sabato, Luglio 27, 2024 Anno XXI


Aspettativa è una di quelle parole logore per il troppo utilizzo. Alla parola aspettativa ci si appoggiano infatti un po’ tutti, dall’insigne sociologo al serio economista. La usiamo molto anche noi che in fin dei conti siamo solo modesti, anzi, beceri tifosi. Che cos’è che ci ha spinto ogni domenica negli stadi di tutt’Italia se non l’aspettativa?E che cos’è che ci ha fatto amare così tanto il calcio, il nostro calcio, se non il cuginaggio (gemellaggio è una parola troppo forte) tra la parola “aspettativa” e la parola “attesa”?
Ne parliamo oggi perché non ci ricordiamo tempo che un campionato di calcio finisse così in anticipo. Ci saranno ora cinque inutili lunghissime giornate nelle quali non accadrà più nulla. O no?
Andiamoci piano.
Già aspettavamo tutti che prima o poi sarebbe arrivato il crollo dell’Inter.
“Dura minga, non può durare!” esclamavano il buon Ernesto Calindri e il grande Franco Volpi nella reclame della China Martini.
E invece è durata eccome, visto che non poteva non arrivare una squadra con quaranta giocatori di cui almeno cinque in ogni ruolo chiave, rinforzata dai meglio pezzi della squadra che aveva vinto il campionato l’anno precedente. Per complicarsi la vita, lo stolido interista, l’avrebbe potuta affidare ad un allenatore non molto capace, uno alla Mancini, tanto per fare un esempio, ma stavolta era talmente ben congegnata che non avrebbe potuto uscire nulla di ingarbugliato neanche applicando il doppio cieco.
Ed è questa la prima aspettativa incongrua che ci ha ingannato. Anche se per poco.
Niente Moggi, e quindi via la Juventus, il Milan con un’ètà media da dopolavoro, la Roma con un tasso tecnico elevato in solo mezza rosa. Purtroppo non poteva che finire così.
Eppure mercoledì noi eravamo a Milano, anche se in tutt’altre faccende affaccendati, trovandoci però in metropolitana in coincidenza con il deflusso degli interisti da San Siro.
Avevano magari pensato di festeggiare proprio con noi, con la Roma.
Anche questa però, perdonateci la franchezza, era una aspettativa incongrua. L’avrebbe potuto fare la Juventus, magari. Ma loro sono l’Inter e noi la Roma. Andiamo….
Aspettativa incongrua come quella che ci hanno regalato i vari microfonari romani che abbiamo ascoltato al nostro rientro, che ci hanno preparato a gustarci la tanto agognata registrazione della partita, visto che quella in diretta l’avevamo persa.
Registrazione nella quale invece abbiamo perso ogni gusto nel momento in cui ci siamo accorti che l’Inter, soprattutto nel secondo tempo, c’aveva fatto un mazzo tanto. Ma si sa.
La Storia si costruisce sui risultati, non succede mai il viceversa.
E’ un po’, tanto per fare anche qui un esempio, come se qualcuno si rivedesse per curiosità quell’Inghilterra-Italia in cui, grazie a Fabio Capello, espugnammo Wembley.
Gli albionici ci fecero una “capoccia” come un cocomero, poi un golletto in contropiede e voilà, la storia è servita.
Ma mercoledì non è mancata solo la festa interista. Mercoledì era il gran giorno in cui si sarebbero dovuti assegnare all’Italia i Campionati Europei di Calcio. Che diamine! Volevate confrontare i nostri fulgidi esempi pedatori con quelli di quegli stracciaceli di Polacchi e Ucraini? E andiamo.
Certo, ad andare a ben guardare qualcosina era successo in Italia. Da uno scandalo che aveva scosso il sistema del pallone azzerandone i vertici, all’omicidio di un padre di famiglia durante una partita di calcio. Da una serrata degli stadi perché non a norma, ad un inasprimento delle norme per chi veniva trovato a delinquere (diciamo così) allo stadio, passando per qualche capoccia rotta a qualche ubriacone inglese a Roma, ma in fin dei conti che volete che fosse?
Buffa quindi l’aria di sorpresa e delusione dei nostri vertici. Siamo risuciti a farci prendere per il culo anche da Platini, la cui elezione a capo dell’UEFA avevamo fortemente osteggiato. Se non è fulgido esempio di aspettativa incongrua anche questa, non sapremo proprio come descriverne una che descriva meglio una siffatta situazione.
E, per finire, anche la nostra di aspettativa incongrua. Quella di noi Romanisti.
Quella che, ed è molto che la mandiamo in giro, cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambi. Cambiando l’ordine forse no, ma cambiando i fattori hai voglia se cambia!
Dando per scontato il raggiungimento del secondo posto, il derby di domenica ci darà l’esatta cifra della stagione giallorosa.
Perché dovremo prima o poi anche cominciare a fare qualche bilancio se non vogliamo rischiare di trovarci l’anno prossimo punto e a capo e magari con l’unica cosa che cresce che potrebbe essere la panza dell’amministratore delegato (auguri e figli maschi Dott.ssa Sensi).
Ci sono alcuni giocatori che abbiamo provato in diverse occasioni, ai quali sono state fornite delle chances e che hanno dimostrato ampiamente di non essere da Roma.
Due acquisti di giocatori veri e la conferma di Pizarro sono il “cip” per sederci con qualche possibilità al tavolo buono del prossimo campionato.
Il “Progetto” definisca se la politica dei prestiti e dei parametri zero ha un suo senso, quale sono i criteri della sua applicazione e quali siano, in maniera molto concreta, gli obiettivi che ci si prefigge.
Se si vuole essere grandi bisogna pensare in grande.
Se non si può essere grandi bisogna non prendere per i fondelli i tifosi.
Tra le aspettative più incongrue ci sarebbe quella di attendere che il tempo, e il culo, facciano il loro corso, un po’ come è avvenuto quest’anno.
Però, ahinoi, seppure in epoca di piercing, i tempi dell’anello ar naso so finiti.
Forza Roma regà, che ce semo rimasti solo noi.

Ad maiora