Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutolunedì, 26 Marzo alle ore 01:46
Tornato per qualche giorno a Londra dal temporaneo esilio nel nord Italia che sto vivendo, nel mio local (pub) ho incontrato un paio di amici dello Stoke che si godevano qualche pinta prima di raggiungere il White Hart Lane. Mi hanno raccontato la loro trasferta di Valencia. Ovvio che dopo un gruppo di Europa League che li aveva portati in Ucraina, Israele e Turchia, un viaggio in Spagna sembrava troppo bello per essere perso. Pare circa 5000 tifosi dei Potters siano arrivati al Mestalla, come non lo so, sarebbe curioso chiederlo a tutti. Ho aggiunto questo commento perche’ quanto raccontatomi, se da una parte ha dell’incredibile dall’altra non mi ha stupito piu’ di tanto. Per chi, come me, in Spagna e’ andato spesso come tifoso in trasferta, esiste infatti la consapevolezza che le forze dell’ordine iberiche possano farci sentire la mancanza della nostra celere e i loro pregiudizi tuttora esistenti nei confronti dei sostenitori inglesi non si sono mossi di un mm negli ultimi 30 anni. Il viaggio era stato organizzato in modo da arrivare nel pomeriggio del giorno precedente la partita via Madrid. Una volta arrivati a Barajas invece una solerte rappresentante della Iberia li informa che il primo volo disponibile sarebbe stato alle 21. Con calma fermezza viene fatto notare, prenotazione alla mano, che il loro era previsto per le 15. Niente da fare, tutti pieni, o quello o niente. I ragazzi capiscono l’antifona e decidono di ingannare il tempo al centro di Madrid piuttosto che in aeorporto. Tornati la sera scoprono che il volo prima era stato spostato alle 22 e poi alle 23. Nel frattempo un gruppetto di una sessantina di tifosi dello Stoke comincia a dare segni di impazienza. Ormai a notte fonda vengono fatti accomodare sull’aereo. 45 minuti cinture allacciate fermi sulla pista. Qualcuno alza la voce. Il comandante annuncia che c’e’ un guasto e non si parte. I passeggeri scendono e vengono fatti accomodare su due bus circondati dalla polizia, uno per gli inglesi, uno per gli spagnoli/resto del mondo, un po’ quello che succedeva nel Sud Africa pre Mandela. Visto che un bus e’ strapieno e l’altro semivuoto, alcun tifosi dello Stoke provano a spostarsi. Vengono bloccati neanche fossero membri di al Qaeda pronti a farsi esplodere. A tutti vengono chiesti i documenti con il solito tono minaccioso mentre l’altro pullman parte con gli altri passeggeri che poi vengono imbarcati su un altro volo. Qualcuno pensa di rispondere ai soprusi reagendo con le cattive, fortunatamente viene dissuaso, i robocob di Juan Carlos non aspettano che la scusa piu’ piccola per sgretolarti le ossa a manganellate. Senza parlare una parola di inglese giocano con i cognomi facendo l’appello per restituire i passaporti. Alla fine vengono spediti tutti fuori l’aeroporto, se vogliono possono aspettare il giorno dopo, il volo che avevano acquistato e’ perso e basta. Non un’alternativa, non una scusa. I miei due amici optano per il taxi (!) e si fanno portare a Valencia di notte, spendendo qualcosa come 250 euro e rischiando la vita in autostrada visto che la persona al volante lotta contro il sonno praticamente da subito. La spiegazione delle autorita’ e’ il comportamento aggressivo e violento dimostrato dai fan dello Stoke. C.zzate, grandi, enormi c.zzate. In quasi tutti i paesi europei ogni tifoso inglese arriva e non solo si deve aspettare ostilita’ (eufemismo) da parte dei sostenitori di casa, ma anche una discriminazione di trattamento da parte di chi dovrebbe invece accoglierli a braccia aperte in quanto ospiti che all’estero non badano troppo a spese. Sarebbe ora di smetterla.