Chiama “scimmia” un giocatore, 13enne cacciata dallo stadio
Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutogiovedì, 30 Maggio alle ore 10:11
“Evidentemente all’estero il razzismo è una cosa seria” uno dei passaggi di questo articolo. Leggendo il fatto, e vedendo il video, l’impressione personale è stata quella contraria. Che il razzismo sia una cosa seria dappertutto è ovvio, ma che vada incarnato in una bambina di 13 anni è un delirio.
Era venerdì sera e si disputava una partita di football australiano, che potremmo definire un incrocio tra rugby e calcio, tra Collingwood contro Sydney Swans. Il pubblico è inquieto perche la compagine che gioca in casa è sotto di parecchi punti. Adam Goodes, 33 anni, campione degli Swans è preso di mira da una ragazzina che evidentemente non sopportando la sconfitta ha ben pensato di insultare, aborigeno australiano. Per tutto il corso della partita non smette di chiamarlo «scimmione». Le parole arrivano chiare e forti in campo perchè in Australia, come nella maggior parte dei paesi anglosassoni, gli spalti sono vicinissimi al campo e Goodes può sentire benissimo da dove provendono gli insulti. La pazienzae ad un certo punto lo abbandona, quindi si avvicina, e punta il dito contro il colpevole: una ragazzina di 13 anni. Evidentemente in Australia il razzismo è un problema preso sul serio, a differenza di quanto non accada in Italia, quindi, arrivano gli steward che scortano la ragazza fuori dal campo. La polizia di Melbourne interroga la tredicenne per due ore, ma alla fine la rilascia.
Goodes commenta così l’episodio: «Il razzismo aveva finalmente un volto, ed era quello di una bambina di 13 anni, ed è questo che mi ha fatto così male. Quando mi sono voltato, ho visto il suo viso, così giovane, ed è stato davvero triste. Per questo ho dovuto lasciare lo stadio, mi si è spezzato il cuore. Non è la prima volta che mi chiamano “scimmia” in campo, ma vedere lei è stato devastante».