martedì, Maggio 13, 2025 Anno XXI


Si terrà il prossimo 5 dicembre di fronte al gip Silvia Carpanini l’udienza preliminare del processo per l’accoltellamento dei tifosi sampdoriani avvenuto la sera del 9 giugno 2012 quando, al termine della partita con il Varese, la Sampdoria conquistò la risalita in serie A.

Intorno alle 22.40 un gruppo di tifosi sampdoriani si era riunito per festeggiare la vittoria in largo Boccardo, nel quartiere di Molassana, all’esterno del club blucerchiato Irish Clan. Nel corso dei festeggiamenti si verificarono gravi scontri con un gruppetto di ultras genoani, vicini al gruppo “Ideale Ultras”: 5 tifosi blucerchiati rimasero feriti da arma da taglio, di cui due in modo molto serio.

Per i fatti di quella notte l’ultrà genoano M. M. (difeso dall’avvocato Stefano Sambugaro) è stato arrestato per tentato omicidio ed è tutt’ora rinchiuso nel carcere di Marassi. Gli altri tifosi genoani indagati sono D. S. (rissa aggravata e lesioni aggravate, difeso dall’avvocato Emanuele Tambuscio) R. L. e M. A. (rissa aggravata, rispettivamente difesi da Giulia Liberti e Carlo Contu).

Ma il pubblico ministero Massimo Terrile, nell’avviso di conclusione indagini (inviato in queste ore alle parti) che ricostruisce gli avvenimenti di quella notte, ha deciso di chiedere il processo anche per quattro tifosi sampdoriani, tre per rissa (G. R., difeso da Laura Tartarini, M. S. difeso da Fabio Taddei e J. D., difeso da Patrizia Maltagliati) e uno per resistenza e lesioni nei confronti delle forze dell’ordine (S. O., difeso da Laura Tartarini, ma di questo è imputato anche D.)

Secondo la minuziosa ricostruzione effettuata dal pm, “il primo tifoso genoano ad antrare in contatto con i tifosi sampdoriani è M., il quale impugna una bomboletta spray di estratto al peperoncino e ne spruzza il contenuto sul viso di L.S.”. Di fronte “alla inevitabile reazione di alcuni tifosi sampdoriani – scrive Terrile – M. estrae un coltello e colpisce in rapida successione prima L.S. e poi G.G., il primo al tronco, il secondo alla coscia destra”.

Il pm, poi descrive il ferimento di G.D., che avviene immediatamente dopo: “La prima coltellata gli viene inferta da M. – scrive Terrile – la seconda da S.”.

“Certamente il pubblico ministero ha fatto una ricostruzione dei fatti molto minuziosa – spiega l’avvocato Tambuscio, difensore di S. – tuttavia rispetto alle lesioni che vengono imputate al mio cliente, i dubbi nelle testimonianze sono molti. Il mio assistito si è assunto fin da subito le sue responsabilità andando spontaneamente a parlare con il pubblico ministero, dicendo agli investigatori di aver effettivamente avuto addosso un coltello e accompagnadoli nel luogo dove lo aveva gettato [il coltello non è stato poi trovato ndr], ma non ha usato quel coltello per ferire nessuno”.

Discutibile secondo i legali dei tifosi sampdoriani l’imputazione a carico di R., S. e D. per rissa. Infatti, dopo la prima fase dell’aggressione, alcuni tifosi della Samp si mettono all’inseguimento degli aggressori, e in particolare di M., che ferisce con il coltello prima S. e poi R.: “Il pm parla di intento aggressivo, ma nel nostro codice l’intento non è punibile e non esiste alcun elemento probatorio che indichi che i tre sampdoriani – spiega Fabio Taddei, difensore di M. S. – abbiano effettivamente provocato una rissa. Loro hanno solo ammesso di aver inseguito gli ultras che avevano ferito i loro amici, ma più che di intento aggressivo parlerei di intento difensivo”.

Katia Bonchi

[Fonte: Genova24]

Per Corederoma
Paolo Nasuto