venerdì, Giugno 06, 2025 Anno XXI


Si gioca o non si gioca? E se si dovesse giocare, quando? Sono le domande ricorrenti di tutti i tifosi del calcio in Italia. Domande legittime, per chi per la propria passione è costretto a sacrifici. Economici e di natura organizzativa. Andare allo stadio, fare un abbonamento, affidarsi alle tv a pagamento, lasciare mogli e figli a casa, o portare loro a tifare la squadra del cuore.
Sono i tifosi i veri penalizzati da questa confusione venutasi a creare in seguito all’emergenza maltempo, nella distribuzione delle gare di campionato. Lo scorso weekend la scelta di anticipare tutte le gare alle 15 ha funzionato, arginando evidenti problematiche di impianti obsoleti e mancanza di organizzazione nell’affrontare qualche centimetro di neve di troppo.

E allora perché attendere l’ultimo momento per spostare, o definitivamente rinviare il match tra Bologna e Juventus? Perché non dare risposta ai dubbi sulla regolarità di Siena-Roma di lunedì sera quando la colonnina di mercurio toccherà i -10°C? “La neve andrà via e i giocatori possono giocare fino a -15°C”, si è detto. E i tifosi? Possono seguire dagli spalti una partita in notturna a -10°C?.

Antonio Conte si lamenta per il calendario che la sua Juventus dovrà affrontare, con tre partite in sei giorni. Claudio Lotito si è lamentato perché i suoi giocatori non si sono potuti allenare al meglio prima di Genoa-Lazio, che lo hanno costretto ad andare a prendere con la jeep sei calciatori bloccati dalla neve.

Ricordo che in occasione della presentazione dei calendari, l’unico infuriato fu Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli. La sua fuga in motorino fece notizia. Le motivazioni un po’ meno. Scappò per un calendario complesso per la vicinanza di impegni di grande importanza come Champions League ed eventuali scontri diretti.

Nessuno, e sottolineo nessuno, proferì parola sui problemi derivanti dal freddo e dalla neve. Nessuno si lamentò in difesa dei propri tifosi. E nessuno, una volta trovatosi di fronte ad un’Italia imbiancata, si è mai curato dell’interesse dei propri tifosi. Quando si parla di mancanza di cultura del calcio, forse, non è riguardo il comportamento dei famigerati ultrà, o di qualche tifoso stufo delle solite storie all’italiana. La mancanza di cultura del calcio è nei protagonisti del calcio italiano. Dai responsabili dell’inchiesta sul Calcioscommesse, a quelli del processo Calciopoli, fino a tutti i dirigenti troppo interessati ai problemi della propria squadra per regalare un pensiero ai proprio tifosi.

Evviva spaghetti e mandolino. Evviva l’Italia.

Dallapartedeltorto.tk

Per Corederoma
Paolo Nasuto