venerdì, Aprile 19, 2024 Anno XXI


Scetticismo, incredulità, sgomento. Su Cossu e soci che rischiano di giocare al “Nereo Rocco” di Trieste, i commenti sono monocorde. Pur sottolineando l’auspicio che possa trovarsi un’intesa sul filo di lana, utile a scongiurare l’espatrio dei rossoblù per le ultime quattro gare casalinghe (Inter, Chievo, Catania e Juve), la querelle evidenzia una situazione degradata da tempo. «Il Cagliari a Trieste? Pura follia. Non sarebbe più il Cagliari, ma dovrebbe chiamarsi Triestina. Battute a parte – dice il senatore Mariano Delogu – tutti gli interessati devono darsi da fare per risolvere in fretta il problema. Ci si deve attivare per fare in modo che si giochi a Cagliari». E le norme? Le deroghe della Lega e l’inagibilità della Commissione vigilanza? L’avvocato ed ex numero uno del club rossoblù, taglia corto: «Ho fatto il sindaco e so come funziona. Nessuno deve trincerarsi o fermarsi dietro cavilli burocratici. Tutto si può risolvere, l’importante è non mettersi soldi in tasca. Ma qui, non c’è nulla da rubare». Mariano Delogu ha guidato il capoluogo dal ’94 al 2001: «Non mi ci faccia pensare. Ho fatto cose da matti. Ad esempio, abbattendo la cancellata del porto, mi avevano detto di tutto, la Capitaneria era giunta quando ormai avevo dato l’ordine alle ruspe di entrare in azione. Ripeto, la soluzione va trovata senza remore». Praticità e rabbia. Ma il rischio, con la giunta di Trieste che nel giro di 48 ore potrebbe formalizzare l’intesa col club di Cellino, prende corpo.

Intanto, dopo i colloqui tecnici tra Matteo Stagno, segretario generale del Cagliari, e l’assessore allo sport di Trieste, Emiliano Edera, oggi dovrebbe esserci l’incontro tra l’amministrazione giuliana e il patron rossoblù. Ma dalla sede societaria di viale La Playa non confermano né smentiscono. «Se la squadra andasse a giocare a Trieste, ma anche in qualsiasi altra città, sarebbe terribile». Tonino Orrù, presidente dal 1985 al 1992, è stato l’autore, con i fratelli, di una cavalcata guidata da Claudio Ranieri, che ha portato il club dalla C alla serie A. «Non credo che il Cagliari possa andare a giocare fuori. Sarebbe una sciagura per tutti gli sportivi sardi». Intanto ieri è giunta la bordata in direzione del municipio del consigliere regionale Edoardo Tocco: «Da parte loro solo un silenzio assordante sulla vicenda Sant’Elia». Anche nel mondo del business prevale delusione e scetticismo: «Da cagliaritano e da tifoso, pensare che il Cagliari possa giocare a Trieste, lascia sgomenti e dà molto dispiacere. La sensazione – spiega Mariano Diaz, imprenditore dell’alta moda e della telefonia – è che si sia giunti a questo per i troppi interessi di varia natura che circondano la questione stadio».«Il possibile trasloco a Trieste? È una scelta del presidente Cellino che deriva dalle condizioni in cui si trova da tempo lo stadio: una bruttura che fa il giro del mondo». Carlo Porceddu, avvocato e vice presidente della Corte federale di giustizia, commenta da tifoso e cagliaritano.

E i campioni dello scudetto? Al quesito rispondono all’unisono Giuseppe Tomasini e Cesare Poli: «Il Cagliari può giocare ovunque, in altre zone della città, ma quel che conta maggiormente è rimettere a posto il Sant’Elia».

Fonte: www.lanuovasardegna.geolocal.it

Per Corederoma
Paolo Nasuto