domenica, Luglio 06, 2025 Anno XXI


da romanews.eu

Daniele DE ROSSI, centrocampista della ROMA, è il protagonista dell’esclusiva settimanale di Roma Channel. Ecco le sue parole trascritte fedelmente ascoltando l’audio dell’intervista (parola per parola):

Walter SabatiniCome stai vivendo questo momento?
Sto bene, sto bene moralmente, perché stiamo vivendo una stagione importante, piacevole, entusiasmante. Fisicamente non è sicuramente il miglior momento di forma della stagione, ho questo problema che ormai tutti quanti conoscono all’alluce del piede sinistro che mi porto avanti da un mesetto. E’ una cosa che sicuramente andrò a risolvere in breve tempo, anche con l’aiuto di queste piccole vacanze invernali, un po’ di riposo, serve solo quello, non c’è bisogno di cercare nulla di particolare.

Nessun problema contro il Milan?
Continuerò come ho fatto fino ad ora, a giocare ed allenarmi. Il problema era che facevo anche un po’ di fatica ad allenarmi, qualche aiuto di antidolorifico per la partita e riusciamo a giocare quasi come se niente fosse.

Gli mostrano una clip della sua prima intervista, con il suo primo gol in carriera…
E’ impressionante la differenza, assomiglio in particolare a mio cugino, che ora ha l’età che avevo io nel video, ha fatto un po’ effetto, è sempre un ricordo piacevole quello, rimarrà un ricordo piacevole. Una giornata stranissima per me, mi ricordo come se fosse adesso tutti i momenti per me, il momento in cui ero tornato a Trigoria a riprendere la macchina, c’era ancora 90° minuto. Tornavo tutti i giorni a casa quando ero piccolo e la sera alle 6 guardavo 90° minuto e quel giorno c’ero io, feci le corse per tornare a casa e per vedermi su 90° minuto, che era un appuntamento settimanale in tutta la mia famiglia, ma di tutti quanti gli italiani, insomma non c’erano le pay per view, non c’erano questi mille canali. 90° minuto ci spiegava cosa era successo la domenica, che avevamo potuto sentire con le radioline o sul televideo, è stato un momento bellissimo, anche se non parliamo di 50 anni fa. Io e 90° minuto con il mio primo gol in Serie A non lo dimenticherò mai.

Hai mai pensato di essere un predestinato?
Io me lo spiego con il fatto che sono sempre stato uno con una buona dose di sangue freddo, uno che non si emoziona particolarmente quando il gioco diventa un po’ più duro, quando diventava professionismo, quando stavo ad affacciarmi a qualcosa che era più grande di quello che ero in quel momento. Ho sempre affrontato le cose con grandi serenità e grande professionalità, per un ragazzo giovane, e lo vedo anche adesso con occhi più distanti, l’approccio alla gara vera, alla gara con i tre punti, alla gara per la quale tutti ti giudicheranno, è difficile, io l’ho sempre vissuto bene. Il titolo di predestinato credo che sia un titolo che vada attribuito ad un altro tipo di giocatori, i fuoriclasse assoluti, che nascono uno ogni 10 anni in ogni paese del mondo. Penso di essere stato un giocatore con grande carattere e personalità, ricordo che Capello in una delle sue prime interviste lo disse, disse che era una delle mie doti migliori. Per me quello che dice Capello è sempre scolpito nella pietra, è legge.

Cosa ha significato il gol a Livorno per te e per la squadra?
Io lì già mi sentivo un altro tra virgolette, è stata un’estate particolare per me, lo sanno anche i sassi. Era un momento particolare perché io non mi sentivo quasi più quello che ero per i tifosi, per la gente, per i miei compagni, era un momento difficile. Facemmo un’amichevole a Terni, forse è la prima volta che lo dico pubblicamente, l’ho detto solo alle persone più care e a cui voglio bene, mi trovai in difficoltà prima della partita, non mi sentivo quasi a mio agio, non sapevo perché andavo a giocare, pensavo che quello che era successo due mesi prima, fosse impossibile da cancellare, a livello di statistica, a livello di albo d’oro. Le cose si riconquistano soprattutto se hai un passato importante, quel gol a Livorno, oltre ad essere importante per il nostro inizio, perché era importante iniziare con una vittoria, fu una bella spinta anche per me, nonostante quel giorno fossi già stradeciso riguardo il mio futuro e straconvinto di quello che si andava ad affrontare. Non pensavo di vincerle tutte inizialmente, non pensavo di fare così bene, ma avevo già inquadrato, e penso che sia una mia dote inquadrare presto le persone, i miei compagni e soprattutto il mio allenatore.

