lunedì, Maggio 12, 2025 Anno XXI


Riunioni su riunioni, ma per ora è fumata bianca: non si sa ancora come, e se, cambieranno le due Coppe europee, la Champions League e l’Europa League, dalla stagione 2015 in avanti. Nonostante tutti gli sforzi di Michel Platini, brillante e rivoluzionario presidente Uefa, non è stato ancora trovato un accordo. Il vero problema è il divario enorme che esiste fra la Champions e l’Europa League, che ha preso il posto della Coppa Uefa. Chi vince la Champions può mettere in cassa infatti 50 milioni di euro, chi vince l’Europa League deve accontentarsi di 10 (incassi esclusi). Una differenza di 1 a 5. Enorme. E che scoraggia molti club, in passato soprattutto gli italiani. Adesso è probabile, anche su proposta di Giancarlo Abete, vicepresidente Uefa, che la vincitrice dell’Europa League, e forse anche la finalista, vengano ammesse nella Champions della stagione successiva. C’è un rischio però: la Germania e la Spagna, che già adesso hanno quattro squadre nella Coppa dalle grandi orecchie, potrebbero arrivare a sei. E l’Italia? Quest’anno sta andando bene nelle Coppe europee: persa per strada solo l’Udinese, restano ancora in corsa Juventus e Milan in Champions, Inter, Napoli e Lazio in Europa League. Ma da quest’anno abbiamo diritto a solo tre formazioni in Champions, perché la Germania ci ha scavalcati al terzo posto del ranking e chissà quando potremo riprenderla. Per fortuna invece riusciamo ancora a tenere a bada Francia, Portogallo e Ucraina: perché se dovessimo scendere al settimo posto sarebbe davvero

un dramma e avremmo solo due squadre nella Coppa maggiore. Ma cerchiami di essere ottimisti, anche gli altri (emiri e oligarchi russi esclusi) sentono la crisi. Ci sono varie proposte all’ordine del giorno e anche l’Eca (European Club Associacion) è molto interessata a questa riforma delle Coppe, seguita sempre con attenzione da Umberto Gandini, vice Eca, e adesso anche da Andrea Agnelli, appena entrato nel board. Si era parlato di una Champions a 64 squadre: ipotesi subito cancellata. Ora si pensa di modificare il calendario dell’Europa League: adesso è relegata al giovedì (data che non piace nemmeno ai tecnici italiani, che chiedono alla Lega di A di giocare in campionato il lunedì sera per recuperare). Si potrebbe giocare qualche partita anche il martedì e mercoledì, in concomitanza con la Champions. C’è anche un’ipotesi di concedere quattro posti in Champions alle prime 10 Nazioni del ranking Uefa (all’Italia andrebbe di lusso). Tutte ipotesi, come detto, ma nessuna per ora vincente. Possibile che Platini, alla fine, se non c’è un accordo, cambi poco o nulla: la decisione va presa comunque entro il 2013, per lanciare i bandi dei nuovi diritti tv. L’Europa League ha incassato quest’anno anche 30 milioni dalla Coppa più ricca e importante, ma non è bastato a rilanciarla: troppo, come detto, un divario di 1 a 5. Per un grosso club finire nell’ex Coppa Uefa è un problema serio e rischia di compromettere anche i bilanci. Ma bisogna trovare una via d’uscita. E in fretta.

Le maglie taroccate: i trucchi e il silenzio dei club
Dieci milioni di maglie taroccate sequestrate soltanto nel Lazio dalla Guardia di Finanza: è sempre più emergenza. I cinesi fanno affari d’oro, il calcio italiano è lontano anni luci dagli altri Paesi per quanto riguarda il merchandising. Un problema che interessa poco i club: pare che alcune ditte, anche importanti, facciano una doppia produzione. Le maglie ufficiali, che costano carissime, e quelle taroccate che si trovano sulla bancarelle a disposizione dei tifosi e dei turisti, a volte (meriterebbe indagare a fondo) con la complicità di alcune società di calcio. Da anni giace in qualche cassetto della Camera un disegno di legge, presentato dall’onorevole Giovanni Lolli (Pd), per difendere i marchi delle società sportiva. Ma nessuno se ne interessa: i politici non ne parliamo, le Leghe di A e B pure. Come mai?

