lunedì, Maggio 19, 2025 Anno XXI


La nostra ammirazione per il boemo ha radici antiche. Tanto antiche da chiederne l’ingaggio alla Roma quando la sua  l’esperienza laziale stava per finire.

A quei tempi uno che di calcio se ne intende, visto che ancora fa l’opinionista in diverse radio romane, affermò categorico:”Zeman alla Roma non verrà mai. E poi la Roma ha il suo Zeman in casa: si chiama Sergio Santarini”.

Da quell’affermazione sono passati più di quindici anni. Il boemo tra alti e bassi sta ancora qua mentre che fine abbia fatto il buon Sergio lo ignoriamo.

Purtroppo quello che ci frega è la memoria.

Non ci si ricorda, per esempio, che Capello quando ereditò la squadra di Sdengo fece peggio di lui è che per vincere lo scudetto, dei due o tre che meritavamo in quei tempi, dovettero arrivare a Roma Batistuta, Emerson e Samuel che si andarono ad aggiungere ad un Totti con dieci anni di meno, a Zago, Cafù e a Candela nel pieno del suo fulgore.

Nel nostro sito è registrata la storia della AS Roma, andate a leggere quella formazione e leggete quella di oggi. Siamo sicuri che qualche differenza la riscontrerete anche voi.

Ma non furono tutte rose e fiori. Della prima esperienza Zemaniana va ricordato, per onestà intellettuale, anche la striscia di derby persi (contro la più forte Lazio di tutti i tempi) e le toppe clamorose in termini di giocatori. I Dal Moro, i Servidei, i Gomez.

Per completezza bisognerebbe ricordare anche l’enorme pressione che mise in campo il palazzo contro il boemo, e di conseguenze contro la Roma. Dal rigore su Gautieri a Torino alla squalifica con rigore per Aldair a Udine.

In un post su FB abbiamo letto la raccolta dei luoghi comuni che descrivono doppio Zeta (” er quattrotrettrè”, “er boemo”, “zema”, “er carcio pulito”, “er carcio offensivo”, “armeno se divertimo”, ” zemanlandia”, “er maestro”, “aò questo ha vinto a pescara”, “zema”, “aò questo ha vinto a licata”, “aò questo ha vinto a foggia”, “cò lui famo 80 gò”, “cò lui famo 100 gò”, “cò lui famo 300 gò”, “è ‘n personaggio scomodo”, “è contro er sistema”, “nun j’hanno mai dato i giocatori”, “zema”), ahimè tutti veri.

Oggi Zdenek torna in discussione, ne piú ne meno come Lucho un anno fa, dopo aver mostrato una squadra scintillante anche se a sprazzi, fino a quando qualcosa non si spezza e dubitiamo che sia ascrivibile all’allenatore.

Contemporaneamente sugli spalti si è passati da un  “mai schiavi del risultato” a supporto di una squadra che giocava da una tribuna all’altra, al passaparola “non possiamo perdere un altro anno” non ostante la squadra abbia segnato più di tutti in Serie A.

Ancora una volta il meno colpevole sul campo, per dichiarazione stessa del Capitano, diventa il piú colpevole nella comunicazione che oramai chiede all’unisono l’esonero.

Noi tifiamo la Roma e la sua maglia, mai la dirigenza, men che meno l’allenatore e ancor meno i giocatori, con l’eccezione del Capitano, ma ciò che non possiamo accettare è la perdita del sistema valoriale che abbiamo sempre rivendicato e che fa la differenza tra un tifoso della Roma e un qualsiasi altro tifoso di una qualsiasi altra squadra di calcio.

Di conseguenza non è accettabile l’azzeramento dei valori di cui l’uomo Zeman è portatore. La competenza, la pulizia, l’onestà. Anzi.

Non è accettabile che la stampa lo attacchi in continuazione definendo stucchevoli le sue polemiche contro la Juventus mentre nessuno definisca con lo stesso aggettivo le punture di spillo che da quel mondo vengono portate al nostro Mister. L’ultimo esempio è quel tale Ciro Ferrara, sportivamente parlando con un piede nella fossa,  che continua a pensare all’allenatore della Roma che , se risponde, ha stufato.

A Parma, durante l’ultima partita su un campo che una volta sarebbe stato definito con un termine vintage “una risaia”, tutto viene messo in discussione perché Dodò cerca di fare il fenomeno e una pozza d’acqua da a Parolo l’assist vincente.

Pochi commenti dedicati ad una rosa deficitaria, al valore di alcuni singoli che, pur dotati tecnicamente, sono scarsi in termini di valori professionali o pochissimi sulle responsabilità di una dirigenza che, nella migliori delle ipotesi, fornisce una conduzione ondivaga.

Cacciamo via Zeman e tutto quello che Zeman rappresenta e staranno tutti sicuramente meglio.

Però non noi e la nostra coscienza

 

Ad maiora