martedì, Luglio 01, 2025 Anno XXI


I tifosi della Roma, come tante tifoserie organizzate in tutta Italia, hanno fatto capire a più riprese di non gradire il film Acab. E lo hanno affermato a chiare lettere dagli spalti dello Stadio Olimpico di Roma.

Durante la partita contro il Bologna in curva Sud è apparso lo striscione: “Federico, Stefano, Gabriele e tanti altri ‘Acab’ non è un film”. Il riferimento è ai casi giudiziari di Federico Aldrovrandi, Stefano Cucchi e Gabriele Sandri, morti i primi due, mentre erano nelle mani dei servitori dello Stato, mentre il secondo ucciso da una pallottola esplosa dall’agente Luigi Spaccarotella (condannato in Appello a 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario). I romanisti hanno anche completato l’opera. Sempre nel medesimo spicchio dell’impianto è comparso un altro drappo a tinte forti: “BONINI MERDA”. L’allusione al libro-inchiesta del giornalista del quotidiano La Repubblica Carlo Bonini, Acab appunto, che ha ispirato l’opera cinematografica. Infine l’ultimo striscione che ha fatto capolino nella curva giallorossa pretende che sia fatta luce sul caso di Massimo Moro, tifoso genoano che prima della partita di Coppa Italia Inter-Genoa ra stato fermato e condotto in questura dove il tifoso ha avuto un malore. Ricoverato in ospedale si e’ poi ripreso. Il gip non ne ha convalidato il fermo. Un caso su cui i tifosi hanno dato una versione diversa. A Genova durante Genoa-Napoli è apparso invece lo striscione contro le forze dell’ordine: “Picchiare la gente in manette è il vostro mestiere, basta abusi di potere: infami!”.

Com’è noto Acab (acronimo di All corps are bastards, cioè tutti i poliziotti sono bastardi), è un controverso film di Stefano Sollima, tra i cui interpreti c’è Pierfrancesco Favino, sul mondo deformato del reparto celere, il reparto mobile della Polizia di Stato. La pellicola, attualmente in sala, non piace al mondo ultras perché dà una visione un po’ troppo romanzata di una realtà, quella degli agenti delle forze dell’ordine che reprimono una violenza che non è eticamente più ripugnante di quella che viene esercitata nella struttura operativa che si è fatta conoscere al G8 di Genova. La partita dell’Olimpico, si è conclusa in parità: 1-1, ma in questo caso il risultato può passare in secondo piano.

[Fonte: Sportpeople]

Per Corederoma
Paolo Nasuto