Canottaggio: il campione Abbagnale e il buco di 300.000 euro
Un grande campione per un grande sport, il canottaggio, che ci ha dato in passato tante emozioni olimpiche (ben dieci ori): è Giuseppe “Beppino” Abbagnale, classe ’59, fratello di Carmine che con il timoniere Giuseppe Di Capua ha trionfato in tutto il mondo. Ora gli tocca ricostruire: l’epoca dei “fratelloni” è lontana, a Londra 2012 è stato un (mezzo) flop, condito da polemiche e faide interne. La Federazione d’altronde ha vissuto anni travagliati: basta pensare che negli ultimi quattro quadrienni olimpici ha avuto quattro presidenti. Ora tocca a lui, Abbagnale, che ha scalzato l’ex n.1 Gandola (cosa non facile), ma che si è trovato anche un buco di bilancio, da ripianare, di circa 300.000 euro. Abbagnale si è in pratica trasferito a Roma da Torre Annunziata dove vive, e si dedica a tempo pieno al suo sport: ma deve trovare adesso un sistema per cancellare quel “rosso”, le capacità non gli mancano visto che, oltre ad essere uno dei più grandi atleti dello sport italiano, è anche dirigente di una importante banca, “cassaforte” fra l’altro al Coni. Abbagnale è fra i principali sostenitori di Giovanni Malagò nella corsa alla presidenza del Comitato olimpico italiano.

Flop Simona, i comici spariti. E la Rai che vola
Nonostante il maxi-spezzatino della serie A tengono il passo le trasmissioni della Rai. Addirittura Stadio Sprint e la Domenica Sportiva fanno ascolti superiori allo scorso anno. Enrico Varriale ha grinta e idee, cerca sempre qualcosa di nuovo per la sua trasmissione: domenica scorsa è andato a intervistare Ottavio Bianchi (con Montingelli che faceva la bella statuina) ed è stato il primo, in chiaro, a sentire dopo la squalifica Antonio Conte che da Palermo, pungolato anche da Amedeo Goria, si è lasciato andare anche a qualche battuta. E così, Stadio Sprint ha fatto il 9,26% di share, con 1.630.000 spettatori. La concorrenza di Simona Ventura, con “Cielo che gol”, non si fa sentire: la trasmissione del digitale terrestre è bloccata intorno all’1 per cento di share, e forse toglie qualcosina alla casa madre Sky. Simona è brava ma sovente si tratta di uno spot per altre trasmissioni (vedi X-Factor) della pay tv, mentre domenica, in studio, fra gli altri c’era anche Gene Gnocchi. Inflazionatissimo, e che ormai fa ridere raramente: tra l’altro è anche “opinionista” della Rai con la Domenica Sportiva. Ma si sa che fra Rai e Sky (Cielo) si scambiano sovente le cortesie, altro che concorrenza. Peccato comunque che non ci siano più comici che possono alleggerire le trasmissioni di calcio con la loro ironia: Gnocchi, come detto, si ripete. E Teo Tecoli, bravissimo anni fa, si è ridotto a fare la pubblicità ai divani… Bene, quest’anno, anche Novantesimo Minuto, altra trasmissione cult della Rai: Franco Lauro è spigliato, Jacopo Volpi non sta più in video (proibito ai vicedirettori Rai) ma dirige la trasmissione da dietro le quinte. Beppe Dossena è preparato e sostituisce con efficacia Zibì Boniek. Anche qui la concorrenza di Simona Ventura, che ha per prima i gol in chiaro, non si fa assolutamente sentire: domenica Novantesimo ha fatto 1.733.000 spettatori, 11,79% di share. E anche la Domenica Sportiva, come detto, sta andando un po’ meglio della scorsa stagione: nell’ultima puntata, Paola Ferrari ha superato ancora il 10 per cento (11,79%), con 1.733.000 spettatori. Mediaset si è arresa, la Ds è una delle trasmissioni storiche della Rai e attira sempre un buon numero di spettatori, di fedelissimi: credo, però, che dovrebbe ridurre la squadra di opinionisti, e puntare più su fatti del giorno e immagini. Quasi, visto il maxi-spezzatino, come se fosse una trasmissione di approfondimento. “5 minuti di recupero”, lanciata lo scorso anno dal direttore di Rai Sport, Eugenio De Paoli, sta andando a gonfie vele: merito, la domenica sera, del traino del Tg1, d’accordo, ma anche delle capacità di Carlo Paris, e della scelta degli interlocutori. Domenica scorsa, il botta e risposta ha fatto il 17,45% di share e 4.927.000 spettatori.

