lunedì, Maggio 12, 2025 Anno XXI


Michele Ferrulli, l’uomo morto lo scorso 30 giugno a Milano per arresto cardiaco mentre alcuni agenti, intervenuti per sedare gli schiamazzi, lo stavano arrestando, venne percosso “ripetutamente” anche “con l’uso di corpi contundenti” quando era già “immobilizzato a terra” e “non era in grado di reagire e invocava aiuto”. Lo scrive la Procura di Milano, che ha chiuso le indagini nei confronti di quattro poliziotti accusati di omicidio colposo poiché avrebbero ecceduto “i limiti del legittimo intervento”.

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Francesco Ercoli, Michele Lucchetti, Roberto Piva e Sebastiano Cannizzo sono accusati di cooperazione in omicidio colposo per eccesso colposo dell’adempimento del dovere e concorso in falso. Il pm ha derubricato l’accusa iniziale di omicidio preterintenzionale, ma nella descrizione del capo di imputazione rimarca che “eccedendo i limiti

del legittimo intervento”, hanno percosso “ripetutamente la persona offesa in diverse parti del corpo, pur essendo in evidente superiorità numerica e continuando a colpirla anche attraverso l’uso di corpi contundenti quando la stessa era immobilizzata a terra, in posizione prona, non era in grado di reagire e invocava aiuto”.

In base a quanto ricostruito dal pubblico ministero Gaetano Ruta, i poliziotti erano intervenuti in via Varsavia in seguito alla chiamata al 113 da parte di alcuni cittadini che avevano segnalato la condotta molesta e di disturbo di tre uomini. Una volta bloccato il 51enne, lo avrebbero picchiato concorrendo a determinarne il decesso. Che fu dovuto anche al fatto che il medico legale ha scoperto che la vittima aveva un cuore troppo piccolo, di 700 grammi, rispetto alla mole del suo corpo che pesava 147 chilogrammi.

I poliziotti sono poi accusati di aver falsificato l’annotazione redatta il giorno successivo sull’accaduto, dichiarando falsamente che dopo aver bloccato l’uomo, “una successiva e inevitabile perdita di equilibrio di tutto il gruppetto faceva sì che Ferrulli e tutti gli agenti intervenuti cadessero rovinosamente a terra, frangente che permetteva, grazie all’utilizzo di un terzo paio di manette, di bloccare definitivamente la sua resistenza. Poiché la precedente caduta aveva costretto il Ferrulli, prono a terra, si cercava, ormai assicurato, di riportarlo in una posizione a lui più comoda per avvicinarlo alla vettura di servizio, ma proprio in tale occasione il Ferrulli riferiva di sentirsi male, lamentando un forte dolore al petto”. Secondo il pm Ruta si tratterebbe di “circostanze false, poiché i poliziotti, mentre Ferrulli si trovava a terra in posizione prona, era immobilizzato e invocava aiuto, lo colpivano ripetutamente anche con l’uso di corpi contundenti”.

LaRepubblica

Per Corederoma
Paolo Nasuto