Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutogiovedì, 22 Marzo alle ore 12:53
Il nostro amico Simone ci scrive un interessante resoconto sulla trasferta vissuta insieme agli ultras parigini del Psg.
Dici Parigi e subito viene in mente la Tour Eiffel e lo stuolo di turisti che quotidianamente affolla i suoi Boulevards ed i suoi luoghi simbolo dei diversi poteri che hanno governato la Francia e, trasversalmente, l’Europa. Tuttavia Parigi non è solo arte, storia e cultura, la Ville Lumière è infatti anche la casa del Paris Saint Germain e dunque delle sue due curve: Virage Auteuil e Kop of Boulogne. Storie differenti, estrazione sociale contrapposta e modi diversi d’intendere il tifo hanno segnato le vicende di queste due curve e quindi del tifo parigino. Un’antagonismo che ha portato alla morte di un ragazzo appartenente alla Kop of Boulogne nel Febbraio 2010 in seguito agli incidenti scoppiati ai margini della partita che vedeva opposti i ‘rouges et blues’ ai rivali di sempre, l’Olympique Marseille. Da quel momento per il tifo parigino è cominciata una vera e propria odissea, un conciliabolo tra Ministero degli Interni e società ha portato allo scioglimento di tutte le associazioni (in Francia ogni gruppo ultras è registrato come ‘associazione culturale’) ed al ‘Plan Leproux’, dicasi vendita aleatoria degli abbonamenti, cosicchè chi oggi decide di acquistare un abbonamento stagionale al ‘Parco dei Principi’ nei settori popolari non ha la possibilità di scegliere la curva di preferenza ma gli viene assegnato un posto, per l’appunto, casuale. Per le trasferte si è invece adottata una soluzione ‘all’italiana’ vietandole tutte, eccezion fatta per chi decideva di partecipare a quelle organizzate dalla società (in stile Siena-Roma di qualche anno fa). Quest’ultima decisione è stata però modificata quest’anno e gli ultras della Capitale sono tornati a spostarsi per la Francia.
La discreta conoscenza della lingua e la simpatia per il PSG mi portano a conoscere alcuni ragazzi che si uniscono sotto il nome di ‘Les Deglinguèes’ (‘I folli’). Fanno parte della ‘nuova cricca’ che si muove in trasferta e porta avanti la battaglia per riavere i propri abbonamenti di curva e riconquistare quindi il diritto di sostenere la propria squadra al ‘Parc des Princes. In seguito ad alcuni incontri estivi nella vicina (per loro) Costa Azzurra decido di affrontare con loro l’attesa trasferta di Bordeaux. Sabato Sabato 26 Novembre, mentre la Roma è impegnata in quel di Firenze ed i miei pensieri vanno all’esodo che sarebbe stato, mi imbarco su un volo Easyjet destinazione Paris Orly. Un paio d’ore e sono a destinazione. Ad attendermi i ragazzi del PSG. Ci si saluta, ci si conosce, si scambia qualche chiacchiera e poi si parte per compiere alcune commissioni prima di recarsi al luogo dell’appuntamento: Place de la Nation, da dove partiranno ben 5 pullman (nessun gruppo, ma tanti ‘indeps’, i nostri ‘cani sciolti’), alla volta della città Girondina mentre altri pullman, con a bordo i ragazzi della Virage Auteuil, partiranno da altri punti della città. Nel tempo di attesa dei vari ‘chauffeurs’ divento la star della serata e gruppetti di curiosi ultras transalpini mi si avvicinano per pormi le più disparate domande sul movimento ultras italiano ed i suoi protagonisti. Noto che sono davvero molto informati, anche perchè in molti hanno amicizie con esponenti della curve nostrane. Anche questo mi induce a non sbilanciarmi troppo nei commenti (in positivo ed in negativo). Al termine dell’ennesima birra (rigorosamente l’alsaziana Kronenbourg) arriva il nostro pullman e, quando si è ormai fatta l’una di notte, si parte! La mia prima trasferta francese è iniziata!
