I legali degli ultrà: “Il reato associativo è una forzatura”
Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutovenerdì, 16 Novembre alle ore 05:30
Una forzatura, un’accusa che non era stata riconosciuta dal gip l’anno scorso, quando erano comparsi i nomi dei primi indagati.
Così gli avvocati difensori dei sei ultrà bergamaschi finiti nei guai a seguito dell’inchiesta sul tifo violento a Bergamo commentano la contestazione di associazione a delinquere chiesta dal pm Carmen Pugliese a carico dei loro assistiti.
«Dobbiamo ancora studiare meglio il fascicolo – sottolinea Andrea Pezzotta, che assiste C. G., meglio conosciuto come il “B.”, il capo della Curva Nord dello stadio – Ma ritengo infondata questa ipotesi di reato. Adesso sto valutando se chiedere al pm un interrogatorio». «Ricordo – spiega l’altro difensore di G., l’avvocato Enrico Pelillo – che il gip aveva già ritenuto insussistente l’associazione a delinquere, rigettando parzialmente le richieste del pm».
«Faremo leva proprio sull’insussistenza degli elementi che configurano un’associazione per delinquere – afferma Federico Riva, che difende altri tifosi -, poi l’ultima parola spetterà al giudice».
L’inchiesta del pm Carmen Pugliese ha portato alla ribalta anche lo scenario in cui si è mossa in questi anni la tifoseria nerazzurra. Fatti che non sono finiti nelle contestazioni, penalmente irrilevanti, ma che, secondo il magistrato, descrivono «strane commistioni con l’ambiente societario e calcistico». Sempre con G. in primo piano. L’analisi non ha risparmiato nermmeno giocatori e dirigenti. Dopo la sconfitta del 26 novembre 2009 in Coppa Italia contro il Lumezzane, per esempio,
G. organizza una visita guidata, da parte di alcuni giocatori all’abitazione di due ultrà agli arresti domiciliari. Alla visita sono presenti l’allora capitano Cristiano Doni, Giampaolo Bellini, Simone Tiribocchi e Robert Acquadresca (tutti estranei all’inchiesta). Altro esempio, l’sms del 12 febbraio 2010 inviato dall’ex allenatore dell’Atalanta Antonio Conte (che si era dimesso un mese prima) a G., dopo che questi era stato condannato a 5 mesi di reclusione per aver violato al Daspo. «Ho letto sul giornale – scrive Conte – che ti hanno dato 5 mesi. Mi dispiace molto, spero che tu stia bene. Un abbraccio. Antonio C.».