lunedì, Maggio 12, 2025 Anno XXI


Ci è tornato, allo stadio. Per un po’, in tribuna. «Ma non aveva lo stesso sapore». E allora, alla fine «la partita preferisco guardarla a casa, in poltrona, anche se certo, non è mica la stessa cosa». Ma se tra una punizione e un fallo gli chiedi se vorrebbe essere là, sugli spalti, ammette «neanche più di tanto. La polizia, allo stadio, adesso mi spaventa… e spero che il gruppo oggi non faccia sciocchezze». Già, il gruppo, quel «Brescia 1911» con cui Paolo Scaroni il 24 novembre del 2005 era in trasferta. Verona – Brescia. Il giorno che, per questo ultras di 35 anni di casa a Castenedolo, ha segnato un prima e dopo. Prima del coma. Dopo essere stato massacrato di botte alla stazione prima di salire sul treno del ritorno. Ma il calcio in sé, adesso, «per me si è quasi spoetizzato… se penso che sette anni fa stavo guardando la stessa partita ed ero a posto, allora sì che mi arrabbio…». Chiede la verità, anche se «nella giustizia non ci credo fino in fondo», aspettando l’udienza del 13 luglio a Verona, quando a deporre saranno gli otto agenti della celere di Bologna imputati per lesioni aggravate. «In aula sono arrivati ultras da tutta Italia per sostenermi, pure il “Bocia” dell’Atalanta, giuro!». Squilla il telefonino: lo avvisano che al Rigamonti, nella curva dei veronesi, sventola uno striscione: «Giustizia per Paolo». «Bella storia, sono contento». Di più quando poco dopo le telecamere indugiano proprio sul messaggio per lui: «È un’emozione, so che per loro non è un gesto facile… Sentili, i cori…». Ma poi, sull’1-1, confessa: «Andrebbe benissimo anche un pareggio, ora il Brescia mi sa che ha paura di perdere». Appunto. Perché il gol della vittoria sul filo di lana, Paolo se lo perde. «Ti spiace se andiamo un attimo prima?». Poi lo chiami, manco il tempo di dire «ciao»: «Non dirmi che è finita 2 a 1… Che bello! Problemi di ordine pubblico? No? Menomale» Mara Rodella brescia.corriere.it

Per Corederoma
Paolo Nasuto