Vengo informato del fatto che il Prefetto della Gironda è uno dei più severi di Francia e per i tifosi ospiti sarà allestito uno speciale dispositivo di sicurezza. Per aggirare eventuali controlli posti nei pressi del casello di Bordeaux i ragazzi hanno pensato di ‘dirottare’ il pullman a Nord della città in modo da attraversare l’Estuario della Gironda in traghetto e riprendere la marcia verso la meta da Sud. ‘Geniale!’ penso subito complimentandomi con loro. Peccato che tutto questo non sarà poi, all’atto pratico, fattibile. Il viaggio corre nel delirio totale, tra litri e litri di alcol (vodka. birra, vino etc etc), spinelli e cori. Per chi dorme c’è un impietosa pacca sul collo seguita dal coro ‘Si on dort pas vous domez pas’ (se non si dorme, voi non dormite). Diverse le soste nelle aree di servizio, dislocate sull’autostrada, durante le quali ho avuto modo di notare come anche in terra d’oltralpe sia molto diffuso un vizietto radicato nelle curve nostrane soprattutto negli anni ’80-’90. A buon intenditor…
Alle 6 di mattina, quando siamo a circa 80km da Bordeaux, la doccia fredda: un grande sbarramento di Gendarmerie attende i tifosi ospiti al varco (ed è proprio il caso di dirlo). I pullman parcheggiano in un’area apposita e gli agenti vestiti di un azzurrino stile maglia del Napoli salgono a farci visita. Prima di noi hanno intercettato due pullman dei ragazzi della Virage Auteuil ai quali hanno sequestrato diverse torce senza tuttavia ricorrere alle maniere ‘forti’ tipiche della polizia italiana. In Francia è prevista la diffida (da 6 mesi ad un anno) per chi viene trovato in possesso di artifizi pirotecnici, ma è altresì vero che l’autostrada non è certamente un impianto sportivo, e questo sicuramente spinge i gendarmi a non compiere inutili abusi. La visita dei ‘flics’ (gli sbirri) è alquanto ‘soft’ e dopo un controllo al portabagagli ed ai nostri zainetti ci congedano augurandoci un buon match. Tuttavia, come detto in precedenza, salta tutto il piano per entrare in città senza scorta e così, alla velocità di circa 30km/h percorriamo, scortati, gli ultimi chilometri che ci separano dall’arrivo. Ci arrestiamo nel parcheggio dello stadio ed aspettiamo notizie, la paura di essere trattenuti la dentro fino ad inizio partita è molta ma fortunatamente dopo circa 10 minuti veniamo a sapere che saremo di nuovo perquisiti e poi lasciati liberi di girare per la città. Scendiamo alla spicciolata dal bus e veniamo perquisiti e ripresi da un omino con la telecamera in ‘stile Messina’. Come dire, tutto il mondo è paese!
La città è avvolta in un ameno grigiore ed una pioggerellina britannica di tanto bagna le nostre teste. Ci incamminiamo verso la fermata del tram con i soliti noti che da lontano scrutano seguendoci. Una volta saliti sul mezzo partono i più disparati cori ed alcune parti del tram andranno in frantumi al coro di ‘On a validè’ (abbiamo timbrato). Scendiamo nei pressi della piazza centrale arrivandovi in un allegro corteo e prendendone immediatamente possesso. Il pomeriggio passa tra litri di birra e giri per la città alla ricerca di qualche Ultramarines (il gruppo principale della curva bordolese), ma niente da fare. Ok, ci sono gendarmi ovunque, la città è militarizzata ma almeno una torcia od un sassetto me lo sarei aspettato, invece il nulla totale! Intorno alle 18, dopo aver certificato l’arrivo di tutte le componenti del tifo parigino, ci si raggruppa preparandosi per il corteo che raggiungerà lo Stadio. La partenza è preceduta da una fitto scoppio di petardi e dal coro ‘On est chez nous’ (siamo a casa nostra). Centinaia di poliziotti fungono da argine al fiume umano che si prodiga in continue accensioni di torce e cori per la propria libertà: Rendez-nous nos abòs! (ridateci i nostri abbonamenti), ‘Il est mort le Parc de Princes! (E’ morto il Parco dei Principi). ‘Jean Philippe est une salope’ (Jean Philippe è una zoccola) diretto a Jean Philippe d’Hallivillèe, responsabile della sicurezza del club. Molto ‘carini’ anche gli insulti ai curiosi affacciati in finestra, su tutti ‘Paye ta chatte’ rivolto alle ‘dames’, un modo alquanto pesante di ironizzare sulle doti sessuali del gentil sesso!
