da romanews.eu

Il ds giallorosso risponde alle domande dei giornalisti nella sala stampa di Trigoria

Ieri ha parlato di una lentezza dei movimenti di mercato. Da cosa sono dipesi?
“E’ un ritardo dovuto a situazioni contingenti. Avevamo individuato degli obiettivi di mercato che poi si sono allungati. Ci sono state alcune situazioni contraddittorie, avevamo bisogno di calciatori subito. Con un po’ più di fortuna avremmo potuto concludere altre operazioni. Quello che volevamo fare l’abbiamo fatto e ne sono soddisfatto”.

Lei sceglie ogni giocatore con scrupolo quasi maniacale. Perché ha scelto Ibarbo, Doumbia e Spolli?
“Per me prevale l’istinto. Abbiamo preso giocatori forti con scelte strategiche. Abbiamo sacrificato Destro perché alcune situazioni lo mettevano a disagio. Era generalmente insoddisfatto. Avevamo bisogno di confidare nella voglia, nella forza, nell’immediatezza dell’impegno di un progetto che un calciatore deve sottoscrivere. Destro è stato un giocatore molto forte. Non ho visto un consenso generalizzato per lui, ma eravamo certi che fosse il prossimo centravanti della Roma. Può ancora esserlo, potrebbe tornare, ora è momentaneamente al Milan. Se non tornerà avremo fondi per investire altrove, è un ragazzo nostro, cresciuto qui, dimostrando di poter essere un calciatore di grande rilievo. L’abbiamo sostituito con un giocatore dai numeri imbarazzanti (Doumbia, ndr), che si è cimentato in contesti europei. Ho avuto la sventura di incontrarlo 4-5 anni fa nel Palermo e mi ha abbagliato. Sarà presto da noi, giocherà un match importantissimo stasera. Il campionato è lungo, gli impegni sono premiati. Siamo usciti ieri disgraziatamente, ma ci tuffiamo subito su un’idea di poter concorrere e vincere l’Europa League. Sarebbe un trofeo di grande rilevanza e propedeutico alla Champions League. Dovremo stare molto attenti al Napoli, difendendo il secondo posto e attaccando il primo posto, in cui crediamo ancora”.

Oggi parla per la crisi di risultati che c’è. Non vince da più di due mesi in casa. Perché non ha individuato un rinforzo sulle fasce, data la fatica di Maicon e i problemi di Torosidis?
“Perché è stata una scelta tecnica. Ci fidiamo di Maicon e Torosidis, che non ci hanno mai tradito. Il greco è pragmatico, sa che deve fare, non ci ha mai deluso. Di Maicon sapevamo alcune sofferenze, ha una soglia di sopportazione molto alta. Ieri è stato stroncato dalla critica. Abbiamo preso gol, ma anche dopo l’uscita del brasiliano non è cambiato moltissimo. Lui non è bocciato, sappiamo perfettamente delle sue qualità, delle sue possibilità, dei problemi che si è portato dietro. Continuerà a fare bene per la Roma come ha fatto l’anno scorso e lungamente quest’anno”.

Sembra che la Roma si debba aggrappare a questi nuovi acquisti. Sono uomini pronti per risollevare la squadra?
“Auspichiamo che i nostri giocatori si innalzino a livello internazionale, vincendo la Coppa d’Africa, ma avrei preferito un’eliminazione. Lo dico onestamente. So che tengono a questa competizione, ma ci mettono in condizioni di grande disagio. Ci sono contingenze sfortunate, vedi Iturbe. E’ un momento così, siamo vittime di una congiunzione astrale negativa. Si è presentato Ibarbo, ma l’abbiamo fatto arrivare in sala stampa con una contrattura. Ha del comico, è quasi imbarazzante per noi, ma recupererà in fretta”.