Cerioni, la Russia offre 300.000. Ma la Federscherma non si arrende
Il doppio e forse anche il triplo di quello che guadagna adesso in Italia: Stefano Cerioni, ex grande campione e ora ct vincente della scherma, è tentato dalla sirena russa. La Federazione di Mosca ha un sacco di soldi e per di più il presidente mondiale della scherma (Fie) è il miliardario Alisher Usmanov che ha interessi da Facebook alla Gazprom e che è amico di Putin. Il tecnico Bauer è stato strappato alla Cina con uno stipendio di 500.000 dollari all’anno, più benefit. Adesso l’assalto tocca a Cerioni: gli atleti (tranne la Vezzali e Cassarà) hanno scritto una lettera aperta alla Federscherma, chiedendo di fermare la fuga dei tecnici all’estero. Lettera che è stata accolta con stupore e un po’ di disappunto, anche perché il presidente Giorgio Scarso, appoggiato dal segretario generale del Coni, Lello Pagnozzi, aveva già convocato per sabato e domenica a Ravenna un consiglio federale, proprio per parlare di questo argomento. Cerioni in Italia guadagna circa 100.000 all’anno, premi compresi: se la Russia gli offre il triplo (circa 250-300.000 euro) è normale che sia ancora tutibante. Scarso è convinto di poterlo tenere e nel prossimo week end verranno decisi tutti i ct delle Nazionali. La scherma, lo ricordiamo, è lo sport che ci ha dato più medaglie nella storia olimpica (11 a Londra) e ha atleti e personaggi di grande spessore, la Vezzali, la Errigo, la Di Francisca (domani 30 anni: auguri), Montano tornato single (sai che fila ci sarà…), Baldini, Cassarà, Occhiuzzi, eccetera. Scarso non solo cercherà di trattenere Cerioni, cosa però non facile, ma è anche riuscito ad avere per la Nazionale anche Giulio Tomassini, passato in Francia, ad Avignone, e che per ogni stage prende diecimila euro, cifre impensabili in Italia. Giovanni Bortolaso, tecnico della Errigo, è andato invece in Germania dopo che il suo club (a Como) ha chiuso ma c’è la speranza di farlo tornare in qualche altra società italiana nel prossimo febbraio. Intendiamoci: è dura per lo sport italiano resistere. Le pallavoliste giocano a Baku, Lippi è in Cina, i talenti del basket nella Nba. Nella scherma stanno arrivando Giappone Corea del Sud, Brasile, Russia e Francia appunto. E hanno tutti più soldi di noi. Dopo la fuga dei cervelli, tocca agli allenatori. Perché stupirsi?

Lega Pro: è ufficiale, Gravina sfiderà Macalli
Gabriele Gravina in corsa per la presidenza della Lega Pro. A cinque giorni giorni dall’Assemblea elettiva, in programma a Firenze lunedì prossimo, l’attuale capodelegazione della nazionale Under 21 ha ufficializzato la sua candidatura per la carica attualmente ricoperta da Mario Macalli. ”Mi candido per costruire una Lega Pro la cui linea politica sia ispirata al dialogo e al confronto”, spiega Gravina, già presidente del Castel di Sangro dall’84 al ’96 e attualmente consigliere della Federcalcio. Sfiderà Macalli, che ha annunciato la sua ricandidatura alla guida della Lega. Non si candida invece Salvatore Lombardo, ex n.1 dell’Aia.

Hall of Fame domani a Firenze: premiati Boniperti, il Trap e c.
La Figc premia i “campioni” che hanno fatto la storia del nostro calcio. La Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze ospita infatti domani, giovedì 13 dicembre alle 15.30 (diretta Raisport 1), l’edizione 2012 della “Hall of Fame”, riconoscimento istituito lo scorso anno dalla Figc e dalle Fondazione Museo del Calcio di Firenze per “per celebrare le figure che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del calcio italiano, in differenti ruoli e in differenti epoche”. La giuria ha scelto anche quest’anno una rosa di undici straordinari protagonisti del nostro calcio: Paolo Maldini (Giocatore italiano), Marco Van Basten (Giocatore straniero; unico assente domani perché impegnato in Olanda), Giovanni Trapattoni (Allenatore), Giampiero Boniperti (Dirigente italiano), Luigi Agnolin e Paolo Casarin (ex aequo nella categoria Arbitro italiano), Dino Zoff (Veterano italiano), Angelo Schiavio, Concetto Lo Bello, Valentino Mazzola, Nereo Rocco (premi alla memoria). Istituita lo scorso anno, la Hall of Fame, si propone dunque come un riconoscimento ideale e un luogo fisico, all’interno del Museo del Calcio di Coverciano dove “conservare e tramandare, spiega la Figc, attraverso i cimeli donati dai protagonisti la memoria storica del football di casa nostra”. Lo scorso anno furono premiati, fra gli altri, Platini, Galliani, Robi Baggio. Alla cerimonia di domani, cui dovrebbe intervenire anche il sindacato Renzi, saranno presenti il presidente della Figc, Giancarlo Abete, e il dg Antonello Valentini.

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Per Corederoma
Paolo Nasuto