domenica, Luglio 06, 2025 Anno XXI


Alla prima partita della Premier in casa il Chelsea, di proprietà dell’oligarca russo Roman Abramovich, ha battuto il Reading 4 a 2 davanti a 41733 supporters i cui abbonamenti allo Stamford Bridge, se si fa eccezione per una piccola zona per le famiglie, costano minimo 750 sterline.

Il Borussia Dortmund, campione di Germania nello scorso campionato ha iniziato la stagione battendo il Werder Brema 2 a 1 davanti a 80645 spettatori di cui 24.454 nelle famose standing area pagando per l’abbonamento 187 euro(148 sterline). L’abisso tra i prezzi mostra la profonda differenza tra il calcio iper-commercializzato e votato al ‘libero mercato’ della realtà inglese e quello più democratico derivante dall’esperienza tedesca, quello che una volta veniva chiamato ‘gioco del popolo’.
Entrambe le realtà sono rinate a partire dalla fine degli anni 80, in Inghilterra dopo il disastro di Hillsborough, in Germania quando l’accesso medio agli stadi era sceso a 17291 spettatori per gara. Il calcio tedesco ha visto un’ascesa simile a quello inglese senza però cedere le più importanti tradizioni popolari, come i posti in piedi allo stadio e biglietti a prezzi abbordabili. Nel 93 a seguito di disordini e atti di teppismo sui campi della Bundesliga, la Deutscher Fussball Bund, la lega nazionale tedesca, seguendo l’esempio dell’Inghilterra ha introdotto obbligatoriamente settori con posti in piedi negli stadi. Tutt’ora persegue questa linea e ciò è apprezzato dalla stessa Inghilterra che attraverso la Football Supporters Federation(FSF) ha dichiarato: ‘ Il calcio è lo sport del popolo, non dovrebbe allontanare dagli stadi le persone socialmente più svantaggiate, e non dovrebbe porre la sua funzione sociale in dubbio. Se da un lato l’Inghilterra prosegue sulla strada del ‘libero mercato’ in Germania i club della Bundesliga sono associazioni di proprietà e controllate dai tifosi nonostante il contesto di iper-commercializzazione del calcio in generale. Le eccezioni ci sono, Wolfsburg e Bayer Leverkusen sono rimaste sotto il controllo storico rispettivamente della Volkswagen e della società farmaceutica della Bayer, e Hoffenheim è di proprietà di un’imprenditore nel settore dei software. Tutti gli altri hanno costituito società di capitali controllate da associazioni di tifosi. Tutto ciò grazie ad una regolamentazione del campionato tedesco, il 50%+ 1, secondo cui la maggioranza del club deve rimanere sotto il controllo di associazioni dei tifosi. Così, anche i club più prestigiosi e multimilionari, come il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund sono controllati dai tifosi. Il Bayern, finalista nell’ultima Champions League, ha 185.000 membri che possiedono l’82% del club, il resto se lo dividono i celebri sponsor del club Audi e Adidas. Le modalità di lavoro di queste associazioni sono varie, ma condizionate al principio cardine della democrazia nei processi decisionali. Sono strutturati come grandi imprese con un consiglio di amministrazione che segue le attività giornaliere, un consiglio di sorveglianza che vigila sull’operato. I supervisori sono eletti annualmente. In questo modo i supporters esercitano la loro influenza diretta sulla governance del club, i soci delegano il consiglio nell’amministrazione del club il quale si occupa della gestione corrente lasciando nelle mani qualificate di allenatori e staff la gestione tecnica del club, senza perciò influenzare le scelte legate strettamente al campo. ”I club di calcio sono istituzioni sociali e culturali, non sono imprese come le altre” queste le parole di Antonia Hagemann, responsabile per lo sviluppo europeo di Supporters Direct che sostiene il coinvolgimento dei tifosi nei club di calcio. ”Strutture interne democratiche significano una gestione aperta e trasparente, una proprietà duratura e l’approccio rivolto al lungo termine. Tre anni fa il ricorso dell’Hannover 96 contro il 50%+1, il cui presidente aveva una visione di ‘libero mercato’ simile a quelli della Premier ha visto la Bundesliga compatta verso la conferma della regola con 32 voti a favore e uno contro (quello dell’Hannover 96) e 3 astenuti. Dalla sua fondazione nel 1963 la Bundesliga ha sempre perseguito regolamentazioni per invitare i club a vivere con i propri mezzi. Il modello negli anni si è raffinato divenendo la base per l’elaborazione del Fair Play Finanziario della UEFA. Rimanendo fedele ai suoi principi tradizionali: la stabilità, la continuità e la vicinanza ai tifosi il calcio tedesco è riuscito a mantenersi ai livelli più alti in Europa senza cedere alle regole del ‘libero mercato’
Da: guardian.co.uk

[Fonte: InfoAzionariatoPopolareCalcio]

Per Corederoma
Paolo Nasuto