Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutomercoledì, 16 Maggio alle ore 01:48
Il sito MyRoma ripropone parte di un articolo dove si ricorda il gran lavoro “Societario” fatto dal Bayern Monaco negli ultimi anni, alla cui base, come diciamo da anni, c’è l’azionariato popolare e la partecipazione dei tifosi alla vita del Club. L’articolo è di Andrea Sorrentino per “la Repubblica”. Sarebbe auspicabile che certi organi di stampa facessero la giusta informazione visto che ancora oggi ci sono tifosi che credono che in Italia l’azionariato popolare non si può fare…per troppi anni abbiamo vissuto nell’ignoranza ed oggi vediamo la differenza tra il calcio tedesco e quello italiano.
fonte: www.myroma.it
….L’Allianz e il Bayern sono il simbolo di un calcio virtuoso, coi conti a posto e con un campionato che è il più equilibrato d’Europa, di sicuro quello con più pubblico: la media è di oltre 45.000 spettatori a partita, meglio della Premier (35.000) e non parliamo dell’Italia (23.000).
Il top è rappresentato dal Borussia Dortmund, che da due anni riempie il suo monumentale Westfalenstadion: 80500 spettatori di media. Due eventi hanno portato a questi record: il fallimento del gruppo Kirch nel 2002, che ha costretto i club a rivedere i rapporti economici con le tv e a riordinare i bilanci cercando nuove risorse; l’altro è stata l’organizzazione del Mondiale 2006, che ha imposto la ristrutturazione degli stadi o la costruzione di nuovi impianti. Tra cui l’Allianz Arena, che il 7 aprile scorso ha fatto registrare un primato mondiale: per la centoottantesima volta consecutiva c’è stato il tutto esaurito.
Il Bayern è il modello per il nuovo fair play finanziario dell’Uefa, anche se per seguirlo interamente bisognerebbe essere tedeschi e avere la tradizione calcistica e manageriale del club bavarese: tanto per dire, è dal 1979 che il Bayern non ha un bilancio negativo, l’unica volta che stava per registrarlo cedette Rummenigge all’Inter (1984) e rimise i conti a posto.
Dai diritti televisivi il club ottiene appena 35 milioni all’anno (il Real e il Barcellona incassano oltre 150 milioni, le tre big italiane sfiorano i 100) e il resto dei ricavi (intorno ai 300 milioni l’anno) arrivano dal merchandising e dagli incassi. È un club che attira potentissimi investitori (Adidas, Audi, Allianz e Lufthansa), il 65% della proprietà è azionariato popolare (60 euro all’anno per ogni socio) e si sta aprendo ad altri mercati, soprattutto a quello indiano cheè molto vivo: quando nel 2008 il Bayern giocò a Calcutta per celebrare l’addio al calcio di Kahn, c’erano 125.000 spettatori.
Alla solidità economica si aggiungono la cura del vivaio,i cui prodotti sono l’ossatura del Bayern, le scelte oculate e competenti sul mercato interno e internazionale (Neuer, Alaba, Luiz Gustavo, Gomez, Robben e Ribery) e le spese sempre tenute sotto controllo: l’acquisto più costoso della storia è stato Gomez, 30 milioni dallo Stoccarda. Quest’anno il Bayern ha raggiunto già a gennaio il pareggio di bilancioe da quel momentoè stato tutto guadagno, con la finale di Champions come ciliegina.
Ecco perché poi nascono imprese come quelle di Madrid, che hanno fatto dire al presidente Rummenigge: «Non ho mai visto qualcosa di simile in 40 anni di calcio professionistico. Questa serata supera quelle mitiche degli anni Settanta e Ottanta. Abbiamo giocato un calcio di qualità inarrivabile». Il tutto coi conti a posto. Praticamente, vuol dire essere perfetti. O tedeschi.