sabato, Maggio 10, 2025 Anno XXI


da iltempo.it

Intervista allo sceicco Adnan Adel Aref Qaddumi che racconta la sua vita e prova a fugare tutti i dubbi

Adnan Adel Aref QaddumiMAGLIANO SABINA Non ama la mondanità. Preferisce vivere in un paese con solo sei case. È stato ricco, poi ha dovuto lavorare come barista e imbianchino per mantenere la sua famiglia italiana. Adesso invece ha intenzione di investire in Italia un ingente patrimonio ereditato poco tempo fa. Non solo nella As Roma, ma anche all’estero. È lo sceicco Adnan Adel Aref Qaddumi Al Shtewi, 54 anni tra 13 giorni, a raccontare la sua vita e i motivi che lo hanno convinto a restare in Italia e a cercare di concretizzare una serie di progetti nel mondo dello sport. E non solo.

Sceicco Adnan, da giorni si parla del suo ingresso nella Roma come azionista. Perché questa scelta?
«Sono stato sempre un tifoso della Roma e ho sempre avuto intenzione di investire in Italia».

Cosa pensa dei giallorossi?
«La Roma è una grande squadra, è composta da molti giovani che hanno un gran futuro. Hanno bisogno di conoscersi e capire come lavorare insieme. Il management ha trovato la giusta direzione».

In questi giorni la sua vita privata è finita su tutti gli organi di informazione per il suo possibile ingresso nella società. Ci spiega com’è arrivato nel Belpaese e alla scelta di investire nella squadra?
«Sono arrivato nel 1980 in Italia per studiare la lingua italiana all’università di Perugia. Quando sono arrivato qui ero già laureato in chimica farmaceutica. Gli studi e il soggiorno li pagava mio padre, mi inviava mille dollari al mese».

Tanti per quegli anni.
«Sì erano molti, infatti facevo una vita agiata».

Poi cos’è accaduto?
«Ho conosciuto mia moglie Maria Grazia, mi sono innamorato. Quando ho detto alla mia famiglia che volevo sposarmi mi hanno chiesto di tornare a casa, ma ho rifiutato. È a questo punto la mia vita è cambiata, mi sono stati chiusi i rubinetti nell’81, mi hanno ripudiato e tolto i miei diritti e il sostentamento».

Come ha fatto a quel punto?
«Ho iniziato a lavorare come barista, imbianchino e carpentiere. Poi negli anni ho scoperto di avere disponibilità di conti correnti all’estero ma che non potevo toccare. Si trattava di soldi che mi spettavano come erede».

Quando ha preso la cittadinanza italiana?
«Nel 1985. L’anno successivo ho fatto il militare e ho cominciato a fare lavori nell’amministrazione pubblica per sei anni».

Quando ha ripreso i contatti con la sua famiglia di origine?
«Nel 1990 muore mio padre e nel 1995 cambiano i vertici della mia famiglia e ho cominciato a lavorare nel petrolio restando in Italia».

A questo punto la sua vita è di nuovo cambiata.
«Sì, economicamente è migliorata di nuovo e sono risalito a una parte dell’eredità depositata presso banche arabe ma la mia vita è rimasta la stessa perché non mi piace ostentare i miei titoli. Non serve e voglio sempre salvaguardare la mia famiglia italiana».

Ha fatto investimenti che non sono andati a buon fine?
«Nel ’96 alcuni consulenti mi hanno consigliato di acquistare un’azienda di abbigliamento investendo 2,5 miliardi di lire. Dopo tre mesi ho scoperto che l’azienda aveva bilanci falsi e un buco da 22 miliardi. Sono finiti sotto processo i proprietari ma io non sono mai entrato in questo processo e non ho mai recuperato nulla».

Nella vita ha dunque avuto un’altalena economica.
«Sì, ho conosciuto con orgoglio la fatica e cosa significa guadagnarsi il pane ogni giorno. Dopo l’11 settembre 2001 la parte di eredità presente in America è stata congelata come tutti i conti arabi presenti in tutto l’Occidente».

