sabato, Maggio 04, 2024 Anno XXI


da iltempo.it

Due rigori negati ai giallorossi, un gol dubbio annullato. La «coppia d’oro» di Torino toglie altri punti a Garcia

Atalanta-Roma: il rigore (non dato) su GervinhoAdesso è davvero troppo. Per la quarta partita consecutiva dopo quelle contro il Torino, il Sassuolo e il Cagliari la Roma esce dal campo con l’amara consapevolezza di essere stata pesantemente danneggiata da alcune decisioni arbitrali e non ce la fa più a stare zitta, per quanti sforzi faccia.

E poi, come se non fossero bastate le sviste di Torino-Roma, anche a Bergamo a penalizzarla è stata la premiata ditta Damato-Banti, che ha deciso a suo sfavore tutti i tre episodi dubbi che si sono verificati nell’area dell’Atalanta. Per questo, ormai, a Trigoria si stanno cominciando tutti a domandare perché? Possibile che ogni volta che c’è un dubbio si fischi sempre contro i giallorossi? Possibile che la Roma non ha avuto nemmeno uno dei rigori che potevano starci assolutamente contro il Torino per il fallo di Darmian su Pjanic, contro il Sassuolo per il fallo di Marrone su Ljajic, contro il Cagliari per l’entrata di Dessena su Florenzi e, ieri, contro Atalanta?

Episodi, questi ultimi, riferibili alla trattenuta (con tanto di tirata di maglia, prima presa e poi subito furbescamente lasciata) di Cazzola a Gervinho al 41’ del primo tempo e al mani, clamoroso, di Canini sul tiro di Maicon al 30’ della ripresa.

Atalanta-Roma: il rigore (non dato) di CaniniNel primo caso forse il rigore poteva essere anche generoso, nel secondo sicuramente no, perché l’avambraccio di Canini era staccato dal corpo e con questo formava una sorta di angolo retto. Un gesto con il quale il difensore stoppava il tiro del romanista, come si vede bene dal replay dietro la porta. Già, da dietro la porta.

E lo sapete chi era l’arbitro addizionale che stava da quella parte del campo? Banti, proprio quello che diresse Torino-Roma. Sembra davvero superfluo aggiungere altro, anche se giova ricordare che in Piemonte, con lui direttore di gara centrale, c’era Damato, il fischietto di ieri, a fare l’addizionale e che fu proprio quest’ultimo a non vedere il fallo di Darmian su Pjanic. Lui che già nel 2010, sull’1-0 per i giallorossi, non si era accorto del fallo di mano dell’allora sampdoriano Zauri in quel famoso Roma-Sampdoria 1-2 che costò lo scudetto alla squadra allora guidata da Ranieri a vantaggio dell’Inter.

Tornando a Bergamo, poi, va detto che nel proseguimento dell’azione del rigore non dato ai giallorossi è stato anche annullato un gol a Bradley, che al momento del cross del compagno pare in linea con l’ultimo difensore atalantino. Una decisione difficile, certo, ma anche in tal caso presa, nel dubbio, contro la Roma, mentre dopo l’1-1 Damato non ha esitato ad ammonire per simulazione Ljajic, che si lascia cadere nel contrasto in area con Carmona.

Quando c’è da dare contro la Roma nessuno sbaglia, quando si potrebbe agevolarla dandole quello che merita, invece, è meglio lasciar correre. Ma si può accettare una cosa del genere? No, soprattutto dopo aver visto quanto hanno avuto le rivali. Con la Juve che ha vinto contro il Torino grazie ad un gol di Pogba viziato dal precedente fuorigioco di Tevez non rilevato da Mazzoleni e a Verona contro il Chievo perché a quest’ultimo era stata annullata da De Marco una rete buona per un fuorigioco inesistente di Paloschi (nell’occasione il segnalinee Preti aveva confuso quest’ultimo, arrivato da dietro, con Thereau). E il Napoli che ha superato il Torino con due rigori inesistenti concessi dal solito, pessimo, De Marco ed è passato a Firenze anche perché all’ultimo minuto è stato negato un rigore solare ai viola per uno sgambetto a Cuadrado, nell’occasione addirittura ammonito per simulazione da Calvarese ed espulso per doppio cartellino giallo.

Mentre la Roma ha avuto solo due dubbi a favore: il rigore del 2-0 a Milano contro l’Inter per un fallo di Pereira su Gervinho commesso fuori area e il rigore del 2-0 contro il Napoli per la reciproca trattenuta tra Borriello e Cannavaro. Ma in entrambe i casi, sarà bene sottolinearlo, i giallorossi stavano già vincendo. Negli ultimi quattro pareggi consecutivi che hanno rallentato la loro corsa, invece, le decisioni degli arbitri sono state sempre determinanti.

