Curva sud senza partita? Un daspo alla giustizia sportiva
Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutogiovedì, 16 Maggio alle ore 09:54
Tante le analogie tra l’invasione di Vicenza e la cosiddetta (a sproposito) “follia ultrà” di Genoa-Siena. La differenza sostanziale è una e non di poco conto: mentre nel caso del Genoa tutti, o quasi, si sono appecoronati al pensiero unico dettato da sua lesa maestà Sky, per Vicenza c’è stata una sacrosanta levata di scudi a difesa di chi, esasperato, è entrato in campo. Perché la violenza è violenza, ok, ma parlare di violenza quando non vola nemmeno uno schiaffo è mistificazione e strumentalizzazione della realtà. Spesso al fine di svuotare gli stadi e riempire i salotti.
Ci sono momenti nei quali tutto sembra concorrere a disamorare la gente del calcio.Non bastavano i troppi quattrini in giro, i morti o i feriti, la diffusa disonestà e il malaffare. No, ora scende in campo anche l’idiozia, contro la quale è ancora più difficile combattere. I fatti sono noti e hanno portato dapprima alla chiusura della Curva Sud del Romeo Menti e poi all’inibizione per Vicenza-Reggina imposta a tutti coloro che sono entrati in quel settore in occasione di Vicenza-Empoli.
Atto primo: l’invasione. Chi non è presente sulla scena del crimine apprende le prime informazioni dalla televisione. Da Vicenza arrivano, tramite i responsabili della sicurezza, notizie da tregenda. E i media nazionali ci sguazzano come anguille. Tifosi inferociti in campo, partita sospesa, ordine pubblico in pericolo. Codice rosso. Chi invece sta al Menti osserva una situazione ben diversa. I tifosi sono imbufaliti, non solo per lo spettacolo vergognoso cui stanno assistendo ma soprattutto come conseguenza finale di tante stagioni sportive fallimentari. Un cancello che non dovrebbe assolutamente aprirsi invece si spalanca e un centinaio di spettatori occupa il campo per destinazione, senza peraltro mai avvicinarsi alla linea bianca che delimita il terreno di gioco. Sono rumorosi, poco urbani negli slogan e assai riottosi a rientrare sugli spalti. Riempiono di sputi e pernacchie i giocatori biancorossi inviati a parlamentare dopo aver beccato cinque (diconsi cinque) gol in 12 minuti ma non ne toccano nessuno. Combattono invece una lunga schermaglia di spintoni con gli stewart prontamente accorsi, ma dalla tribuna (dov’era posizionato l’estensore del pezzo) non si vedono colpi proibiti né violenza gratuita. Sicchè alla fine, dopo neanche mezzora, la schiera dei contestatori rientra da sola al di là delle reti, lasciando uno degli addetti del Vicenza con una piccola ferita alla fronte, frutto di un maldestro tira e molla con la catena di chiusura del varco.
I nove (anche in questo caso diconsi nove) carabinieri accorsi per arginare l’”orda bestiale” appena descritta in tv non si avvicinano nemmeno alle recinzioni e dopo aver indossato il casco regolamentare rimangono ad osservare l’esito degli eventi. Domanda di rito: se l’intenzione della “barbarica” folla vicentina fosse stata davvero quella di invadere il campo ed aggredire i protagonisti della gara, chi l’avrebbe fermata? La pattuglia dell’Arma? E dove stava il resto delle forze dell’ordine? All’esterno dello stadio (secondo quel cerebrale meccanismo che regola oggi la sicurezza negli impianti sportivi e che meriterebbe un flow chart di spiegazione), ci hanno detto… A far che, visto che gli unici tifosi toscani (appena qualche decina) erano recintati in Curva Nord? Misteri della fede. In compenso le relazioni degli agenti in borghese presenti sul posto devono essere state degli autentici bollettini di guerra se l’effetto è stato successivamente l’emissione di 24 Daspo ad altrettanti supporters berici.
Ventiquattro Daspo che sporcano la fedina penale per un increscioso episodio in cui in fondo non è avvenuto quasi nulla? E nelle occasioni in giro per l’Italia, oggi e ieri, dove gli ultras aggrediscono la polizia, devastano le suppellettili e i servizi, lanciano oggetti pericolosi in campo, fanno scoppiare vere e proprie bombe, sfasciano le macchine nei parcheggi, mandano all’ospedale i tifosi avversari, interrompono definitivamente le partite, assediano gli arbitri che cosa dovrebbero applicare mai i signori dell’Osservatorio e della Giustizia Federale? L’esilio perpetuo? Il taglio delle mani? La lapidazione? Macchè. Due pesi e due misure. Deboli con i forti e forti con i deboli. Mi sa davvero che chi ha preso questa ingiusta decisione, per coerenza avrebbe dovuto daspare se stesso, prima di ogni altro.
Atto secondo: la punizione. Inizialmente l’effetto dell’invasione di campo sembra essere soltanto l’interdizione del settore incriminato e una pesante pena pecuniaria. Ma poi arriva la ciliegina. Chi ha oltrepassato i tornelli della Sud non solo non potrà accedere alla Curva chiusa, ma non potrà nemmeno assistere alla prossima partita. All’inizio pensavo di non aver capito bene. I 24 del Daspo? Ma no. Tutti gli spettatori. Anche chi all’azione non ha partecipato ma l’ha guardata dall’alto. Anche le donne (del Nucleo “Traverson Selvaggio” e del Circolo “Tampax Senza Tregua”), anche i vecchi (delle temibili Brigate “Salvi” e “San Camillo”) e persino i bambini (presenti in forze con le Colonne “Spuma al Ginger” e “Gomma Mastega”). E perché no, pure quelli (come mia sorella, tanto per fare un esempio concreto) che disgustati dalla piega che aveva preso la partita se n’erano già andati a casa ostiando e smoccolando e che saranno dunque costretti a non vedere la prossima gara grazie ad uno strano principio di ubiquità. Assenti ma ugualmente correi. Follìa pura. Roba che a raccontarla all’estero mica ci crederebbero. E che fa impallidire la famosa equazione antiberlusconiana (“non c’era ma non poteva non sapere”). Qui coniugata con “Non c’era però facciamo che ci fosse lo stesso”!
Ma dove li trovano questi funzionari incaricati di gestire la giustizia sportiva, nelle patatine? Qui, signori miei, non ha perso il Vicenza e il calcio e forse nemmeno il diritto. Qui è stato sbaragliato il buon senso, senza nemmeno la consapevolezza del ridicolo. Seppelliamoli almeno con una risata, come si diceva nei tempi eroici. Non saranno certo una curva vuota e duemila spettatori in meno a decretare le sorti della formazione di Dal Canto, che paga nove anni di disastro societario e il perdurante disinteresse da parte del mondo imprenditoriale.
Tuttavia il pateracchio di Vicenza–Empoli resta una bruttissima pagina di calcio. Nella quale a far la peggiore figura (e lo dice uno che non ha certo brillato nel lisciare il pelo alle frange estreme del tifo) non sono certo i supporters del Lane. Se qualcuno si deve vergognare, altro indirizzo, please. Tanto per dire pane al pane e vino al vino.
[Fonte: Nuova Vicenza]