lunedì, Maggio 06, 2024 Anno XXI


Dopo la splendida, incoraggiante e illusoria vittoria contro il Verona, “consumata” davanti agli occhi estasiati di quasi diecimila spettatori, oggi si chiude -in sostanza- la rincorsa alla massima serie, davanti a poco meno di tremila spettatori!

E sebbene, ad inizio stagione, molti tifosi (pure quelli che oggi contestano) avrebbero firmato col sangue l’attuale posizione in classica della Leonessa, dispiace comunque vedere i ragazzi alle corde, in particolare dopo la rincorsa fantastica del girone di ritorno.

Infatti, più che la sconfitta fa male constatare la fine di un ciclo improvviso e -allora- inaspettato.

Chiaramente, le ragioni di questa apparente resa sono molteplici: società allo sbando, stadio semivuoto per quasi tutta la stagione (che fine ha fatto l’entusiasmo e la determinazione d’inizio campionato?), rosa numericamente insufficiente, giocatori titolari inamovibili solamente per una questione di valorizzazione e -quindi- di mercato, distrazioni all’ordine del giorno (dalla farsa della cessione societaria alle -appunto- ricorrenti voci di mercato riguardo a Tizio, Caio e Sempronio), ecc., per non dimenticare -a un certo punto della stagione- lo scaricabarile, gli alibi e i piagnistei tipici della nostra mediocre società.

In ogni caso, con questa sconfitta e la contemporanea vittoria delle altre pretendenti ai play-off, la partita sembrerebbe praticamente chiusa.

Certo Calori non ha ancora mollato, giustamente diciamo noi.

A questo punto infatti, non ci sarebbe male peggiore che terminare un campionato in maniera anonima e rinunciataria.

La Maglia va in ogni modo onorata fino alla fine, per una questione di professionalità e di rispetto, soprattutto nei confronti di chi spende ogni volta dai dodici ai diciassette euro per un settore “popolare”.

Ma la realtà delle ultime tre gare giocate è impietosa, e le strategie della società -nonché le ultime dichiarazioni del presidente- sono oltremodo inquietanti.

Anziché puntare il dito contro i propri familiari/dirigenti (artefici e responsabili del fallimento umano ed economico di questa società, nonché della mancata cessione del Brescia Calcio S.p.A.!!!) o farsi un serio esame di coscienza intervenendo là dove la società potrebbe fare davvero la differenza (parliamo del carnet di biglietti, ma anche di “incentivi” per quella parte di tifoseria non conforme alle attuali logiche calcistiche), il presidente continua infatti nell’inutile -quanto dannosa- polemica sullo stadio, minacciando addirittura di giocare le ultime partite casalinghe lontano dal Rigamonti (ennesima dimostrazione di quanto questa società rispetti e consideri i propri tifosi, soprattutto quelli abbonati!).

E sebbene oggi si sia tutti d’accordo (l’era ura, caso!) sulla ristrutturazione di Mompiano, questa manfrina rischia di allontanare anche quelle residue possibilità d’intervento.

Noi non siamo dei visionari (lo dimostrano i fatti), e crediamo che sia giunto il momento di instaurare un tavolo di confronto trasversale che possa coinvolgere Istituzioni, tifosi, stampa locale e -per ultimi!- i poco credibili dirigenti biancoblu.

Tutto ciò per iniziare un serio confronto sul tema stadio e -soprattutto- per mettere le parti in causa di fronte alle proprie responsabilità e in maniera pubblica.

Oggi non vogliamo dire altro su questa presidenza, per una questione di pudore e umanità nei confronti di un uomo gravemente malato; ma le ultime conferme delineano con chiarezza un futuro plumbeo e -naturalmente- rimarcano tutte le preoccupazioni da noi esposte negli ultimi dodici anni.

Oltretutto, questa società e i suoi dirigenti godono -inspiegabilmente- ancora della fiducia incondizionata di molte, troppe persone, che già si affannano a dipingere tempi decisamente migliori di quelli appena trascorsi (lo fanno ormai da anni, quindi non ci stupisce più di tanto, semmai ci amareggia).

Chi visse sperando, morì c…, non dimentichiamolo mai.
A proposito di caroprezzi

Per la cronaca (e per chi finge di non sapere), il biglietto più conveniente col Sassuolo è costato fino a diciassette euro.

Una cifra ormai astronomica per la situazione economica italiana di oggi e per una categoria infima come la serie B attuale.

Per l’ennesima volta, ci spiace constatare che nessuno -oltre a noi- si preoccupi di questa assurda strategia societaria. Una scelta dannosa e controproducente, visti gli ultimi miseri risultati (Brescia vs Verona è un’eccezione che dimostra tutte le nostre tesi maggiori). Una presa di posizione che oltre a confermare la bassezza -ormai risaputa- di alcuni dirigenti, sta allontanando sempre più i tanti tifosi bresciani non tesserati/abbonati.

Una tattica che si spiega solamente nel caso in cui la società voglia di proposito lo stadio vuoto. Infatti, consapevole del fatto di non avere le capacità di andare in serie A, insiste nel sostenere che l’attuale impianto, essendo fatiscente, sia la causa della disaffezione dei tifosi, cercando così di alimentare improbabili rivolte sociali e fare quindi pressioni sulla realtà politica bresciana.

L’obiettivo chiaramente è quello di vedere realizzato al più presto uno stadio-supermercato, dal quale trarre tutti quei profitti andati in fumo “grazie” ad una gestione societaria superficiale e dissennata, basata sul peggiore nepotismo di sempre.

Ovviamente la responsabilità di quanto sta accadendo è anche nostra, non essendo stati in grado di arginare una famiglia inetta e arrogante, oggi fra l’altro sull’orlo di una crisi di nervi, capace in pochi anni di bruciare un patrimonio umano ed economico incredibile.

Purtroppo, se tutti non smetteranno di guardare al proprio orticello e continueranno a mettere davanti agli interessi del Brescia le proprie ambizioni personali, quest’incubo non terminerà mai.
Francamente riflettiamo…

[Fonte: Ultras Brescia 1911 Ex-Curva Nord]

Per Corederoma
Paolo Nasuto