sabato, Maggio 10, 2025 Anno XXI


da romanews.eu

Rudi GARCIA si appresta a concludere la sua prima stagione alla guida della ROMA, una formazione che ha occupato una parte sostanziale della sua biografia. Il tecnico francese ne parla alla trasmissione Le Invasioni Barbariche, su La 7.

Rudi GarciaIl presidente D’Alema ha detto che a Chiellini avrebbero dato 2 giornate. Lei che ne pensa?
Che la bellezza del calcio è che tutti ne parlano, anche i politici.

Tu sei la rivelazione dell’anno, sei l’allenatore di cui si è più parlato. Sotto la tua guida la Roma è seconda con 76 punti.
Sì, stiamo facendo un campionato da record, ma non è ancora finita la stagione.

Pensi di poter vincere lo scudetto?
Penso che non dipende da noi. Noi proveremo a vincere sabato e poi dipenderà dalla Juve.

Parliamo di quello che è successo. La Roma ha fatto ricorso per la squalifica di Destro. Ma Destro questa manata l’ha data?
Quello che devo dire è che Mattia non è un giocatore violento e il calcio è uno sport di contatto, c’è una lotta tra i giocatori per prendere la miglior posizione. E’ vero che Mattia ha dato la manata, ma l’arbitro ha visto tutto, quindi non c’è prova tv. Se la moviola entrasse in campo sarebbe un bene. Siamo nel XXI secolo.

Pensi che la Roma sia perseguitata?
No, non penso questo. Io faccio il mio e l’unica cosa che conta è fare bene.

Come farete senza Destro?
Giocherà un altro. Anche se penso che questo ricorso si può vincere.

Come va con l’italiano? Bene direi.
Da nove mesi parlo l’italiano, lo capisco bene, a volte sbaglio a parlare.

E’ vero che capisci meglio il romanesco perchè somiglia all’andaluso?
Sì, ma abbiamo anche la fortuna di avere quattro giocatori che sono romanisti e romani in squadra.

Conosci la squadra della mia città (Ferrara)? Ci giocava Fabio Capello. L’hai conosciuto?
Sì, certamente lo conosco. In Italia ci sono grandi allenatori, anche per questo è stato un piacere essere venuto in Italia ad allenare.

Parliamo dell’incontro con Sabatini. Tu eri in vacanza a Marrakesh, quando ricevi una telefonata e ti dicono: domani devi essere a Milano.
Sì, questo mostra quanto il calcio sia internazionale. Ero a Marrakesh, poi a Milano da Sabatini e poi a New York a conoscere la proprietà americana, poi a Lille per vedere il presidente.

Com’è stato l’incontro con Sabatini?
E’ un uomo che mi piace, ti guarda negli occhi. Carattere forte ma è sincero, è un persona tutta d’un pezzo.

Il tuo agente ti disse: “Non ci sono tante possibilità, ma vai”.
Anche Walter mi disse così…

Dopo tre giorni vai a New York e non c’eri mai stato. E’ strano a 50 anni.
Sì, è vero, ma può succedere. Anche quando sono andato da Pallotta non ho visto niente, quindi ci dovrò tornare.

Quindi hai lavorato solo sul campo.
Sì, ma è un privilegio. Dico sempre che il mestiere dell’allenatore è un po’ come un servizio dopovendita, 7 giorni su 7, 24 ore su 24.

Tuo padre ha contato molto nella tua vita. Era giocatore e allenatore. Ma come padre com’era?
Era un padre spagnolo. Con autorità, voglia di fare bene per i suoi figli, era un esempio anche se, quand’ero giovane, non mostrava mai i suoi sentimenti, ma bastava uno sguardo per capirlo.

Una pagina molto triste del libro è quando racconti che tuo padre è morto mentre guardava una partita.
Sì, ma penso che lui sognasse questa morte. La sognava quando giocava.

Le sue ultime parole sono state: “Perché non fa giocare Tulio de Melo?”
Parlava con mia mamma di me. Era una buona scelta non fare giocare quel giocatore quella volta. Era uno scherzo. Lui guardava tutte le mie partite.

Da quando non c’è più, dato che prima lo chiamavi prima delle partite, adesso chi chiami?
La mamma. Ho voluto che lei tenesse questo numero di telefono. Prima della partita faccio due telefonate. Una ad un allenatore che segue tutti gli avversari e a mamma.

E che ti dice?
Stai tranquillo.

Quando sei arrivato molti ti hanno accolto bene, altri come Gasparri si chiedevano: “Garcia chi?”
Mi piacerebbe rincontrare quest’uomo.

Disse Garcia chi? L’amico di Zorro?
Sì, sì, la battuta era quella. Di alto livello…

E se lo incontri?
Sarà tra lui e me.

Ho paura per lui. Ma niente di violento, perché voi romanisti non siete violenti.
No, io penso che quando uno tifa una squadra deve tifarla fino alla morte. Quando una squadra non va bene è lì che abbiamo bisogno del sostegno dei tifosi, perché quando va bene è facile tifare.

Sei arrivato con molto da ricostruire.
Era la prima cosa da fare: fare in modo che sul viso dei giocatori tornasse il sorriso e poi fare il meglio sul campo per rendere i tifosi orgogliosi della propria squadra. Questo obiettivo l’abbiamo già vinto e sono fiero di ciò.

Come ti ha accolto Totti?
I più grandi del calcio sono sempre gli uomini più normali, umili, che giocano per la squadra. E Francesco è uno così, pensa sempre alla squadra, al bene della Roma. E’ uno dei più grandi giocatori della storia del calcio: chi ha questo talento può anche mostrarlo in Europa. Peccato per quest’anno, ma l’anno prossimo ci saremo.

Sei molto ambizioso?
Molto, è normale.

Ti sei innamorato della Roma?
Tanto. E’ facile sentirsi romanista prima e anche romano: la città è bella, mi piace la lingua.

I giocatori sono quasi come i miei figli. Come si può allenare una rosa senza amare i propri giocatori? 
Per me non è possibile. Se uno mi stesse antipatico parlerei con lui, farei in modo di capire il perché. E’ una cosa molto importante quando scegliamo i giocatori, sapere che ne arrivino di grandi, ma specialmente uomini. Con gli uomini è più facile raggiungere i risultati.

Milan o Inter: chi assomiglia come gioco?
Faccio in modo che la mia Roma abbia un’identità di gioco. Specialmente in questi tempi duri la gente viene allo stadio per divertirsi. Il gioco deve essere spettacolare, la gente paga. A volte risparmia su altre cose per venire allo stadio. Inter o Milan? Non mi importa. Mi importa essere davanti in classifica.

Come finisce questo campionato?
Rimangono 6 partite. Dobbiamo fare bene.

Non sono mai stata all’Olimpico.
Ti invitiamo. Devi tifare la Roma.

Finiamo con Forza Roma?
Daje Roma!!