sabato, Maggio 17, 2025 Anno XXI


La battaglia iniziata due anni fa che ha scosso il mondo del calcio contrapponendo le frange dei tifosi ai poteri forti in nome della libertà di poter seguire la propria squadra del cuore sembra essere arrivata a un punto cruciale.

La settimana scorsa, infatti, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dal Codacons e da Federsupporter, dichiarando l’illegittimità della tessera del tifoso e obbligando in questo modo il Tar del Lazio, che nelle scorse settimane aveva respinto il provvedimento contro la famigerata Tessera del tifoso, a fissare una nuova udienza per valutare la sussistenza delle illegittimità denunciate dalle due associazioni.

Sembrerebbe, insomma, che il vento stia cambiando.

La vera sorpresa e il vero stupore, paradossalmente, starebbero nel pensare di essere giunti ad una conclusione così ovvia e lampante solamente adesso. Ci sono voluti due anni, infatti, affinché venissero dichiarati illegittimi aspetti di questo provvedimento che apparivano dubbi anche ad occhi meno esperti in tematiche di diritti. E la battaglia appare ancora lunga, e non in dirittura di arrivo, in quanto gli interessi sottostanti alla Tessera del tifoso sono troppo grossi, per rischiare di vedere svanire in una nuvola di fumo tutto quello fatto fin’ora.

Uno a uno e palla al centro, si potrebbe dire.

Il colpo finale potrebbe (e dovrebbe) essere inferto, come detto precedentemente, dal Tar del Lazio, che si esprimerà nella prossima primavera, e potrebbe (e sempre dovrebbe) decretarne l’illegittimità definitiva. A quel punto i tifosi avranno vinto la loro battaglia personale, e sarà tempo di ridiscutere i termini della cosa. Ridiscutere già, perché appare difficile l’ipotesi di un completo abbandono del progetto tessera, nonostante lo stesso potrebbe uscirne fortemente ridimensionato soprattutto in vista dei suoi obiettivi originari.

Ciò che è stato dichiarato illegittimo da parte del Consiglio di Stato infatti, non è stato altro che la parte commerciale legata a questa diabolica tesserina. Ebbene si, per il Consiglio di Stato, infatti, la tessera è illegittima in quanto rappresenterebbe una pratica commerciale scorretta, in quanto la sua sottoscrizione avviene contestualmente alla sottoscrizione di un contratto bancario e, essendo la stessa nient’altro che una carta di credito prepagata, tutto questo potrebbe condizionare la libertà di scelta del tifoso-utente.

Benissimo, ma a questo punto se venisse abolita solo la parte finanziaria e commerciale legata alla tessera del tifoso, la battaglia potrebbe considerarsi vinta? Si e no.

Si, perché si svincolerebbe la passione per uno sport e un sentimento vero come quello del tifo da interessi economici e finanziari che troppo spesso stanno valicando i confini del mondo del calcio, rovinandolo.

No, in quanto la battaglia portata avanti dai tifosi della penisola si incentrava anche su un altro punto, passato forse molto spesso più in sordina, ma assolutamente non trascurabile: la modifica dell’art. 9 della Legge 41/2007 denominata anche Legge Amato. Tale articolo infatti prevede che chi sia stato soggetto a Daspo o sia stato condannato per reati da stadio anche solo in primo grado non potrà richiedere la tessera del tifoso per tutta la vita, e quindi non potrà più abbonarsi alla propria squadra o seguirla in trasferta. Insomma, un po’ come se per un furto al supermercato, e dopo relativo sconto della pena, si prevedesse il divieto a vita per il soggetto di recarsi ad un supermercato. Articolo chiaramente incostituzionale, ma finora mai modificato o abrogato.

C’è da dire che finora l’applicazione dell’art 9 non è mai stata rigorosa, però finché non si porrà mano all’articolo, la sua applicazione non potrà essere esclusa in futuro. Ed è questo che i tifosi richiedono a gran voce, la sicurezza che la tessera del tifoso non coincida con un Daspo a vita.

Il rischio è proprio questo: il mantenimento di una tessera del tifoso che, seppur spogliata della parte commerciale, continuerà a costituire titolo d’accesso privilegiato e, in alcuni casi unico, allo stadio. In questo caso, la sopravvivenza dell’art. 9 unito alla tessera, costituirebbe un mix esplosivo e repressivo sulla libertà dei tifosi.

Bisogna comunque anche considerare l’altro lato della medaglia, e valutare se una volta abolita la parte finanziaria della tessera del tifoso, si giudicherà opportuno mantenere in vita un provvedimento mozzato dei suoi interessi originari. Ma le vie di Maroni sono infinite, e proprio il fautore di questo strategico marchingegno “pensato esclusivamente in nome della sicurezza”, ha voluto dire la sua in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato, ribadendo la legittimità del suo provvedimento e auspicando la riconferma dello stesso, in quanto dimostratosi efficace nella lotta alla violenza.

Insomma, per capire davvero se siamo arrivati ad un punto di svolta occorrerà aspettare la sentenza del Tar ed eventuale modifica dell’art. 9 della Legge Amato. Nel frattempo, sappiamo che la tessera del tifoso è illegittima. Ma è davvero una novità?

[paperblog.com a firma di Stefania Manservigi]

Per Corederoma
Paolo Nasuto