Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutovenerdì, 20 Dicembre alle ore 02:55
Pene a tre tifosi dell’Udinese per le lesioni e le ingiurie a un bimbo, suo zio e a due poliziotti prima del match con il Napoli.
UDINE. Chiunque segua il calcio e vada allo stadio, ricorderà l’episodio: era la domenica del 28 novembre 2010 e il Friuli si preparava a ospitare il match Udinese-Napoli. A guastare la giornata, poco prima del fischio d’inizio, era stata l’aggressione subita da due tifosi partenopei – un bambino con lo zio – e, subito dopo, dalla coppia di poliziotti in borghese intervenuti in auto per aiutarli. I presunti responsabili erano stati individuati di lì a qualche giorno dalla Questura, grazie all’attività d’indagine e, in particolare, ai filmati delle telecamere. Ieri, per tre dei quattro imputati, tutti ultras dell’Udinese, il giudice monocratico del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, ha pronunciato sentenza di condanna.
Le pene più alte sono state inflitte a J. S. 31 anni, e a D. B., 29: 1 anno e 2 mesi di reclusione al primo e 1 anno e 1 mese al secondo. C. F., 39 anni, di Udine, è stato condannato a 7 mesi di reclusione, con la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena.
Rispondevano tutti di concorso in lesioni, danneggiamento e ingiurie (oltre che di oltraggio riqualificato a sua volta in ingiuria). Accogliendo la tesi difensiva, secondo la quale gli ultras non avrebbero riconosciuto nelle due persone sopraggiunte in soccorso dei tifosi azzurri altrettanti poliziotti, il giudice ha assolto gli imputati dal reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale con la formula «perchè il fatto non costituisce reato». Diverse le conclusioni alle quali era approdato il pubblico ministero onorario, Alessandra Cadalt, che aveva chiesto la condanna più pesante di 3 anni e 4 mesi per F. e pene di 2 anni e 3 mesi per tutti gli altri.
Dal procedimento esce completamente “pulito” S. M., 32 anni, di Udine: riconosciuto estraneo ai fatti, è stato assolto con la formula «per non aver commesso il fatto». L’avvocato Giovanni Adami – che, oltre a lui, difendeva anche F. e B. – ha dimostrato come nel suo caso si fosse trattato di un errore di riconoscimento. A confermarlo, a dibattimento, sono stati i quattro testimoni che hanno raccontato di averlo visto a una quindicina di metri di distanza dall’auto finita nel mirino degli altri ultras.
Nessuno sconto, invece, sul piano risarcitorio. Il giudice ha condannato F., S. e B., in solido, al pagamento dei danni alle parti civili: 4.500 euro l’uno agli agenti di Polizia, costituitisi con l’avvocato Sebastiano Mascherin, e 6.500 euro allo zio e 8.500 al nipotino, rappresentati dall’avvocato Giovan Battista Campeis. Per quanto riguarda le lesioni, il referto dava 2 giorni di prognosi a un agente e 3 all’altro, 7 allo zio e 10 al bambino. Tifoso “in erba” al quale, il mese dopo, il presidente dell’Udinese, Franco Soldati, aveva deciso di regalare la maglietta del capitano Totò Di Natale.
Quella domenica, a scatenare la reazione degli ultras bianconeri erano state la bandiera e la sciarpa del Napoli con le quali il nipotino e lo zio, partenopei d’origine ma residenti a Buttrio, erano passati vicino alla curva Nord. Avevano il biglietto d’ingresso in tasca e il posto riservato in tribuna. Avvicinati da un gruppetto di ultras, erano stati in breve accerchiati e presi a male parole.
La scena, per fortuna, non era passata inosservata a due agenti in borghese della Squadra mobile di Udine, che si trovavano nei paraggi e che non hanno esitato a soccorrerli, facendoli salire sulla loro Punto. Lungi dal desistere, gli ultras si erano quindi lanciati contro l’auto, sferrando calci e pugni e mandando in frantumi, verso l’interno, i cristalli laterali.
[Fonte: Messaggero Veneto]