Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutogiovedì, 11 Luglio alle ore 12:20
Il caso. Altro fango sulla storia dell’Avellino. E il presidente continua a dividere la tifoseria: «Chi rappresentano questi del comunicato? Se avessi preso io il logo all’asta, l’avrei messo ma non avrei cambiato nome alla società tornando all’antica denominazione»
Per gli Ultras non è questione di principio. Per loro il logo è la storia. Riaverlo significa recuperare la memoria, riannodando i fili tra un passato glorioso e un presente che inizia a ricalcarne degnamente le orme. Quel simbolo non può essere spacciato per pubblicità. Non esistono due Avellino e non possono esserci altrettanti segni distintivi. Per cui, pur apprezzando il pensiero di Walter Taccone, sono dell’idea di bocciarne la proposta. Avevano un sogno: rivedere quel logo sulle maglie. Senza compromessi né mezze misure. Non sarà possibile e, allora, la linea condivisa, maturata al termine di un confronto, è niente ‘contentini’.
La posizione sarà esplicitata e resa ufficiale, a breve, con un comunicato che il Direttivo della Sud diffonderà. Per ora, filtra la presa di posizione che, a questo punto, non si discosta da quella della nota con cui gli Ultras annunciavano ‘battaglia’. I toni del nuovo comunicato saranno sicuramente più soft; ma non cambierà la sostanza: no al doppio logo. La tifoseria organizzata, insomma, non fa retromarcia. E, di conseguenza, non dovrebbe cambiare nemmeno la posizione rispetto alla Tessera del Tifoso senza cui non è possibile sottoscrivere abbonamenti. “Chi è Ultras non si abbona”, il pensiero reso pubblico. Una settimana dopo, non cambia. Chi vorrà comportarsi diversamente sarà libero di farlo, in curva non vige la dittatura. Ma la posizione ufficiale è questa. In pratica, dal faccia a faccia tra il presidente e la delegazione degli Ultras non è scaturito alcun riavvicinamento. Le parti restano ognuna sulle proprie posizioni. Fallito anche il tentativo di compromesso proposto da Taccone e tutto da verificare nella sua fattibilità, anche se la curva l’avesse accettato. L’associazione “Per la Storia” difficilmente avrebbe concesso il logo senza il cambio di denominazione. Del resto, recuperare la memoria storica significa proprio quello, il logo non è altro che il segno distintivo dell’us Avellino. Ma Taccone, che gioca su più tavoli, aggiunge, ogni giorno che passa, particolari alla vicenda. Nella tappa a Mirabella Eclano del suo tour ha rivelato il perché della trovata del doppio logo. Alla domanda (di un tifoso) su cosa avrebbe fatto se avesse preso il logo all’asta, il presidente ha ineffabilmente detto che l’avrebbe riportato sulle maglie ma senza mai tornare alla vecchia denominazione. Una ‘insalata’, peraltro, tutta da verificare nella sua fattibilità giuridica. Come se da un concessionario Fiat uscisse un’auto con il marchio Audi. D’Altronde, per Taccone il vecchio logo «è una forma di pubblicità, lo metto quando voglio», ha aggiunto a proposito dei tempi e delle sedi competenti per il cambio di denominazione. A pelle, i prodromi di una personalizzazione dello scontro ci sono tutti. Eppure, la volontà popolare, più o meno avvertita, è recuperare la storia. Dai comportamenti e dalle parole emerge il rifiuto ad ascoltare la piazza e accentuare le frizioni. Il tour in provincia funziona da detonatore. All’insegna del dividi et impera, il modo di governare al tempo dei romani, favorisce la frammentazione a tutto vantaggio del potere dominante. Esempio lampante la stoccata, all’indomani del faccia a faccia, agli Ultras. «Chi rappresentano queste persone che hanno fatto il comunicato?», ha detto Taccone, rivolgendosi alla platea di Piano di Montoro, nel tentativo di delegittimare il Direttivo della Sud e, quindi, la curva rispetto, ad esempio, ai tanti tifosi della provincia che, in dissenso con la presa di posizione degli Ultras, hanno chiesto di aprire (a dicembre, la promessa, ndr) al più presto la curva Nord per cambiare settore e dissociarsi. Il clima resta sempre avvelenato. «Non faccio confronti, parlano i miei legali», un’altra ‘perla’, regalata a Mirabella, a proposito del dibattito pubblico proposto da Mario Dell’Anno per chiarire le polemiche successive all’asta per il logo. Che è proprietà di un’associazione di tifosi. Ma dovrebbero interloquire con gli avvocati. Di questo passo, logo e denominazione non torneranno mai e le fratture saranno sempre più profonde. Altro che pace fatta. Almeno il vecchio simbolo è al sicuro, qualunque cosa accada.