La Roma giocava bene ed otteneva grandi risultati. Poi è arrivato il doppio appuntamento col Bayern. E’ un caso che da lì la squadra abbia cambiato ritmo?
“A Monaco si è provato ad abbassare il ritmo degli avversari, all’andata c’è stato molto disagio. Abbiamo affrontato una squadra ben più forte di noi, subendo una sconfitta esagerata. Poi qualcosa si è perso, c’era un’idea di mutuo soccorso in campo. Sono cose spontanee, si perde a volte la voglia di conquistare il risultato con le unghie e coi denti. Cosa che la squadra ha fatto per un anno e mezzo. Ci sono situazioni che non girano. Tutto ciò che di buono abbiamo fatto tornerà. L’unico problema è minimizzare i tempi, recuperando anche quella stima generale che ci permette di pensare al nostro compagno come al miglior giocatore in campo. Noi però crediamo ancora allo Scudetto, per farlo dovremo difendere bene il secondo posto e attaccare il primo. Pallotta crede di poter portare questa squadra ad alti livelli”.

La vera differenza dall’anno scorso è stato il doppio impegno. Quest’anno non si è riusciti a gestirlo. L’anno prossimo abbiamo De Sanctis, Maicon, Torosidis a cui è stato rinnovato il contratto, Totti con un anno in più e Strootman che non ci sarà. Come si possono tranquillizzare i tifosi? E’ difficile dire “l’anno prossimo ripartiremo al meglio”.
“I contratti di questi ragazzi (che io immagino come punti di forza) non li considero sprecati. Sono all’interno di un percorso che non ritengo concluso. Questi ragazzi meritano la Roma, si devono sentire dentro un progetto in essere. Non posso dirgli di tirare le cuoia quest’anno per poi vedere cosa succede. Devono essere giocatori di oggi e di domani. Poi potrei anche pensare di trovare soluzioni alternative. Maicon ieri è stato il vero problema della Fiorentina, ma la sua prestazione è stata definita ignobile. Nella ripresa è calato, certo, ha subito un colpo che l’ha condizionato. Sappiamo di poter andare avanti con lui, se non ce la fa c’è Torosidis, definito da voi stessi giocatore dall’alta affidabilità. Il mister ha cercato di impostare Florenzi terzino destro con ottimi risultati. Andiamo avanti, i problemi non si risolvono con l’aspirina”.

Si potevano fare acquisti differenti?
“Considero Higuain uno dei migliori in Europa. Ma quando qualcuno di voi ipotizza acquisti di un certo tipo mi viene da pensare. Iturbe, innanzitutto, non è costato 31 milioni ma 22. E’ un giocatore importante, fa cose che amanti del calcio dovrebbero apprezzare. Dobbiamo guardare quello che un giocatore produce. Pallotta vuole vincere lo scudetto, se non lo vince quest’anno lo vince il prossimo, ha una mentalità disconosciuta. Non cassiamo la parola Scudetto, è questo l’obiettivo della Roma. C’è una società che fa capo a Pallotta che sta facendo un lavoro incredibile. Detto ciò non tiriamo fuori giocatori tipo Cavani mettendo in mezzo cifre qua e là. Lui costerebbe tanto quanto il ricavo annuale di questa società. Ai tifosi che gli racconto? Investo tutto i ricavi di un anno per Cavani? Abbiamo preso Doumbia, ha una media di 0.90 gol a partita. Avete sempre lamentato la sterilità offensiva della Roma, ora abbiamo portato un giocatore dalla media gol importante. Voi direte che è facile segnare in Russia, ma sappiate che non è così. Lui ha fatto anche gol in Europa. Allora? Che gli dico alla gente?”.

La sua carriera si è contraddistinta per la scoperta di giovani talenti. Quest’estate sembrava che lei avesse portato giocatori validi. Ma l’impiego di questi giovani è stato nullo.
“Meglio così, che Garcia sia stato attento ai giovani. Perché se toppavano avrebbero preso 4 in pagella e sarebbero stati bruciati. La Roma continuerà ad individuare giovani e a prenderli. La Roma richiede risultati immediati e mettendo i giovani a volte si rischia. Ma c’è un progetto giovani ben attivo. Vogliamo controllarli, magari mandandoli in altri circuiti. Con Jedvaj abbiamo fatto una piccola plusvalenza che può tornarci utile. Non possiamo chiedere ad un giocatore di utilizzare sempre i giovani perché un po’ tutti speriamo in risultati immediati”.

Si è parlato molto della preparazione. Cosa ne pensa lei, dato che la scelta del preparatore è stata del tecnico?
“La scelta è stata condivisa. Il primo colloquio l’ho fatto io. Paolo Rongoni è un uomo che lavora in maniera indepessa 13 ore al giorno. Propone le sue soluzioni tutti i giorni. Gli infortuni sono situazioni legate anche ai tempi e allo stress che produce il calcio. Non possiamo imputare tutto ciò che succede al preparatore atletico. E’ un uomo che merita fiducia. Andremo avanti con lui”.