Ti dà fastidio che De Rossi vada ‘riscoperto’?
Questa è una città che tende a gonfiare un po’ tutto, quando vai bene ti fanno passare per un supereroe, poi dobbiamo accettare che quando fai una stagione sbagliata diventano quattro stagioni sbagliate, una partita sbagliata diventanto tre, poi sei, poi dieci e poi una stagione. Avrei avuto problemi con cinque allenatori, è un po’ un giochetto che viene automatico quando una città come questa vive di calcio e di pallone, il pallone è bello, ma anche brutto per questo motivo: ne possono parlare tutti. Il pallone è di tutti e quindi parla gente che sa di cosa sta parlando, parla tanta gente, a volte tanta gente che conosce il calcio fa fatica a rientrarci, a lavorarci dentro al calcio, fa fatica a trovare qualcosa anche dopo aver fatto anni e anni di carriera e invece magari viene dato tanto risalto a gente parla di calcio dalla mattina alla sera in televisone o nelle radio, magari che fa anche calcio in campo, e che non sa neanche come è fatto un pallone, che non ha mai toccato un pallone, che parla per interessi o per poca cognizione e conoscenza, però qui andiamo a sforare in un problema che è di tutti. Ci saranno dappertutto persone che non sanno quello che dicono, persone che non ti ameranno e che cercheranno di sceditarti per quello che fai, poi sta a te, in questo caso a me, giudicare con onestà il mio operato, quello che ho fatto in questi anni, quello che ho fatto l’anno scorso, quello che ho fatto due anni fa, io custodisco gelosamente i miei insuccessi, le mie stagioni negative, che secondo me sono molto poche, ma che ci sono state e sicuramente cose sulle quali lavorare e migliorare.

La tua corsa verso la curva è l’immagine più bella del tuo rapporto con la tifoseria?
Sì, tutto molto spontaneo, molto momentaneo, molto poco studiato. Anche quando guardo il calcio e vedo i miei colleghi segnare, preferisco un’esultanza un po’ più così, magari disordinata, magari un po’ esagerata, magari a volte quando ti riguardi ti imbarazzi anche, che quelli che fanno quelle studiate. E’ una cosa che mi piace nel calcio, il giocatore sanguigno che esulta come capita.

Gli mostrano una clip…
Ricordavo perfettamente tutto, poi io quando le guardo lo faccio con un occhio particolare, il gol in sè me lo ricordo, lo avrò visto mille volte, io guardo i momenti. Il gol contro l’Inter non riesco a vederlo con gioia, nonostante quella sera abbiamo vinto, è una stagione a cui penso ogni tanto di notte, il fatto della partita persa con la Sampdoria, il fatto di non aver vinto quello scudetto, quindi un gol o una serata che può essere meravigliosa, perché poi quella serata fu meravigliosa in cui dopo festeggiammo con Luca Toni, fu una serata fantastica, quelle per le quali vale la pena giocare a calcio, al di là del gol, ma per quello che si vedeva con i compagni, però c’è sempre il ricordo negativo di essere arrivati secondi. Per la Roma non è un risultato negativo, ma per come erano andate le cose è stata una bella mazzata. Rivedere i compagni con i quali hai giocato, oggi per esempio c’è Juan che ci è venuto a trovare qui a Trigoria, il calcio ti regala cose che tanti fuori non vedono, ma sicuramente quello che mi ha regalato a me il calcio e quello che continua a regalarmi, perché non è che son finite là, non si può vedere in una clip. Lo posso condividere con i miei tifosi perché sono una parte importantissima della mia vita e sono una cosa grandissima che mi ha dato il calcio, ma il rapporto con i compagni, lo spogliatoio, lo scherzo, il cazzeggio, la quotidianità, questa cosa qui è una cosa che io vedo dietro ogni cosa. Al gol contro la Reggina mi ricordavo quello che era successo nella riunione prima con Spalletti, era una delle prime partite sue e ancora non aveva la confidenza per massacrarmi per come ha fatto poi per tutti gli anni, insomma era un pungersi continuamente, sorrido perché penso anche a questi episodi.

