mercoledì, Maggio 07, 2025 Anno XXI


Nel 2011 sono stati uno dei fenomeno più originali ed efficaci delle rivolte di Piazza Tahrir. Glu Ultras egiziani erano diventati una sorta di “avanguardia rivoluzionaria”.

Grazie alla loro organizzazione quasi militare e alla loro lunga esperienza di scontri con le forze dell’ordine, riuscivano infatti a mantenere compatti i ranghi delle manifestazioni di piazza anche nelle situazioni più estreme. Le tifoserie di squadre come el-Ahly (del Cairo) e Zamalek (di Giza) in meno di un anno avevano radicalmente mutato la propria natura di gruppi di supporter sportivi apolitici, diventando uno dei fenomeni più studiati della Rivolta egiziana.

Nei primi giorni di Piazza Tahrir solo alcuni membri, a titolo personale, erano comparsi nelle manifestazioni. Il coinvolgimento delle intere organizzazioni aveva cominciato a manifestarsi solo dopo i primi scontri con la polizia, con la quale i gruppi ultras avevano da tempo parecchi conti in sospeso a causa di alcuni incidenti sanguinosi accaduti lungo tutti gli anni Duemila.

In seguito, la loro attività non si era fermata con le dimissioni di Hosni Mubarak. Le organizzazioni dei tifosi erano state presenti nelle piazze lungo tutto il periodo seguente a fianco di coloro che manifestavano contro il governo dei militari, i quali però, non avevano tardato a reagire.

Il massacro di Port Said, l’1 febbraio 2012, è da molti considerato un’operazione organizzata dalle forze di sicurezza egiziane per “vendicarsi” dei gruppi ultras. Alla fine del match contro la squadra locale al-Masry, i tifosi di quest’ultima assaltarono i supporter dell’el-Ahly con coltelli e bastoni mentre la polizia – che ha dichiarato ufficialmente di non essere stata in grado di contenere le violenze – è stata accusata di non essere intervenuta appositamente, e di essere stata a conoscenza del fatto che molti dei tifosi del el-Masry erano giunti armati allo stadio. 79 tifosi del al-Ahly persero la vita in quello che è considerato il più grave incidente della storia sportiva del paese. Un anno dopo, quando al governo della Giunta militare si era sostituito quello di Morsi, le sentenze in merito al caso hanno consegnato alla giustizia molti membri della tifoseria del el-Masry, alcuni dei quali condannati a morte. Quasi nulla, però, è toccato agli ufficiali di polizia in carica quel giorno. La sentenza ha inoltre causato scontri tra i cittadini di Port Said – amici e famigliari dei tifosi del el-Masry condannati – e le forze dell’ordine che hanno causato altre decine di morti.

L’episodio ha profondamente scosso i membri delle tifoserie ultras di tutto il paese, le cui attività hanno una antica tradizione e che sono stati, tra le altre cose, coloro che hanno introdotto la tradizione dei graffiti “di protesta” nelle piazze della Rivolta egiziana.

Molti gruppi ultras hanno scelto di sciogliersi in seguito alle profonde divisioni politiche sorte fra i membri, i quali in precedenza avevano come regola l’assenza di messaggi politici nelle proprie attività. In questi giorni, mente l’Egitto sembra nuovamente sull’orlo di una nuova e forse ancora più drammatica rivolta, le associazioni ultras sono impegnate a riottenere la possibilità di recarsi negli stadi, dai quali molte di esse sono state bandite nel 2011 e nel 2012. Ma non sono in piazza. Se il movimento del 30 giugno dovesse trasformarsi in un nuovo 25 Gennaio lo farà senza una delle componenti più originali e studiate delle rivolte del 2011.

[Fonte: ISPI]

Per Corederoma
Paolo Nasuto