avere equilibrio è un grande vantaggio. La Fiorentina e il Napoli sono questo tipo di squadre, come l’Empoli l’anno scorso, Sarri è bravo a far diventare la squadra elastica. Per cui si va avanti su questa strada, secondo me è quella corretta. Meno rigidità, ma ugualmente il disegno deve tornare, un ordine bisogna averlo. 4-2-4, ma, se uno dei due davanti è Nainggolan, ritorna sotto i mediani perché ha questa facilità di spostarsi. Lo perdi di vista, quando torna non è più 4-2-4 ma 5-4-1 perché fa il quinto difensore. Così come lui molti altri, ha avuto questa disponibilità a fare anche di più di quello che è il suo orticello”.

Un pensiero su Sampaoli…
“È a Roma? Non lo conosco, ho sentito parlare di lui, se ne parlano grossi club avrà qualità per insegnarci qualcosa, come hanno fatto tutti gli allenatori che sono venuti qui. E noi lo guarderemo con attenzione, siamo contenti di imparare”.

In Europa quest’anno si è visto che le squadre che hanno affrontato il playoff di Champions League hanno faticato. Solamente il Bayer Leverkusen tra i maggiori campionati si è confermato. Giocare il playoff cambia tanto?
“Secondo me sì, ma a nostro vantaggio. Si incomincia subito con le partite vere, si ha un termometro della situazione reale, si vede con che testa si affrontano i periodi e il nostro sarà un periodo lungo, ci vuole la stessa qualità di non arrotolarsi durante le giornate sull’erbetta del campo e si lavora sodo. È meglio che ci siano subito obiettivi tosti, si fa subito la sintesi”.

E le tournée estive?
“Quello delle tournée è un discorso corretto, i viaggi costano quanto un allenamento. Ci ho messo degli anni a capire che un viaggio grosso, valigie, alberghi, butta via energie quanto una partita. Creano difficoltà di fatica nella testa e nell’organizzazione del giocatore. Bisogna riuscire a farlo funzionare e, purtroppo, bisogna tener di conto di alcuni passaggi quando una squadra si chiama Roma. Le tournée: il contribuire alla conoscenza del club è obbligatorio, un dettaglio sarebbe poter fare le amichevoli più vicine, così si usano tutti e 24 i giocatori. Bisogna trovare delle soluzioni, ma vanno fatte perché danno un contributo al mondo dello sport, al movimento, l’affetto, il sentimento del movimento che c’è verso questo sport. Dobbiamo contribuire a restituirgli qualcosa, altrimenti non saremmo noi. Se non ci fosse questa gente… Non capisco quando i calciatori non si fermano a fermare gli autografi. Dobbiamo contribuire a far restare la passione, altrimenti non ci sarebbe la conoscenza di queste persone verso di noi. Se si facesse scherma, ci sarebbe meno attenzione. Per me è un piacere: quando trovo persone al cancello, scendo dalla macchina. Noi dobbiamo dare qualcosa a questo movimento: quella volta in cui ho trovato il bambino, io avevo la tuta dello Zenit, che mi riconobbe come allenatore della Roma fui felice. Come si parlava della squadra invisibile, questi ragazzi hanno fatto qualcosa di grandioso, ma dietro c’è quest’altra gente che lavora dentro Trigoria, come i magazzinieri. Tutti hanno lavorato in modo corretto, hanno fatto trovare tutte le cose a posto e loro sono stati fondamentali o importanti per questo risultato finale. Decisivi per questo risultato finale”.

C’è un aspetto in particolare che le è particolarmente piaciuto da quando è tornato e un aspetto su cui migliorare?
“La cosa che mi è piaciuta l’ho detta, conoscendo questa squadra ho visto presupposti di crescita, rispetto dei ruoli, voglia di determinare. Quello è stato, fin da subito, l’atteggiamento che si è evidenziato entrando dentro lo spogliatoio. Poi si è visto, perché è attraverso questo. Quello che bisogna provare a fare è migliorarsi in tutte quelle cose che ci hanno accompagnato. C’è sempre la possibilità di fare un passettino in avanti, noi possiamo, con il nostro atteggiamento, cambiare la nostra vita e anche la vita degli altri. Per cui dobbiamo credere che ci possa essere sempre qualcosa di meglio da fare, non sarà facile, ma l’intenzione deve essere quella. Andare a creare il presupposto di far vedere che le nostre qualità sono ancora più alte”.