Come ha fatto?
«Grazie all’aiuto di pochi amici che hanno sempre creduto in me e che mi hanno aiutato a lottare per avere ciò che mi spettava di diritto».

Quando è di nuovo cambiata la sua posizione?
«Nel 2011, quando ho siglato un accordo con una società che appartiene alla famiglia reale saudita, la Hi-tech International Group».

Qual era lo scopo?
«Costruire una città industriale in Arabia Saudita. Per questo progetto ho costituito una società italiana».

Di che cifre parliamo?
«Dieci miliardi di dollari. Verranno realizzati una raffineria, un porto industriale, uno petrolchimico e intorno una città residenziale».

Investimenti in Italia?
«Amo questo Paese, mi sento italiano al 100% e per questo voglio investire anche in Italia. Non c’è solo la As Roma. Nel progetto in Arabia, ad esempio, ho voluto che entrasse la società Acquamarcia e mi era stata proposta la sua totale acquisizione. Ho fatto controlli con miei consulenti e revisori che mi hanno sconsigliato di prendere la società».

Ci descrive un po’ la sua famiglia d’origine?
«Dal 1950 ha una fondazione che aiuta gli studenti che non hanno fondi per finire gli studi all’università. Ora ho ripreso il mio ruolo nella famiglia e sto creando con professori universitari e medici una fondazione in Italia che farà ricerche su malattie rare di bambini e staminali etici: hanno aderito università europee, americane e asiatiche».

Oltre al calcio ama altri sport?
«Ho una grande passione per l’automobilismo».

Quando il suo ingresso ufficiale nella società giallorossa?
«Il più presto possibile».

Augusto Parboni


da repubblica.it

La Roma e lo sceicco barista: “Pagamenti entro il 14 marzo”

ROMA – “L’unica condizione per la chiusura dell’operazione è l’effettivo pagamento del prezzo dell’investimento entro il 14 marzo”. Con un lungo comunicato emesso “su richiesta della Consob”, la Roma detta i termini dell’affare con Adnan Adel Aref Qaddumi. Lo sceicco che vuole affiancare Pallotta al comando del club giallorosso avrà quindi soltanto poco più di due settimane per versare i soldi – si parla di una cinquantina di milioni – richiesti dal contratto preliminare siglato con la As Roma Spv llc, veicolo della proprietà americana della Roma. Eppure, qualche timido dubbio sembra sfiorare anche il club che, specificando di aver svolto sul soggetto arabo “un’attività di due diligence con riferimento alla disponibilità di risorse finanziarie idonee”, ricevendo in cambio “le usuali dichiarazioni e garanzie in merito alla propria consistenza patrimoniale”, a Roma non manca di specificare come da Qaddumi non siano state rilasciate “formali garanzie con riferimento all’esecuzione delle proprie obbligazioni”. Di fatto, la Roma sembra rimandare ogni discorso a quando lo sceicco di Perugia avrà soddisfatto – o meno – le condizioni dell’accordo preliminare. Specificando, a scanso di equivoci, come “indipendentemente dall’esito della trattativa, James J. Pallotta continuerà a mantenere la gestione delle operazioni di A.S. Roma”.

PARLA AL QADDUMI: “AMO L’ITALIA, VOGLIO INVESTIRE NELLA ROMA” – In un’intervista rilasciata a ‘Il Tempo’, lo sceicco Adnan Adel Aref Qaddumi ha raccontato la sua vita: “Sono arrivato in Italia nel 1980 e ho iniziato a studiare all’Università di Perugia, ero molto ricco, mio padre mi mandava mille dollari al mese e conducevo una vita molto agiata”. Poi qualcosa cambiò: “L’anno successivo ho conosciuto mia moglia Maria Grazia, me ne sono innamorato, ma la mia famiglia non l’ha presa bene. Volevano che tornassi in patria e mi hanno chiuso i rubinetti. Per questo ho anche lavorato come barista e imbianchino”, ha spiegato Al Qaddumi, che ora però dice di avere un immenso capitale da sfruttare per entrare nella società giallorossa: “Sono stato sempre un tifoso della Roma e ho sempre avuto intenzione di investire in Italia. Amo questo Paese, mi sento italiano al 100% e per questo voglio restare qui. Non c’è solo la As Roma. Nel progetto in Arabia, ad esempio, ho voluto che entrasse la società Acquamarcia e mi era stata proposta la sua totale acquisizione. Ho fatto controlli con miei consulenti e revisori che mi hanno sconsigliato di prendere la società».