Cosa è cambiato dal 26 maggio? Vi ha dato una spinta particolare? Quali sono le differenze? 
Le differenze sono evidenti, basta guardare la classifica e basta guardare quello che stiamo facendo, basta sentire e odorare l’umore della piazza. E’ stata una spinta inevitabile per tutti quanti, anche se poi tanti di quelli che ci sono quest’anno non c’erano, tanti di quelli che sono protagonisti quest’anno non c’erano, perché se guardiamo la squadra che gioca spesso, l’allenatore, lo staff, non sapevano neanche cosa era il 26 maggio, giustamente gli deve interessare fino a un certo punto. Quello che si è creato però è anche figlio di quella partita e figlio del fatto che hai preso del materiale umano troppo importante, materiale umano che va al di là del calciatore, hai preso dei giocatori che hanno vinto, giocatori che hanno la mentalità dei giocatori grandi, giocatori che stanno qui per vincere. Poi hai preso uno dei migliori allenatori che potessi prendere, tra quelli che ho avuto io il migliore a gestire il gruppo in assoluto. E’ una persona e un tecnico che forse di meglio non si poteva scegliere, per quel momento storico, anche pensando ai fenomeni di allenatori che ho avuto io, Capello, Lippi, mi son espresso abbastanza chiaramente su tutti ed ho avuto un rapporto meraviglioso quasi con tutti veramente, questo credo che sia stato l’allenatore perfetto per uno dei momenti più bassi della nostra storia. Serviva il suo carisma, anche quella serenità, quella lealtà, quella pacatezza che a volte ci ha aiutato a ripartire, si vedeva già dall’America, dal gruppo che si era creato, ricordo un giorno che abbiamo scherzato sul pullman, abbiamo cantato, le cominci a respirare da lì le cose, che poi dopo puoi arrivare primo, quarto, terzo, ma sicuramente non vai ad affrontare una stagione svaccando come è successo negli anni passati. Svaccando nel senso che perdi un pezzo a desta e a sinistra, che c’era qualcosa di importante si vedeva già da lì.

Ti ricorda un po’ Capello come autorevolezza e attenzione ai dettagli?
Credo che i record e i numeri gli abbiano avvicinati molto, credo che anche per un motivo anagrafico, per l’età che hanno, non possono essere molto simili. Capello per me è proprio l’esempio, l’esempio, a parte quello dei miei genitori, che mi ha fatto diventare un calciatore rispettoso, Capello è un fenomeno dal lunedì alla domenica. Quando pensi  che non ti sta guardando, ti guarda meglio di quello che sta a mezzo metro, è una persona leale, un allenatore fortissimo, ma è inutile che lo dico, Garcia ha queste qualità, ma anche per l’età è più vicino ai giocatori, più giocherellone, non che Capello fosse un musone, ma era forse un pochino più rigido, poi magari lo dico io che ero un giovane, non è che potevo mettermi a scherzare con Capello, però Rudi Garcia è forse ancora più attaccato come rapporto scherzoso e quotidiano con i giocatori.

