Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutosabato, 2 Marzo alle ore 02:32
Palazzi ha fallito. La sua guerra contro “scommessopoli” ha prodotto solo pochi morti, qualche ferito grave che i vari gradi di giudizio hanno poi curato e, in alcuni casi, completamente guarito, e qualche lieve ferito che se l’è cavata con pochi punti di sutura.
La fine del mondo, come qualcuno l’ha chiamata, che avrebbe dovuto provocare Stefano Palazzi , si è trasformata in un nulla di fatto che ha provocato solamente una serie di interrogativi e dubbi e sia tra il popolo degli inquisitori che in quello dei garantisti.
Perchè il primo problema di questa storia è proprio quello delle fazioni. Stiamo parlando di calcio e giustizia sportiva. Più volte ho sostenuto in questa sede come la giustizia sportiva fosse un organismo fortemente influenzato dagli umori della piazza. In occasione della prima calciopoli oggettivamente si respirava in Italia un’aria di inquisizione contro la Juve molto importante. La Juve doveva pagare, e ha pagato. In occasione di scommessopoli si è respirata oggettivamente la stessa aria di indignazione e di sangue, tale da auspicare la “morte” di tutti i coinvolti, talvolta senza nemmeno concedere loro il diritto di difesa. Si sono create le fazioni, come se fossero curve infuocate guidate da un’ipocrisia di fondo: la mia squadra non è coinvolta? Urlo allo scandalo e sto con Palazzi; la mia squadra è accusata? Urlo allo scandalo e all’indignazione e mi schiero contro Palazzi. Il secondo problema è proprio Stefano Palazzi. Perchè il Procuratore, certamente spinto dalla Federazione e dai media, trovatosi nella condizione di dover chiudere le indagini in poche settimane in modo da garantire il regolare inizio dei Campionati, ha mantenuto una linea molto discutibile, certamente colpevolista, adottando la tecnica del voler portare al patteggiamento tutti gli accusati, in modo da poter soddisfare le pressioni della Federazione e della piazza inquisitrice perchè: “se patteggi vuol dire ti dichiari colpevole. La chiudiamo in fretta (con uno sconto di pena) e quindi ho dimostrato di aver avuto ragione ad accusare tutti fidandomi di alcune dichiarazioni”. Poi c’è stato il terzo problema serio, quello della responsabilità oggettiva, in base a cui, oltre all’eventuale tesserato che paga in prima persona, anche la Società proprietaria del cartellino, nonostante completamente estranea, deve comunque pagare. E qui Palazzi ha avuto altri problemi, perchè ha dovuto prendere atto che le Società ingiustamente coinvolte e i tifosi delle stesse, non avessero la ben minima intenzione di accettare il giochino del patteggiamento passando per vittime sacrificali.
Succede infatti che in tanti, forse perchè proprio colpevoli o solamente rassegnati ad una condanna certa voluta dall’umore della piazza, decidono di patteggiare. Ma altri, forse perchè innocenti oppure confidenti nella Giustizia e/o nei propri avvocati, se la giocano in Tribunale. Ed è qui che inizia il suo declino. Chi va alla guerra con lui ovviamente perde le prime battaglie. Raffica di condanne, carriere distrutte, psiche rovinate. Ma l’ordinamento prevede un appello e, soprattutto, un TNAS. La morte di Palazzi. Il TNAS, infatti, non parte dall’assurda logica della giustizia sportiva in base a cui non è l’accusa a dover dimostrare il dolo, bensì la difesa a smontare il teorema accusatorio. La sua logica è l’esatto contrario. E’ l’accusa che deve portare prove certe. E quali prove certe ed inequivocabili può portare un’accusa che ha fondato il proprio impianto accusatorio su dichiarazioni, spesso nemmeno verificate, di personaggi quantomeno…discutibili? Pochine. Ed ecco che il TNAS assolve o riduce drasticamente le pene richieste e successivamente inflitte.
Palazzi ha perso per due motivi principali: non è riuscito inequivocabilmente ne a convincere l’opinione pubblica sul fatto che “tutti i giocatori scommettessero” (cit.) oppure che il tutto fosse “un’invenzione di alcuni personaggi in cerca di fama” (cit.) , ma nello stesso tempo non è nemmeno riuscito a scrivere una pagina di storia in questo bel Paese, perchè i fatti e i Tribunali stanno dimostrando che non è vero che il sistema fosse marcio e corrotto, semmai marci e corrotti fossero solo alcuni personaggi. Palazzi si deve dimettere. Se fosse ancora convinto del suo impianto accusatorio, dovrebbe essere scandalizzato dalle successive sentenze dei Giudici che hanno mortificato il suo lavoro. Qualora fosse invece garantista, cosa che dubito ma che comunque dovrebbe essere essendo lui un uomo di legge, dovrebbe dimettersi accettando il fatto che i Giudici gli hanno dato torto su tutta la linea. Che credibilità può avere oggi uno Stefano Palazzi? Zero. Attaccato dagli Juventini che ancora credono di essere gli unici ad aver pagato (andate per esempio a chiedere ai tifosi di Genoa, Lecce e Alessandria se hanno pagato solo gli Juventini ndRett.), attaccato da chi è stato rovinato e poi assolto per non aver commesso il fatto (andate a chiedere a Jimmy Fontana ndRett.), e sconfitto nei tribunali. Palazzi non ha più la serenità per condurre eventuali nuovi processi.
Bisogna riformare tutto. In primis deve cambiare la Federazione (Abodi della serie Bwin era un candidato alla Presidenza molto piu credibile di Abete), si deve riformare la giustizia sportiva rivedendo sia il concetto di responsabilità oggettiva, che l’iter processuale, e occorre sostituire una persona che non può più ricoprire l’incarico che ricopre.
Fatelo per il giuoco del calcio, fatelo in fretta.