Franco Bovaio


da iltempo.it

Un arbitro arrivato al capolinea

Pessima direzione di gara e non solo per i rigori non assegnati da parte di Damato mal coadiuvato dagli arbitri d’area. Gli episodi più importanti e decisivi avvengono nell’area di rigore dell’atalanta. Nel primo tempo lancio per Gervinho che entra in area di rigore controlla il pallone ma vieve affrontato da Cazzola che si difende come può trattenendolo per la maglia e toccandolo anche sul piede d’appoggio : era calcio di rigore ed ammonizione dell’atalantino. Damato lontano dall’azione e mal assistito da Gervasoni, sbagliando, decide di far giocare. Nel secondo tempo al 31′ episodio ancora più evidente: fortissimo tiro di Maicon diretto nello specchio della porta Canini effettua una vera e propia parata sarebbe dovuto essre rigore ed ammonizione e essendo la seconda l’atalantino sarebbe stato espulso e l’atalanta avrebbe giocato per 15 minuti in dieci.L’intervento di Canini non può essere considerato involontario in quanto lo stesso chiaramente va con il braccio ad aumentare lo spazio di copertura (se non ci fosse la mano la palla andrebbe in porta) e il tiro parte da una distanza che permette al difensore di vedere la traiettoria del pallone. Avrebbe avuto la possibilità di girarsi di spalle.

Purtroppo per Damato (che non ha scusanti) da quella parte come arbitro d’area c’è Banti che come da noi anticipato in settimana era stata una designazione sbagliata.Avevamo detto: «Speriamo che dalla sua parte non accada nulla». Ma purtroppo per lui ,oltre a mettere insieme prestazioni scadenti, è anche sfortunato. Se Braschi avesse ragionato come noi avrebbe evitato al livornese questa ulteriore debacle… forse Banti è arrivato al capolinea.

Massimo De Santis


da ilromanista.it

Avete rotto il calcio

È bello pensare che Rudi Garcia si sia tolto l’auricolare in diretta Sky non per un problema tecnico, ma come unica risposta possibile alle domande di Marchegiani, Mauro e compagnia parlando (perché quello fanno: parlano). È ancora più bello vedere le loro facce sorprese e imbarazzate, tra lo stizzito e il piccato, quando Rudi Garcia ha fatto semplicemente presente che il rigore per la bella parata di Canini su Maicon non è «presunto» ma netto «perché l’hanno visto tutti». L’hanno visto tutti tranne quelli che hanno le televisioni, tranne quelli che commentano le immagini e le spiegano, tutti tranne chi fa opinione. È stato un attimo di imbarazzo, un momento di gelo nello studio dell’Itaglia televisiva (cioè dell’Itaglia tout court) perché loro avevano appena detto col sorrisetto: «se lo davano avremmo parlato di rigore generoso» e quell’altro che «no, non c’era», e invece arriva un omone elegante fresco e non itagliano che semplicemente dice la verità e li cortocircuita. Ma come? E il fair play? Ma come? e Sannino? e quelle boiate che piacciono tanto al potere tipo «dobbiamo pensare solo a noi stessi», «se la Roma avesse giocato come nell’ultima mezz’ora avrebbe sicuramente vinto»? Quelle cose Garcia le aveva già dette, soltanto che ne ha aggiunta un’altra sacrosanta facendo capire che una cosa non esclude l’altra, salutando il discorso e le loro facce da Damato con un purissimo «è un po’ troppo». È un po’ troppo troppo. È un po’ troppo tutto.

Le designazioni e gli errori in buona fede contro il Torino, il Sassuolo e ieri con l’Atalanta (ovvio sono in buonissima fede magari come quella mai rinnegata dell’interista Damato), quegli altri sempre in buonissima fede a favore della Juventus contro il Torino, il Chievo, il Genoa, il Napoli… È un po’ troppo tutto, è un po’ troppo pure che tutta questa storia venga premiata dal gol al 91’ di Llorente, come a volerti dire che tanto non cambierà mai niente, tanto sarà sempre come deve andare, che vincerà il potente e voi potete al massimo fare i Don Chischotte per una stagione, non di più, non più su. E quelle facce da trucco televisivo, quelle facce truccate come le partite nel’80, nell’86, nel 2006, nel 2008 eccetera, le ritroverai sempre con l’impunità negli occhi, stranite o stralunate quando qualcuno soltanto accennerrà ai propri diritti. È l’Itaglia signori, ed è uno schifo. E forse esserne campioni è un premio che merita chi se lo confeziona. Ma chi non lotta è complice. Chi s’arrende non è romanista. È l’Itaglia che porta dodicimila ragazzini allo stadio per farsi vedere pulita, col solito gesto melenso e buonista da pseudo pedagogia risorgimentale da libretto cuore che non significa niente: a cosa porta? Che vuol dire? Cosa insegna? Forse che anche i ragazzini strillano «merda» quando rinvia il portiere (nel caso specifico era Brkic, quindi occhio che potrebbe scattare la discriminazione razziale più che territoriale). Fine. Poi ci stanno tre minuti di recupero che sono la cosa più scandalosa forse. Tre minuti solo tre minuti giusto per dire una cosa: ai bambini insegnate (insegniamo) il rispetto delle regole e a credere in un mondo dove possa vincere chi se lo merita, non alle vittorie di cartone. Non li prendete per il culo i bambini. Nemmeno una tantum. Da tempo avete rotto il calcio.

TONINO CAGNUCCI