Quali sono i vostri obiettivi? C’è questo duello vero con la Juventus? Potete lottare fino alla fine con loro?
Gli obiettivi sono chiari da inizio anno, non ho mai creduto e mai dato tanto peso a chi diceva che l’obiettivo era ritornare in Europa, secondo me la squadra nostra non si deve accontentare dell’ Europa League, è una squadra che deve andare in Champions League, che se va in Champions ha fatto un grande campionato. Per come è iniziato e per dove stiamo adesso non possiamo far altro che continuare a vincere le partite, quando vinci le partite prendi i tre punti, se gli altri vinceranno tanto quanto te arriveremo dietro. Sicuro se domani ci fosse Juventus-Napoli tiferei per il Napoli, non sto a guardare quella che mi sta dietro ed ho paura di quella che mi raggiunge da dietro, quando ho la Juve, una squadra di fenomeni, solo a tre punti, Io voglio riprendere la prima, noi vogliamo riprendere la prima, parlo di tutti quanti, quando parlavo di giocatori, del carisma, c’è gente abituata a vincere, c’è gente con una mentalità che non cambia mai, dopo i quattro pareggi, dopo la decima vittoria erano tutti lì sul pezzo pronti per affrontare il Torino, me lo ricordo, abbuamo mangiato tutti all’Olimpico, eravamo tutti carichi perché non volevamo che finisse questo momento, il momento non è finito, si è interrotto, si è interrotto anche con partite sfortunate che potevano andare meglio, dove abbiamo trovato portieri che si sono inventati le partite della vita, siamo stati sfortunati in un paio di partite non di più a livello di decisiono arbitrali, quello può succedere. Penso che ci fosse il rigore su Pjanic a Torino, e che ci fosse un rigore almeno contro l’Atalanta, credo che la Roma a livello arbitrale quest’anno abbia avuto il suo, non penso ci abbiano danneggiato tanto, il discorso è che chi ci sta davanti, in un momento ben preciso, è stato un po’ fortunato con glia rbitri, può succedere. Nel momento in cui non andavano benissimo le cose per la Juve, basti pensare al derby col Torino o a Chievo-Juve, hanno avuto degli episodi favorevoli che ci possono stare in un campionato e che come dicono tutti si pareggiano a fine anno e aspettiamo che vengano pareggiati.

Adesso c’è il Milan, partita dura e difficile, ci pensate alle diffide in vista del 5 gennaio?
Non ci pensiamo, però sappiamo che dobbiamo gestirle, soprattutto chi è diffidato e gioca nello stesso ruolo, parlo di me e di Kevin (Strootman, ndr), credo che uno può prendere l’ammonizione, tutti e due sarebbe sbagliato, sia per il discorso di Catania, sia per il discorso di Torinom, sia per il proseguio dell’anno. Il campionato non finisce a Torino, so che Juventus-Roma è tanto attesa da tutti i tifosi ogni anno e quest’anno sarà ancora più attesa, ma il campionato non può finire lì, lo dicono e lo sanno i mie colleghi della Juve, lo dicono da mesi e lo diciamo anche noi e ne siamo convinti,dobbiamo andare lì e affrontarla al meglio, affrontarla con massimo tre punti di differenza, il che significherebbe aver vinto con il Milan e con il Catania, che sono due altre partite difficili.

Il Milan ti fa paura con Balotelli e Kakà che sono tornati?
Io ho giocato contro il Milan di Nesta, di Pirlo, di Seedorf, di Kakà, di Schevchenko, quello era un Milan travolgente, non si dice paura. Era un Milan che vinceva Champions a ripetizione, era un altro Milan. Questo è un Milan che sicuramente, se vogliamo calcolare la nostra fortuna, non siamo stati ad incontrare adesso, c’è stato un momento in cui il Milan in campo aveva grosse difficoltà, adesso si è ripreso e sarà una partita molto molto difficile, sicuramente più difficile di quello che poteva essere un mese e mezzo fa.

Un augurio di Natale?
Buon Natale a tutti, soliti auguri che facciamo ogni anno, di salute, di serenità, di un buon anno nuovo, delle gioie, delle gioie legate non solo alla nostra squadra, ma quando siamo qui davanti non possiamo far altro che pensare che adesso il tifoso romanista si merita di gioire come sta facendo in questi quattro-cinque mesi, di cacciare via il più lontano possibile quelle che sono state le ultime due stagioni.