sabato, Aprile 20, 2024 Anno XXI


Aldo Fabrizi è stato un regista, sceneggiatore, poeta, ma soprattutto uno dei più grandi attori romani della storia del cinema e del teatro italiano.

Nasce a Roma il 1° Novembre del 1905, da una famiglia di umili origini. All’età di 11 anni perde suo padre, vittima di un grave incidente. Mentre la madre continua a gestire il banco di frutta e verdura nel mercato di Campo de’ Fiori, il piccolo Aldo si adatta a fare qualsiasi tipo di lavoro, per aiutare a sostenere se stesso e le cinque sorelle, tra cui Elena, la mitica Sora Lella. Ma già sente una forte vocazione artistica: scrive poesie in dialetto romanesco che verranno poi pubblicate nel 1928 in un volumetto dal titolo “Lucciche ar sole”, e nello stesso anno comincia a recitarle, come “dicitore”, nella compagnia Filodrammatica Tata Giovanni e a scrivere per il periodico dialettale Rugantino. Ma il suo destino è quello di attore, versatile e popolare: per tutta la sua carriera passerà con pari forza artistica dai ruoli brillanti, a quelli comici, ai drammatici. Debutta all’età di 26 anni come macchiettista in piccoli teatri, che vedono nascere quei personaggi che diventeranno i suoi cavalli di battaglia: il Vetturino, lo Sciatore e il Conducente di tram. In questo periodo lavora con la soubrette Reginella, che diventerà la sua compagna e poi sua moglie, e gli resterà accanto per tutta la vita. Col tempo la sua popolarità cresce, tanto che riesce a fondare una sua compagnia, in cui muoverà i primi passi un giovanissimo Alberto Sordi. Il cinema, invece, arriva più tardi, nel 1942, con il suo film d’esordio “Avanti c’è posto” di Mario Bonnard, e in seguito con “L’ultima carrozzella” di Mario Mattòli, e “Campo de’ Fiori”, sempre di Bonnard, accanto alla grande Anna Magnani. Sempre accanto alla Magnani recita nel film che lo farà passare alla storia: “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, in cui interpreta un personaggio ispirato a due sacerdoti romani (Don Giuseppe Morosini e Don Pietro Pappagallo) fucilati nel 1944 durante l’occupazione fascista. Nella sua lunga carriera interpreta quasi 70 films, tra cui è doveroso ricordare quelli interpretati con Totò: “Guardie e ladri” (1951), “I tartassati” (1959), “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi” (1960), “Totò contro i quattro” (1963) e quelli accanto a Peppino De Filippo: “Signori in carrozza” (1951), “Accadde al penitenziario” (1955) e “Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo” (1956). Il culmine dalla carriera teatrale lo raggiunge invece con l’interpretazione del boia Mastro Titta, al fianco di un grande Nino Manfredi, nella commedia musicale “Rugantino”, scritta e diretta da Garinei e Giovannini, Massimiliano Franciosa e Pasquale Festa Campanile al Teatro Sistina di Roma nella stagione 1962-1963 e successivamente addirittura a Broadway. La commedia sarà poi ripresa nel 1978, sempre con Aldo Fabrizi e un giovane Enrico Montesano. Oltre al cinema e al teatro, la sua grande passione è la cucina: ama cucinare e soprattutto ama mangiare, tanto da dedicare al cibo ben due raccolte di poesie: “La pastasciutta” (1971) e “Nonna Minestra” (1974). Nel 1981 resta vedovo dell’unica compagna della sua vita, Beatrice Rocchi, in arte Reginella, che gli aveva dato due figli gemelli. La sua ultima apparizione pubblica è in TV, nel programma “G. B. Show”, con Gino Bramieri, nel 1988. Muore il 2 Aprile del 1990, a 84 anni, pochi giorni dopo aver ricevuto un David ai Donatello alla Carriera, e viene sepolto nel Cimitero Monumentale del Verano a Roma.

Federico Fellini dirà di lui: “Aveva una forza caricaturale violenta, esprimeva in maniera sufficientemente esatta quella che era l’anima del Romano, proprio del Romano dell’Impero: violento, cinico, sentimentale.”