Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutolunedì, 7 Gennaio alle ore 02:50
Splendido e crudele l’anno appena terminato, iniziato dodici mesi fa con la trasferta di Aversa e la nostra immancabile presenza fuori dal “Bisceglia” e conclusosi, tanto per cambiare, fuori il “Granillo” di Reggio Calabria, non più tardi di dieci giorni fa.
L’ultima nostra presenza sugli spalti di uno stadio che non sia il “Purificato”, risale ormai al mese di marzo, quando riuscimmo a “strappare” ai botteghini i biglietti per entrare al “Vallefuoco” di Mugnano.
Da allora, solo porte chiuse, cancellate, divisori, reti, recinti, inferriate, tornelli, gendarmi, sirene e quant’altro a “dividerci” dai colori rossoblu; accontentandoci di fessure, collinette, palazzi, balconi, rotaie, parcheggi, giardini e verande, pur di star vicini al nostro unico amor. Ci bastava sapere che sul campo scendessero undici maglie rosse e blu, per continuare a viaggiare e presenziare come se nulla fosse cambiato, come se nulla ci impedisse di entrare in uno stadio.
A rendere ancora più “irto” il nostro cammino, oltre ai problemi comuni di chi ha scelto questo “strano” modo di vivere l’amore per dei colori impressi su una maglia, ci si è messo anche il destino, ovvero i risultati. Già, perché potremmo star qui ad affermare il contrario, ma purtroppo, il seguito di una squadra è proporzionato alle vittorie sul campo…nessuno escluso, anche chi ama incondizionatamente ha bisogno di “carezze”. Abbiam reso l’idea?
Siamo ultimi da agosto e senza tessera per scelta, da ormai tre stagioni! Altri avrebbero già gettato la spugna, Noi siamo ancora qui! Altri, la spugna l’hanno gettata ancor prima del “fuori i secondi”, senza nemmeno conoscere il viso dell’avversario sul ring. Noi, invece, andiamo avanti e guardiamo fisso negli occhi l’avversario, pronti all’incontro, pronti a nuove battaglie, pronti già per la prossima trasferta.
Ed è così, che non più di dieci giorni fa, siamo arrivati anche giù allo Stivale, a Reggio Calabria, 1200 chilometri da percorrere con un unico scopo…essere presenti. Malgrado fosse sabato, malgrado fosse un giorno lavorativo (almeno dalle nostre parti), malgrado la classifica, malgrado le pressoché nulle possibilità di vittoria, malgrado le pressoché nulle possibilità di entrare al “Granillo”, malgrado le defezioni dell’ultimo minuto, malgrado i tempi che corrono, i portafogli vuoti e i ricorrenti ostacoli che incontra chi come Noi ha scelto questa vita. Malgrado tutto e tutti, presenti! Poco importa se fuori la Tribuna Est a scorgere quel pezzo di prato verde che il “Granillo” offre come ricompensa ai “non tesserati”, quasi fosse un premio per tutti i chilometri macinati.
Splendido e crudele il nostro anno. Crudele perché ci ha fatto soffrire, esiliati all’esterno di stadi che ancora per molto tempo vedremo solo dai tornelli, per quel modo di essere che ci spinge a credere follemente che qualcosa possa cambiare. Già, perché Noi, di sicuro, non cambieremo mai, come intrappolati in un incantesimo. Un incantesimo che rende il tutto splendido ai nostri occhi. Splendido, come percorrere 1200 chilometri per seguire una squadra ultima in classifica, senza biglietto e senza nemmeno una piccola speranza di poter calcare gli spalti. Splendido. Già, splendido e crudele.