Fino a pochi giorni prima, la Roma si era mossa con Salah, Luiz Adriano e Chiriches. Sono stati sondaggi strategici?
“E ti dovrei rispondere? Mi smaschereresti. Quando si parla di mercato si fa un po’ di confusione, si toccano diversi obiettivi centrando quello che infine vuoi. Non ho usato atteggiamenti dolosi”.

La Roma si è privata di Destro con diritto di riscatto, non obbligo. Questa operazione ha un senso? Doumbia è superiore a Destro?
“L’ho voluto io, perché il Mister l’avrebbe tenuto. La pressione su Destro era troppo grande per lui. Ho preferito prendere un giocatore più esperto per dargli la chance di giocare un po’ di più nel Milan e poi vedere cosa succede. Se il Milan lo riscatta ho intenzione di prendere quei soldi per puntare un giocatore che ho già in mente. Sennò torna e ci darà una mano”.

Sta valutando l’idea di andar via prima della fine del contratto?
“La Roma è il mio tumulto giornaliero, voglio fare qualcosa di importante. Vado via se mi crollano i polmoni, se mi passa la voglia di incazzarmi con la gente. Voglio star qui, vuole starci anche l’allenatore. Garcia serve alla Roma per la sua sensibilità calcistica. L’allenatore intende onorare il suo contratto alla Roma qualsiasi cosa possa succedere nei prossimi anni perché vuole vincere con la Roma, e vi garantisco che ha ricevuto proposte irrinunciabili. Per questo dovete fidarvi di lui e del suo staff”.

La società pensa che il responsabile sia Garcia? O se ne sta assumendo troppe?
“Non le ha solo lui, lui guida il gruppo. Altre ne ho io. I giocatori li prendo io con l’avallo dell’allenatore (eccetto Gervinho, voluto fortemente da lui). Esiste una pressione in senso negativo della squadra. Dipende tutto da molti fattori. Nella squadra è cambiato qualcosa di chimico, perché questo è un gruppo di ragazzi straordinari, di persone dall’alto profilo. A volte la psiche è incontrollabile. L’anno scorso, ad esempio, eravamo una sorta di associazione di mutuo soccorso. Se sbagliava uno, l’altro ci metteva una pezza. Quest’anno quando sbagliamo rimaniamo nella solitudine dell’errore. Quindi si procura un guasto. Dipende dalla psiche: sono cambiati alcuni obiettivi personali. Non basta un’aspirina, ci vogliono gli antibiotici. Ma ci vuole un lavoro straordinario della squadra. Troveranno loro una soluzione per trovare calcio avvolgente, profondo, incisivo. Torneremo ad esserlo”.

Si è passati dal vincere lo scudetto a un secondo posto da difendere…
“C’è un’idea iniziale da onorare, quella di vincere lo Scudetto. Ho voluto usare un panegirico per non usare la parola Scudetto. E’ stato un trucco dialettico. Vogliamo onorare l’idea iniziale. Per attaccare il primo posto dobbiamo riprendere il secondo. Dobbiamo vincere le partite, facendolo sarà inevitabile attaccare la vetta. Non è cambiato l’obiettivo. Oggi ho 4 punti dal Napoli e 7 dalla Juve, è ovvio che serva difendere il secondo posto per attaccare il primo”.

Non vincendo lo Scudetto, Garcia avrà la stessa voglia nel continuare il progetto?
“Garcia non se ne andrà da Roma fino a che non avrà vinto lo Scudetto a Roma. Lo ha detto di fronte ad offerte che nessun altro avrebbe rifiutato”.

L’anno scorso il rinnovo più importante è stato fatto su Pjanic. Si aspetta di più?
“Sì, lo sa. Mi aspetto che diventi un leader, un protagonista. Ora non sta tanto bene, soffre di un problema tendineo, si avvicina alle punizioni con titubanza. Passerà in pochi giorni questo problema”.

Pensa che il match di Torino abbia demotivato i giocatori?
“E’ passata e l’abbiamo persa. Ora aspetto il ritorno”.