venerdì, Luglio 04, 2025 Anno XXI


Durante la gara interna del Catania contro l’Udinese, un diciannovenne tifoso catanese è stato individuato attraverso il sistema di videosorveglianza e segnalato per il daspo.

Sulla durata del daspo, non si leggono previsioni di sorta nei vari lanci di agenzia che ne danno notizia. Vi chiederete quale sia il “gravissimo” reato di cui s’è reso protagonista lo stesso tifoso durante la gara di sabato scorso? Niente meno che l’accensione di un fumogeno ed è davvero assurdo che si debba finire nei guai con la legge per un atto che fino a poco tempo fa era considerato (e lo è ancora) puro “colore” a sostegno della squadra. Tutto questo è figlio di una logica politico-calcistica ben precisa, portata avanti dalle menti più ipocrite del calcio nazionale e sovranazionale, partorita in primis dalla Uefa di monsieur Michel “Integrità” Platini, che criminalizza e persegue la pirotecnica con tutti quelli che ancora la propongono nei propri stadi, poi lo scopri invischiato in scandali e tangenti per l’assegnazione del Mondiale al Qatar: chissà com’è, di solito quelli che fanno la morale sulla pulizia sono proprio i maiali che si rotolano nel fango.
C’è stato un tempo in cui, almeno, ad esser perseguita non era la pirotecnica in sé ma solo l’uso improprio che se ne poteva fare, quando insomma fumogeni e torce finivano per cagionare danno a terzi. Adesso invece s’è abbondantemente sfondata la soglia del buon senso e del ridicolo, vietando a priori l’ingresso di artifizi pirotecnici anche di libera vendita.
Paradossale se ci si pensa: è come se in uno stesso Stato esistessero due differenti leggi, una per tutti i normali cittadini che possono ovviamente acquistare ed usare la pirotecnica in libera vendita, ed un’altra per i tifosi di calcio che se fanno quello che possono liberamente fare il resto dei cittadini, si beccano un daspo nella migliore delle ipotesi.

Velo pietoso ovviamente su certa stampa che, come al solito, mischia fumogeni e petardi senza alcuna logica se non quella di perorare la causa dello Stato di Polizia e dell’esasperazione della sicurezza.
Quella per la liberalizzazione dovrebbe essere una battaglia senza confini nazionali, così come senza confini la Uefa sta premendo affinché si reprima: purtroppo, mentre nel resto d’Europa qualcosa si tenta di fare, operando attraverso associazioni di categoria o simili, da noi si continua con la posa del duro&puro, dell’ultras come l’uomo del famoso dopobarba, “che non deve chiedere mai”, nel frattempo continua a piovere e non abbiamo nemmeno l’ombrello. E forse non è nemmeno soltanto pioggia quella che cade. E non rimestiamo troppo il dito nella piaga sugli “uomini che non devono chiedere mai”, che giocano a fare i ribelli e poi, com’è e come non è, in tasca c’hanno sempre una tessera in più rispetto ai loro fratelli di una generazione fa, comunque la si cerchi di chiamare. Per carità, non entriamo a bomba sulla polemica, forse la polemica è in definitiva superata perché è il movimento ultras stesso ad essersi evoluto e cambiato. L’unica cosa che non cambiano mai sono le pose su una verginità che, come ha detto qualcuno più autorevole di noi in materia, ormai non ha più nessuno. Vantarsi di essere più vergini di altri perché si è dato via solo il culo rispetto a chi invece ha dato via anche la bocca è esercizio di retorica davvero inutile.

Non perseveriamo con le polemiche o a rimembrare il passato, che ci facciamo solo del male. Solidarietà a chi ha pagato a caro prezzo per la stupidità della legge e dei ceffi che la applicano ottusamente e a due marce.

Sportpeople

Per Corederoma
Paolo Nasuto