Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutogiovedì, 2 Febbraio alle ore 03:16
Una strage per il mondo del calcio, ma anche un punto di non ritorno per il futuro politico dell’Egitto. Almeno 73 persone sono morte durante violenti scontri tra tifosi al termine di una partita di calcio nello Stato nord-africano.
Le violenze hanno coinvolto sostenitori delle squadre dell’Al-Masri e dell’Al-Ahly, due fra i club più popolari del Paese, causando anche un migliaio di feriti. Lo ha reso noto il ministero della Sanità egiziano.
Gli scontri sono avvenuti dopo l’invasione di campo al termine del match (vinto 3-1 dal meno blasonato Al-Masri), dove i tifosi locali hanno dato vita a una vera e propria caccia ai giocatori avversari per poi innescare una battaglia con gli ultras dell’Al-Ahly e con le forze dell’ordine.
COLTELLI E INCENDI. Molti di loro erano armati di coltelli e la mancanza di controlli avrebbe favorito il loro ingresso allo stadio. Diverse parti dello stadio sono state date alle fiamme. Le vittime sarebbero decedute, per la maggior parte, per soffocamento o ferite alla testa.
RISSA PIANIFICATA? – Le due squadre di calcio egiziane El Masri e Al Ahli, i cui tifosi si sono scontrati in serata allo stadio Port Said causando decine di vittime, hanno una “lunga storia di ostilità alle spalle, sfociata spesso in scontri violenti fra opposte tifoserie”. Lo scrive il quotidiano Egypt indipendent online, secondo il quale anche in “tempi recenti i supporter dei due club si sono affrontati violentemente”. Commentando quanto accaduto allo stadio, il medico della squadra Ahly, Ehab Ali, ha parlato di “una guerra pianificata” e ha chiesto l’apertura di un’inchiesta oltre alla sospensione di tutto il campionato di calcio. Ali ha descritto«scene di completo caos all’interno del campo di calcio, invaso dai tifosi». Secondo il reporter di Al Jazira dal Cairo, Rawya Rageh, da “quando è scoppiata la rivoluzione nel Paese, in molte partite di calcio si sono verificati episodi di estrema violenza per la mancanza delle forze dell’ordine”.
MORTI TRA LE FORZE DELL’ORDINE – ‘The Egyptian Gazettè online che cita fonti di polizia anonime nell’obitorio dell’ospedale di Port Said aggiunge che «molte delle vittime sono uomini delle forze dell’ordine, oltre ai tifosi». Un altro giornale online riferisce che negli scontri a Piazza Tahrir nei mesi scorsi fra sostenitori e oppositori dell’ex presidente Mubarak, erano anche presenti tifoserie dei club calcistici della capitale: Al Ahly Sport Club, seguito da milioni di egiziani, e la squadra Al Zamalek.
Gli ultrà dell’Al-Ahli, i cui giocatori sono conosciuti come ‘diavoli Rossi’, si erano scontrati frequentemente con le forze di sicurezza egiziane nelle proteste che ci sono stati a piazza Tahrir.
Mohamed Abo Treika, centrocampista dell’Al-Ahly, ha spiegato al canale tivù della sua squadra: «Questo non è il calcio, è una guerra e la gente è morta davanti ai nostri occhi. Non ho visto nessuna ambulanza e neanche forze di polizia»
La coincidenza mi pare troppo strana. Ad essere coinvolti nella più grande tragedia del calcio egiziano sono proprio i tifosi dell’Al-Ahly, che insieme ai rivali dello Zamalek sono stati in prima linea nelle proteste contro il governo di Mubarak e contro la polizia. E subito le prime agenzie si sono affrettate a parlare di “incidenti dovuti alla sola rivalità calcistica” e di “morti fra la polizia”. Tutto troppo strano.
Su Twitter rimbalza la notizia che gli scontri siano stati fomentati come forma di rappresaglia dalla polizia e dai partigiani di Mubarak. Di sicuro la cosa più sbagliata che potremmo fare è trattare la questione come un semplice problema di ordine pubblico. Noi europei in primis. Qui c’è un grande, enorme problema di mancanza di libertà, che è molto diverso…