mercoledì, Maggio 14, 2025 Anno XXI


Ci sembra ridondante, visto che l’abbiamo già ripetuto parecchie volte, ma a scanso di equivoci abbondiamo: è chiaro che questa articolo proviene e racconta una versione di una data parte politica, a noi interessa solo far passare il dato degli striscioni esposti da alcune Curve. Ci siamo già in passato presi accuse di essere fascisti, corriamo volentieri il rischio di prenderci per par condicio le accuse opposte: a noi interessa raccontare gli ultras, rossi o neri, di A o III Categoria, del Nord o del Sud; le chiacchiere morte non ci interessano.

Milano. E’ la notte tra il 16 ed il 17 marzo 2003. Alcuni ragazzi stanno uscendo da un locale milanese quando vengono aggrediti da due giovani F. e M. M., mentre un terzo uomo – più anziano – assiste alla scena. Si tratta di G. M., 57 anni e padre dei due ragazzi. Tutti e tre sono noti negli ambienti neofascisti della città. L’aggressione è rapida e particolarmente violenta. Numerose coltellate vengono inferte in punti vitali: Davide “Dax” Cesare, militante del Centro Sociale O.R.So (“Officina di Resistenza Sociale”) non giungerà vivo all’ospedale; altri due ragazzi vengono feriti (uno in modo grave, ma si salverà).Questo è solo l’inizio della tragedia. Altri fatti a dir poco inquietanti si andranno ad aggiungere all’aggressione dei neofascisti. Numerosissime pattuglie della polizia e dei carabinieri accorrono sul posto rendendo ancora più difficoltoso l’arrivo del personale medico, giunto sul posto già con un inspiegabile ritardo. Gli amici della vittima accorsi all’ospedale San Paolo, in preda alla disperazione ed allo sgomento per la notizia della morte del loro compagno ed amico, vengono brutalmente caricati da un plotone della celere con manganelli e mazze da baseball. Uno scenario che ricorda tristemente le cronache di Genova e Napoli 2001 con la differenza che, stavolta, la brutalità della polizia non ha neppure la debole scusa delle tensioni di piazza. Una brutalità che finirà col coinvolgere anche personale di assistenza medica e pazienti dell’ospedale. Infine l’ultimo vergognoso atto della vicenda che vede apparati dello stato e la stampa intenti ad insabbiare l’accaduto, con il sostegno morale di alcuni politici, spiegando il tutto come la degenerazione di una rissa tra punk mentre il pestaggio all’ospedale viene giustificato con la reazione delle forze dell’ordine all’intemperanza dei compagni ed amici di Dax ed alla loro “richiesta” di trafugare la salma dall’ospedale. Una ricostruzione che fortunatamente viene smentita grazie alle testimonianze dei giovani presenti all’ospedale e di alcuni membri dello staff medico dell’ospedale.
Qualcuno forse si starà domandando cosa centri questa storia con il calcio…

Lo scorso 16 marzo è stato il 10 anniversario della morte del giovane Dax e in 5000 hanno voluto ricordarlo sfilando in corteo per le strade di Milano. Giovani e meno giovani giunti da tutta Italia e non solo. Persone che credono fermamente nei valori antifascisti che lo stesso Dax portava avanti giorno dopo giorno. Ma le 5000 persone accorse a Milano non sono state le uniche a ricordarlo. A Berlino (match tra FC Union Berlin e FC St. Pauli) i tifosi del St. Pauli, storicamente antifascisti, hanno esposto uno striscione con su scritto

“Dax ucciso perché militante antifascista”, a Livorno i tifosi del Livorno hanno ricordato Dax con questo striscione:

“2003-2013 Dax odia ancora” esposto in occasione della partita Livorno-Reggina mentre a Verona, città storicamente di destra, i tifosi della Virtus Verona hanno esposto lo striscione:

“Dax Vive”. Il tutto a dimostrazione che il calcio non è solo pay tv e business ma anche tanto altro…passione, solidarietà e fratellanza e che sugli spalti dei campi di calcio vi sono tante persone che amano uno sport e che sono portatori di valori sani come l’antifascismo e l’antirazzismo che andrebbero diffusi e portati ovunque.
[Fonte: Calcio&Rivoluzione]

Per Corederoma
Paolo Nasuto