sabato, Luglio 12, 2025 Anno XXI


“Discriminazione territoriale.” E’ la nuova trovata dei poteri forti del pallone per svilire ancora di più la passione che ha sempre rappresentato la vera forza del calcio e di tutto quanto ruota attorno alla storia di una squadra e di una tifoseria.
Sarebbe il caso di fermarsi tutti, per un periodo lungo, per ricordare ai solerti “benpensanti” che il calcio senza tifo, senza libertà di farlo e senza, soprattutto, libertà di espressione, è una scatola vuota che non interessa più a nessuno, tantomeno alle televisioni che hanno avuto il merito di ammazzare uno sport in cui, da sempre, si rispecchia l’anima nobile di una città attaccata alle sue origini, alla sua storia e, appunto, al suo territorio. Quello che chi vive la curva come me, ma anche più di me sia chiaro, ha sempre visto come un bene supremo da difendere. Da difendere da chi offende le nostre tradizioni, da chi calpesta i nostri diritti, da chi cerca in tutti i modi di far passare la tua città per una “merda.” Una logica perversa, per tanti ma non per tutti, applicabile al calcio che poi è un po’ lo specchio della società in cui viviamo. Ma io sono orgoglioso di essere un portatore sano di “discriminazione territoriale.” Ci vogliono tutti seduti e composti, tutti uguali con quelle immagini false, ipocrite e tendenziose che le televisioni non perdono occasione di immortalare con le famiglie allo stadio con pop-corn e patatine al seguito. Un modello che non mi piace, che non ci piace. Sarebbe ora che le grandi curve lo capiscano e accantonino per una volta gli interessi economici, che in una curva di serie A sono all’ordine del giorno, in nome della dignità personale prima che di ultras. Quella dignità che tanti gruppi hanno perso con la tessera del tifoso. Ricordo come ieri la manifestazione di Roma dove la Curva Volpi fu degnamente rappresentata. Maglie uguali, slogan a squarciagola salvo poi, pochi mesi dopo, cedere al ricatto della tessera. Ma quali sono i risultati ottenuti? Zero!! Anzi, le tifoserie tesserate fanno di nuovo casino, ci sono spesso incidenti ma la tessera non si toglie. Meglio chiudere la curva o uno stadio intero per un coro.
Nel nostro piccolo a Chieti stiamo portando avanti con dignità la nostra protesta che non piace a tanti ma piace a noi. “Nostalgia canaglia” recitava lo striscione issato nel corso della rifinitura di qualche settimana fa quando, finalmente, abbiamo potuto dare sfogo alle nostre emozioni, alle nostre idee, alla nostra passione. Quello che manca al calcio di oggi dove gli ultras sono il male della società salvo poi vedere quotidianamente storie di politici corrotti, puttanieri, che si spartiscono mazzette e che fanno tutto tranne che il bene del proprio territorio. Quello che invece noi difendiamo e difenderemo a spada tratta, in pochi o in tanti non importa.
Non ci importa neanche che molti, specie a Chieti, additino gli ultras come delinquenti, come balordi sporchi, brutti e ignoranti. Noi, invece, siamo belli e fieri della nostra città. Un territorio, per usare un termine fin troppo abusato in questi giorni, che ci interessa più di ogni altra cosa…finchè morte non ci separi!
Jari Orsini
[Fonte: Tifo Chieti]

Per Corederoma
Paolo Nasuto