L’entrata al ‘Jacques Chaban-Delmas’ è una vera e propria odissea. Gli stewards appostati alle entrate (e venuti appositamente da Parigi) effettuano controlli meticolosi e lenti su biglietti e persone. Da noi sarebbe sicuramente partita una carica mentre il massimo del nervosismo parigini si sfoga nei cori ‘On a payè’ (abbiamo pagato) e ‘On va pousser’ (stiamo per spingere). Mi si chiede ‘Chez vous c’est comme ça’ (da voi è uguale?) ed io rispondo che dipende dagli stadi ma che tuttavia gli italiani hanno senz’altro molta meno pazienza nel sopportare questo genere di attese! Al momento dell’entrata gli stewards costringono me ed un altro ragazzo a recarci nel settore inferiore perchè quello superiore (occupato dai gruppi) è completo. Così occorre effettuare l’ultimo sforza per raggiungere gli altri ragazzi, allunghiamo le mani e veniamo letteralmente tirati su come prosciutti sotto gli occhi impotenti di altri ‘stadieurs’. Il colpo d’occhio è senz’altro buono e lo stadio si presenta al completo con la curva di casa (finalmente li vediamo) che incita i propri giocatori a gran voce.
Il nostro tifo è ottimo nel primo tempo anche se forse i cori sono un po’ ripetitivi e poco originali rispetto al repertorio italiano. Il tutto è ritmato da un paio di tamburi che mi rimandano indietro nel tempo. Nel secondo tempo caliamo un po’ sicuramente anche a causa della stanchezza che attanaglia un po’ tutti dopo il viaggio estenuante ed il pomeriggio passato a zonzo per la città. I Bordolesi mi hanno fatto davvero una buona impressione, molte torce accese e cori continui per tutta la partita, bella sciarpata sul finale. In campo il PSG va in vanataggio al 10′ ma viene immediatamente ripreso al 13′ sull’1-1, risultato che non cambierà fino al termine della partita.
In attesa di defluire e riprendere la strada della Capitale c’è il tempo per offendere Dugarry appostato in Tribuna Stampa. Prima di uscire riprendo lo zaino (a Bordeaux ti fanno lasciare zaini e borse in degli armadietti custoditi ed alla fine è possibile riprenderli, un passo avanti rispetto il nostro derelitto paese!) scambiando due parole con alcuni ragazzi sorpresi dal mio essere italiano. Uno dei quali inizialmente se la prende un po’ sapendo che sono della Roma in quanto mi dice di avere la ragazza di Napoli e di seguire spesso gli azzurri (in effetti parlava un buonissimo italiano). Tuttavia si ammorbidisce quando capisce che non sono di certo la per litigare o in veste di ultras romanista.
Appena salito sul pullman crollo tra le braccia di Morfeo risvegliandomi nel punto dove eravamo partiti, Place de la Nation. Un ragazzo mi offre ospitalità per un giorno e la mattina seguente raggiungo l’aeroporto di Beauvais da dove prendo l’aereo per Roma. Una bella esperienza, da replicare quando sarà possibile!