Attualmente Al Qaddumi ha una casa in affitto alla Borghesiana e si sposta spesso tra Roma e Perugia. La sua società, l’Amyga Srl, ha sede in via Gandiglio, nel cuore dei Colli Portuensi, oltre ad avere dei riferimenti anche a Perugia e Varese. Eppure chi abita in quella zona della capitale assicura: “Mai sentita questa società nè il nome del suo titolare. Questa non è una zona per ricchi”. Inoltre ci sono tracce anche a Cordigliano, piccola frazione in provincia di Perugia, ma nessuno sembra averlo mai visto.

I DUBBI DELLA BANCA – La Procura di Roma, tuttavia, ha già aperto un fascicolo senza ipotesi di reato per avere chiarimenti, insospettita dall’oscillazione del titolo in borsa della società (due eccessi di rialzo). La vicenda ha infatti diversi lati oscuri: lo sceicco, prima ancora che gli americani acquistarono il club giallorosso nel 2011, aveva presentato un’offerta, ma la banca Unicredit rimase abbastanza perplessa in quanto la sua società, la ‘Amyga Srl’, aveva una sede fantasma a Roma ed era stato impossibile recuperare i bilanci effettivi. Lo sceicco investirebbe circa 50 milioni di euro, acquistando il 50% delle quote attualmente in mano agli americani, rappresentati dal presidente James Pallotta.

ANDREAZZOLI: “CON ZEMAN MANCAVA CHIMICA” – “All’interno di un gruppo di lavoro deve scoccare la scintilla, deve nascere quella chimica senza la quale le cose non funzionano. Forse, nel caso di Zeman, e’ mancato qualche elemento”. Cosi’ Aurelio Andreazzoli, attuale allenatore della Roma, ai microfoni di “Radio Anch’io Sport” su Radio1, ha provato a spiegare il flop del tecnico boemo nella sua seconda avventura giallorossa. “Bisogna anche dire che con Zeman, o in certe partite o all’interno di alcune gare, la squadra ha espresso un calcio meraviglioso come ci ha abituato a vedere nel corso della sua lunga carriera, ci sono state gare in cui abbiamo annichilito gli avversari”.

Sul suo futuro: “La dirigenza prenderà le sue decisioni in assoluta tranquillità e io le accetterò – ha detto Andreazzoli – E’ normale che gli interessi sono molti, c’è voglia di stupire, di fare cose eclatanti ma io so che sto lavorando per una società che ha capacità di critica rispetto al lavoro che si fa. Aspettiamo, vediamo, io non ho alcuna pressione, godo a fare questo lavoro”. E se arrivasse un altro allenatore, non è detto che Andreazzoli non accetti di tornare a fare il ‘tattico’. “Io sono sempre dietro le quinte, sto facendo ora un lavoro diverso, sto svolgendo un ruolo più importante rispetto a prima ma avevo la sensazione di essere importante anche in precedenza”.

Infine ha parlato anche Simone Perrotta: “Se dovessimo uscire anche quest’anno dall’Europa sarebbe un fallimento totale non solo per la società ma anche per i giocatori perchè questa squadra ha qualità pazzesche. Per la maglia che indossiamo dobbiamo pensare in grande e puntare ad entrare in Europa dalla porta principale. Il terzo posto sarebbe il massimo, ma anche l’Europa League sarebbe un bel traguardo visto dove eravamo poco tempo fa”.

MATTEO PINCI